"Preghiamo per il Sinodo, perché ha bisogno di questo non di chiacchiere…"

Nella Udienza generale della solennità dell’Annunciazione, il Papa interrompe le catechesi sulla famiglia per una “sosta di preghiera” per l’Assise di ottobre

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Il cammino tracciato dal Papa con le catechesi sulla famiglia si interrompe oggi per una sosta. Una “sosta di preghiera”, quindi una tappa speciale, in cui Francesco vuole elevare insieme al popolo di Dio un’orazione per il Sinodo per la famiglia, in programma per il prossimo ottobre.

Il Pontefice raccoglie dunque in preghiera le migliaia di fedeli, riuniti in piazza San Pietro sotto una distesa di ombrelli colorati, a causa della pioggia battente – per nulla primaverile – che bagna la Capitale.  Prima però saluta i malati che seguono l’udienza nella Sala Paolo VI.

Nella sua catechesi, ricorda poi la solennità dell’Annunciazione che la Chiesa celebra oggi, 25 marzo, quale “inizio del mistero dell’Incarnazione”. “L’Arcangelo Gabriele – sottolinea il Papa – visita l’umile ragazza di Nazaret e le annuncia che concepirà e partorirà il Figlio di Dio. Con questo Annuncio il Signore illumina e rafforza la fede di Maria, come poi farà anche per il suo sposo Giuseppe, affinché Gesù possa nascere in una famiglia umana”.

“Questo è molto bello”, commenta Bergoglio, perché “ci mostra quanto profondamente il mistero dell’Incarnazione, così come Dio l’ha voluto, comprenda non soltanto il concepimento nel grembo della madre, ma anche l’accoglienza in una vera famiglia”.

Tutti oggi sono chiamati dunque a contemplare “la bellezza di questo legame, di questa condiscendenza di Dio”. Per farlo possiamo recitare insieme l’Ave Maria, che – dice il Pontefice – nella prima parte riprende proprio le parole dell’Angelo alla Vergine.

Dopo aver recitato quindi l’Ave Maria in italiano, Papa Francesco ricorda poi una seconda ricorrenza che cade sempre oggi in molti paesi del mondo:  la Giornata per la Vita, che vent’anni fa san Giovanni Paolo II volle sugellare firmando, in questa data, l’Enciclica Evangelium vitae.

In questo prezioso documento “la famiglia occupa un posto centrale, in quanto è il grembo della vita umana”, evidenzia il Santo Padre. E rammenta che il suo “venerato Predecessore”, attraverso di esso, voleva richiamare l’attenzione del mondo sulla importanza della “coppia umana”, che “è stata benedetta da Dio fin dal principio per formare una comunità di amore e di vita, a cui è affidata la missione della procreazione”.

Celebrando il sacramento del Matrimonio, “gli sposi cristiani si rendono disponibili ad onorare questa benedizione, con la grazia di Cristo, per tutta la vita”, prosegue Francesco. Da parte sua, la Chiesa – soggiunge – “si impegna solennemente a prendersi cura della famiglia che ne nasce, come dono di Dio per la sua stessa vita, nella buona e nella cattiva sorte”.

Esiste quindi un legame “sacro e inviolabile” tra Chiesa e famiglia: la prima “come madre, non abbandona mai la famiglia, anche quando essa è avvilita, ferita e in tanti modi mortificata. Neppure quando cade nel peccato, oppure si allontana dalla Chiesa – afferma il Papa -; sempre farà di tutto per cercare di curarla e di guarirla, di invitarla a conversione e di riconciliarla con il Signore”.

Appare chiaro allora “di quanta preghiera abbia bisogno la Chiesa per essere in grado, in ogni tempo, di compiere questa missione!”. Una preghiera che però è “piena di amore”, che “sa gioire con chi gioisce e soffrire con chi soffre”.

Una preghiera che diventa linfa vitale in questi mesi di cammino fino alla grande Assemblea sinodale di ottobre. Francesco chiede perciò di rinnovare l’impegno “a pregare Dio per il Sinodo”, ed esprime il personale desiderio che questa preghiera “sia animata dalla compassione del Buon Pastore per il suo gregge, specialmente per le persone e le famiglie che per diversi motivi sono ‘stanche e sfinite, come pecore che non hanno pastore’”.

“Così, sostenuta e animata dalla grazia di Dio, la Chiesa – aggiunge il Santo Padre – potrà essere ancora più impegnata, e ancora più unita, nella testimonianza della verità dell’amore di Dio e della sua misericordia per le famiglie del mondo, nessuna esclusa, sia dentro che fuori l’ovile”.

Tutti sono coinvolti in questo grande movimento di orazione: cardinali, vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose, fedeli laici, anche lo stesso Successore di Pietro: “Tutti siamo chiamati a pregare per il Sinodo”, ribadisce, perché “di questo c’è bisogno, non di chiacchiere!”.

Anche “quanti si sentono lontani”, o che “non sono più abituati a farlo” sono invitati a pregare per il Sinodo sulla famiglia, che “è per il bene di tutti”, rimarca il Santo Padre. Conclude quindi l’udienza raccomandando ai fedeli di custodire l’immaginetta, distribuita in mattinata in piazza San Pietro, che riporta il testo della preghiera. Anche se “forse sarà un po’ bagnata”, scherza il Pontefice, “vi invito a conservarla e a portarla con voi, così che nei prossimi mesi possiate recitarla spesso, con santa insistenza, come ci ha chiesto Gesù”.

Poi chiede di recitarla tutti insieme:

Gesù, Maria e Giuseppe,
in voi contempliamo
lo splendore dell’amore vero,
a voi con fiducia ci rivolgiamo.
Santa Famiglia di Nazareth,
rendi anche le nostre famiglie
luoghi di comunione e cenacoli di preghiera,
autentiche scuole del Vangelo
e piccole Chiese domestiche.
Santa Famiglia di Nazareth,
mai più nelle famiglie si faccia esperienza
di violenza, chiusura e divisione:
chiunque è stato ferito o scandalizzato
conosca presto consolazione e guarigione.
Santa Famiglia di Nazareth,
il prossimo Sinodo dei Vescovi
possa ridestare in tutti la consapevolezza
del carattere sacro e inviolabile della famiglia,
la sua bellezza nel progetto di Dio.
Gesù, Maria e Giuseppe,
ascoltate, esaudite la nostra supplica. Amen.

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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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