Predicatore del Papa: perché la materia è capace di salvezza

Prima predica di questa Quaresima

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di Inma Álvarez

CITTA’ DEL VATICANO, venerdì, 13 marzo 2009 (ZENIT.org).- Il cosmo entra nel piano di salvezza o come dicevano i pensatori dell’antichità non c’è speranza? Lungi dall’essere un tema obsoleto, la questione è stata riproposta dall’attuale dibattito sull’evoluzionismo.

Padre Raniero Cantalamessa OFM, predicatore della Casa Pontificia, ha iniziato così la prima predica di Quaresima che ha rivolto oggi alla Curia Romana alla presenza di Papa Benedetto XVI, nella cappella “Redemptoris Mater”, sul capitolo ottavo della Lettera di San Paolo ai Romani, dal titolo “La legge dello Spirito che dà la vita in Cristo Gesù”.

Padre Cantalamessa ha dedicato il suo intervento al passo della Lettera paolina in cui si afferma che la creazione “geme e soffre nelle doglie del parto”, aspettando la manifestazione gloriosa dei figli di Dio.

“L’opinione oggi quasi unanime è che il termine ktisis designa la creazione nel suo complesso, cioè sia il mondo materiale che il mondo umano”, ha spiegato il predicatore. “Questo stato di sofferta attesa è dovuto al fatto che la creazione, senza sua colpa, è stata trascinata dall’uomo nello stato di empietà”.

Questo stato, tuttavia, non sarà l’ultimo: “C’è una speranza per il creato! Non perché il creato, in quanto tale, sia in grado sperare soggettivamente, ma perché Dio ha in mente per esso un riscatto. Questa speranza è legata all’uomo redento, il ‘figlio di Dio’, che, con un movimento contrario a quello di Adamo, trascinerà un giorno definitivamente il cosmo nel proprio stato di libertà e di gloria”.

La questione, proprio nell’anno in cui si celebra il bicentenario di Darwin e l’evoluzionismo torna quindi a fare notizia, “ci offre l’occasione per toccare il problema oggi così dibattuto della presenza o meno di un senso e di un progetto divino interno al creato”.

“Nel dialogo attuale tra scienza e fede il problema si presenta in termini diversi, ma la sostanza è la stessa. Si tratta di sapere se il cosmo è stato pensato e voluto da qualcuno, o se è frutto del ‘caso e della necessità'”, ha spiegato.

Di fronte alla visione puramente materialista promossa dai sostenitori dell’evoluzionismo, la tesi dei credenti “ha finito per cristallizzarsi nella formula che in inglese suona Intelligent design, il disegno intelligente, s’intende del Creatore”.

“Quello che ha creato tanta discussione e contestazione circa questa idea è stato, a mio parere, il fatto di non distinguere abbastanza chiaramente il disegno intelligente come teoria scientifica, dal disegno intelligente come verità di fede”, ha osservato padre Cantalamessa.

Come teoria scientifica, la tesi del “disegno intelligente” afferma che “è possibile provare dall’analisi stessa del creato, quindi scientificamente, che il mondo ha un autore esterno a sé e mostra i segni di una intelligenza ordinatrice”.

Ad ogni modo, se la si considera come verità di fede, è incontestabile: “se, come pensano molti scienziati (non tutti!), è pseudo-scienza fare del ‘disegno intelligente’ una conclusione scientifica, è altrettanto pseudo-scienza quella che esclude l’esistenza di un ‘disegno intelligente’ in base ai risultati della scienza”.

“La scienza potrebbe avanzare questa pretesa se potesse da sola spiegare tutto: non solo cioè il ‘come’ del mondo, ma anche il ‘che’ e il ‘perché'”.

“Questo la scienza sa bene che non è in suo potere farlo – ha riconosciuto -. Anche chi elimina dal suo orizzonte l’idea di Dio, non elimina con ciò il mistero”.

Di fronte a questo, “resta sempre una domanda senza risposta: perché l’essere e non il nulla? Lo stesso nulla è forse per noi un mistero meno impenetrabile dell’essere, e il caso un enigma meno inspiegabile di Dio?”.

Per i credenti, ha spiegato padre Cantalamessa, la teoria dell’evoluzione delle specie in sé non è incompatibile con quella di un disegno intelligente che dirige il cammino della materia nel tempo.

“Come nel campo dello spirito la grazia lascia spazio all’imprevedibilità della libertà umana e agisce anche attraverso di essa, così nel campo fisico e biologico tutto è affidato al gioco delle cause seconde (la lotta per la sopravvivenza delle specie secondo Darwin, il caso e la necessità secondo Monod), anche se questo stesso gioco è previsto e fatto proprio dalla provvidenza di Dio”.

“Nell’uno e nell’altro caso, Dio, come dice il proverbio, ‘scrive diritto per linee storte'”.

La differenza tra l’atteggiamento dei credenti e quello di chi non crede, ha osservato il predicatore, è raccolta da questa affermazione, scritta da un agnostico: “Se ripercorriamo indietro la storia del mondo, come si sfoglia un libro dall’ultima pagina in su, arrivati alla fine, ci accorgiamo che è come se mancasse la prima pagina, l’incipit. Sappiamo tutto del mondo, eccetto perché e come è cominciato”.

“Il credente è convinto che la Bibbia ci fornisce proprio questa pagina iniziale mancante; in essa, come nel frontespizio di ogni libro, è indicato il nome dell’autore e il titolo dell’opera!”, ha concluso.

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ZENIT Staff

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