"Possibile un dialogo coi terroristi?". "Difficile, ma io non chiudo mai una porta…"

Il Papa risponde ai giornalisti sul volo di ritorno da Strasburgo. Si dice soddisfatto del suo viaggio, avverte dalla minaccia del terrorismo e della schiavitù e spiega la vicenda degli abusi nella diocesi di Granada

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Breve ma incisiva l’intervista rilasciata da Papa Bergoglio ai giornalisti sul volo di ritorno da Strasburgo. Come breve e incisivo è stato, d’altronde, lo stesso viaggio del Pontefice – il quinto internazionale del suo pontificato – durante il quale, in poco più di quattro ore, ha parlato all’Europa intera attraverso i suoi rappresentanti riuniti nell’Europarlamento e nel Consiglio d’Europa.

La mezza giornata del Papa nella città alsaziana non ha visto alcun momento pastorale o religioso. Anche nei suoi due intensi discorsi, il Papa si è rivolto ‘laicamente’ alle due assemblee come Capo di Stato, pur mantenendo saldo e visibile il suo ruolo principale: Pastore delle anime, Pontefice della Chiesa cattolica universale. E forse per questo sei membri del Consiglio, spagnoli e di sinistra, hanno preferito uscire dall’aula mentre pronunciava il suo discorso…

A parte questa piccola frazione, entrambi gli interventi di Francesco sono stati apprezzati dalle diverse parti, come hanno confermato le dichiarazioni alla stampa degli eurodeputati a margine dell’evento. Anche Bergoglio si è detto soddisfatto del viaggio con i giornalisti presenti sul volo papale, perché questa visita lampo è stato un segno chiaro del suo desiderio di veder “costruire ponti e non muri”.

Rispondendo poi alle domande ai cronisti, al Pontefice è stato chiesto – in riferimento alle sue parole sulla forza reale dei popoli e dei poteri multinazionali – se si sentisse “un Papa socialdemocratico”. “Caro, questo è un riduzionismo!”, chiosa candidamente Francesco al giornalista, “così io mi sento in una collezione di insetti, lì… Questo è un insetto socialdemocratico!”.

“Non so se il Papa è socialdemocratico o no….”, soggiunge, precisando subito: “No, io non oso qualificarmi di una o di un’altra parte, io oso dire che questo è il messaggio del Vangelo che prende  la dottrina sociale della Chiesa. Io in questo e in altre cose sociali o politiche che ho detto, non mi sono staccato dalla Dottrina sociale della Chiesa, che viene dal Vangelo e dalla tradizione cristiana…. Questo che ho detto sulla identità dei popoli è un valore evangelico, in questo senso. Ma mi hai fatto ridere, grazie!”.

Un altro collega della stampa faceva notare invece al Papa che, questa mattina, nelle strade di Strasburgo non c’era quasi nessuno, forse perché la gente si sentiva “delusa” del fatto che il Vescovo di Roma non avesse fatto visita alla storica cattedrale che festeggia quest’anno il suo millenario. “Si è pentito?”, domanda al Pontefice, aggiungendo: “Quando farà il suo primo viaggio in Francia, e forse a Lisieux?”.

“Non è ancora programmato – ribatte Francesco – ma si deve andare a Parigi, certamente. Poi c’è una proposta di andare a Lourdes. Io ho chiesto di visitare una città dove non sia andato mai alcun Papa, per salutare i cittadini. Ma non è preparato… Quanto a Strasburgo, si è pensata la cosa, ma andare alla cattedrale era già fare una visita in Francia, e questo è stato il problema…”.

La terza domanda è sul richiamo al concetto di trasversalità e alla necessità di un “patto tra generazioni”. Un tema “importante”, ammette il Santo Padre. “Io – dice – ho visto nei dialoghi con i giovani politici, qui e in Vaticano, di differenti partiti e nazioni, che loro parlano con una musica diversa, tendente alla trasversalità. È un valore, loro non hanno paura di uscire dalla propria appartenenza, senza negarla, ma uscire per dialogare, e sono coraggiosi, e credo che questo dobbiamo imitarlo, e anche il dialogo intergenerazionale”.

“Uscire per trovare persone e dialogare: ecco di cosa ha bisogno oggi l’Europa”, afferma quindi Francesco.

Con la stessa sicurezza risponde poi alla domanda più ‘calda’ della breve intervista aerea, ovvero l’arresto di tre sacerdoti per abusi sui minori avvenuto pochi giorni fa a Granada, in Spagna. Una vicenda che il Pontefice ha seguito in prima persona ricevendo una lettera di un giovane sacerdote di 24 anni, vittima egli stesso di abusi, in cui venivano denunciati i crimini compiuti dal clero. 

“Ho ricevuto direttamente la notizia indirizzata a me”, conferma infatti il Papa, “così ho chiamato la persona e gli ho detto: ‘Tu domani vai dal vescovo’. E ho scritto al vescovo. Ho scritto di raccogliere la denuncia e cominciare subito a lavorarci. Ho sentito un grandissimo dolore. Ma la verità è la verità e non dobbiamo nasconderla”.

Altro argomento bollente nel colloquio è la minaccia terroristica dello Stato Islamico che ha superato i confini del Medio Oriente, per arrivare a puntare il Mediterraneo, Roma e lo stesso Successore di Pietro. “Lei crede che anche con questi estremisti si possa avere un dialogo o è tempo perso?”, chiede il giornalista. Bergoglio taglia corto: “Io non do mai per perso nulla. Forse non si può avere un dialogo… Ma non chiudo mai una porta. È difficile, puoi dire quasi impossibile, ma la porta è sempre aperta, no?”.

In ogni caso, prosegue il Papa, il terrorismo non è l’unica cosa che oggi minaccia il mondo. C’è anche la schiavitù, “una realtà inserita nel tessuto sociale di oggi”. Le forme in cui essa si esplica sono tante: “il lavoro schiavo, la tratta delle persone, il commercio dei bambini, lo sfruttamento delle persone…”, andando a delineare un vero e proprio “dramma”, per cui il Vescovo di Roma invita a “non chiudere gli occhi!”.

Ritornando al discorso sul terrorismo, Papa Francesco avverte poi da un’altra minaccia: “il terrorismo di Stato”, cioè “ogni Stato, per suo conto, si sente  in diritto di massacrare i terroristi, e con i terroristi cadono tanti che sono innocenti…”. Questo – afferma – “è una anarchia di alto livello che è molto pericolosa. Con il terrorismo si deve lottare”, ma “quando si deve fermare l’aggressore ingiusto, si deve fare con il consenso internazionale. Nessun Paese ha il diritto per conto suo di fermare un aggressore ingiusto”.

L’ultima domanda rivolta al Santo Padre è infine: “Quando viaggia, nel suo cuore viaggia come successore di Pietro, vescovo di Roma o arcivescovo di Buenos Aires?”. Un interrogativo un po’ improbabile, tant’è che Francesco controbatte: “Non so, davvero… Viaggio credo con tutte e tre le cose… Ma come mai mi ha fatto questa domanda?”.

Poi, riflettendo, aggiunge: “La memoria è quella dell’arcivescovo di Buenos Aires, ma questo non c’è più. Adesso sono Vescovo di Roma e Successore di Pietro. Credo di viaggiare con quella memoria ma con questa verità. L’Europa in questo momento mi preoccupa, dobbiamo aiutarla ad andare avanti, e questo – conclude – come Vescovo di Roma e Successore di Pietro. Perché sono romano!”.

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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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