Polonia: il 28 febbraio giornata di digiuno e preghiera per l'Ucraina

L’appello è stato lanciato dalla Conferenza Episcopale polacca. Intanto nel paese prosegue il fratricidio e salgono a 37 i morti a causa degli scontri

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La Conferenza Episcopale ha lanciato un forte appello a manifestare solidarietà e sostegno al popolo ucraino in questo momento particolarmente difficile. Sono saliti infatti a 37 i morti in mattinata nel paese, causati dagli scontri tra manifestanti e forze dell’ordine.

In ricordo di tutte le vittime e per dire basta al bagno di sangue, i vescovi polacchi – informa l’Ufficio Stampa della CEP – hanno incoraggiato i fedeli a pregare per l’Ucraina, nelle intenzioni delle Sante Messe. Hanno poi annunciato che il 28 febbraio si terrà una Giornata Nazionale di preghiera e digiuno per l’Ucraina. “Chiediamo al Buon Dio – scrivono i presuli nel comunicato – che questa chiamata alla preghiera di solidarietà porterà ad una soluzione pacifica di questo drammatico conflitto. Ci raccogliamo in un fraterno abbraccio in memoria di tutte le vittime e le loro famiglie e vogliamo esprimere sentite parole di vicinanza e di preghiera”. 

Seria preoccupazione per l‘escalation del conflitto in Ucraina anche da parte della Conferenza delle Chiese europee (Kek), organismo ecumenico che riunisce 115 Chiese di tradizioni ortodossa, protestante, anglicana di tutti i Paesi europei. Il segretario generale Guy Liagre ha dichiarato infatti che “la Kek sta esortando le sue Chiese membro a pregare affinché tutte le parti in Ucraina esercitino la massima moderazione dopo che più di 25 persone sono state uccise e molte altre ferite durante i violenti scontri a Kiev tra polizia antisommossa e manifestanti di questa settimana”.

La Conferenza delle Chiese europee – riferisce l’agenzia Sir – “condanna fermamente le uccisioni” e si appella “a tutte le parti perché agiscano rapidamente per disinnescare le tensioni e trovare una soluzione pacifica alla crisi in atto”. “Invitiamo tutti a pregare perché con saggezza i capi utilizzino i negoziati piuttosto che la violenza per rompere l‘impasse che divide il Paese. Ci appelliamo a loro per trovare una soluzione politica alla crisi e stare uniti contro l‘ulteriore escalation del conflitto che colpisce tutti i segmenti della società”. 

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Mariusz Frukacz

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