The dome of St. Peter's Basilica

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"Pio XII tra i santi". Roma ricorda Il Papa della Carità

Ieri il convegno del Comitato Papa Pacelli, con la Postulazione della Causa nell’anniversario della morte del Venerabile. Oggi le celebrazioni nelle Grotte Vaticane con il card. Lajolo 

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Passeggiando tra le stradine che costeggiano il Pantheon a Roma nella serata del 9 ottobre, mentre cade lenta la pioggerella ottobrina, la mente volge all’8 ottobre di quel 1958 quando qualcuno, a causa di una tenda scostata nel momento sbagliato, “fece morire” per ben due volte un Papa. Furono dei momenti confusi quelli che caratterizzarono le ultime ore di vita di Pio XII: il Santo Padre morì veramente, ma dopo nove ore di agonia, la notte del 9 ottobre a Castel Gandolfo. Nel pomeriggio del 10 la sua salma fu trasferita in San Pietro, dove rimase per quattro giorni alla vista dei fedeli.

Camminando lo sguardo corre lungo i sampietrini scivolosi alla ricerca di qualcosa, di passi incerti, di memorie bagnate, oppure di targhette d’ottone con su incisi i nomi di coloro che furono portati via dai soldati tedeschi durante l’occupazione del lungo inverno 1943-44. Pensando a queste pagine di storia si staglia sullo sfondo della piazza il grazioso elefantino di Ercole Ferrata che custodisce da secoli la Basilica di Santa Maria della Minerva, luogo in cui riposano le spoglie di Santa Caterina da Siena e del Beato Angelico, e nel quale vi si possono trovare anche i monumenti funerari di tre altri papi: Paolo IV, Urbano VII e Benedetto XIII. 

L’appuntamento è alla Casa dei Domenicani, il cui convento fu anche sede di due conclavi che videro l’elezione dei papi Eugenio IV e Nicolo V. In questa sera la Sala dei Papi, è gremita di gruppi di religiose, di seminaristi, frati domenicani e di studiosi, tutti devoti alla carismatica e venerabile figura del Papa della Carità e della Pace, Pio XII, al secolo Eugenio Pacelli. L’arte degli altorilievi, il fasto carezzevole degli affreschi che ornano il chiostro Guidetti e il canto delle religiose proveniente dall’interno della Basilica creano un’atmosfera molto suggestiva che non distrae dal ricordo di Papa Pacelli, anzi lo ricongiunge e lo ravviva straordinariamente.

«Pio XII tra i santi» è il titolo del convegno che il Comitato Papa Pacelli – Associazione Pio XII, diretto e coordinato dall’avvocato Emilio Artiglieri, ha organizzato assieme alla Postulazione della causa nel cinquantasettesimo anniversario dalla morte del pontefice. Al convegno hanno preso parte il vescovo Giuseppe Sciacca, segretario aggiunto del Supremo tribunale della Segnatura apostolica, che ha presieduto l’incontro mediando gli interventi dei diversi relatori: Rev. P. Daniel Ols che ha introdotto il ricordo del Pastor Angelicus riportando al presente la solenne messa che Pio XII presiedette proprio nella Basilica di Santa Maria sopra Minerva per onorare i Patroni d’Italia (5 maggio 1940); l’avvocato Emilio Artiglieri che ha tracciato le linee del Pontificato pacelliano attraverso alcune beatificazioni e canonizzazioni; è intervenuto inoltre il diacono Domenico Oversteyns che ha desiderato condividere immagini private di Pio XII regalate da Suor Pasqualina alla famiglia spirituale L’Opera; il professore Nicola Bux, studioso di teologia, che ha sottolineato l’importanza dell’influsso che San Pio X ebbe sul magistero eucaristico di Pio XII; e infine Giulio Alfano, professore alla Lateranense che ha concentrato il suo intervento sugli anni più duri del pontificato pacelliano, la seconda guerra mondiale, raccontando un Pio XII costruttore di pace e di carità.

Pio XII non è stato l’ultimo Papa “principe” ma il primo Papa moderno che si è presentato al mondo e alla Chiesa stessa per la sua forza riformatrice la cui efficacia è sita nella riforma liturgica ma anche nella promozione degli studi biblici. Il vescovo Giuseppe Sciacca, riportando le memorie di Suor Pasqualina Lehnert e di Giulio Andreotti, ha sottolineato l’umiltà e l’impronta paterna con cui il pontefice eletto il 2 marzo del 1939 (giorno del suo compleanno), desiderò rapportarsi ai sacerdoti e ai religiosi. «Era un principe dicono, ma d’animo era un uomo umile. Nel 1940 quando il Re conferì il titolo di principi ai suoi nipoti, il Papa interpellato da questi rispose: “i tempi non sono più questi!”».

Opus Iustitiae Pax. Il Papa si era presentato al mondo con un messaggio chiarissimo e audace sin dalla sua prima enciclica Summi Pontificatus, messaggio che minava le fondamenta degli autoritarismi dell’epoca: «ogni altro edificio che non si fondi saldamente sulla dottrina di Cristo – scriveva Pio XII – è appoggiato sulla sabbia mobile ed è destinato a rovinare miseramente». A questo si sommò il famoso grido del “nulla è perduto con la pace, tutto può esserlo con la guerra”, la sentita devozione del pontefice ai Santi più cari della tradizione italiana, San Francesco d’Assisi e Santa Caterina da Siena, ai quali affidava le sorti dell’umanità oppressa del turbine della guerra, la tenerezza verso i bambini e la protezione che desiderò fornire a quanti erano perseguitati e alla stessa città di Roma, la cui mancata distruzione per mano tedesca la si deve unicamente a lui, Defensor Civitatis.

Come è stato precisato da mons. Daniel Ols la scelta del luogo non è stata affatto casuale: settantacinque anni fa Pio XII, dopo aver proclamato Santi San Francesco e Santa Caterina da Siena il 2 marzo del 1939, si recò alla Basilica di Santa Maria sopra Minerva per celebrarli. La sala dei Papi che ha ospitato il convegno, per moltissimi anni – se non secoli – è stata trasformata in Sacrestia per accogliere tutti i pontefici che si recavano alla Basilica per la celebrazione dei divini misteri nella festività della Santissima Annunziata, e – come disse Pio XII nella sua omelia del 5 maggio 1940 – per “onorare con mano amorevole la pubblica distribuzione alle fanciulle di doti claustrali e nuziali  estimatori, com’erano, della verginità sacra a Dio e della onesta maternità familiare, vegliante, insieme con gli angeli celesti, sulle candide culle, nidi di angeli umani”.

Lo stesso Pacelli vi si recò quel 5 maggio per indossare i paramenti dando così avvio alla solenne celebrazione alla quale vi parteciparono in moltissimi, eccetto il Re Vittorio Emanuele III che vi mandò in rappresentanza la figlia e principessa Maria Francesca Anna Romana e il Capo di Governo, Benito Mussolini. L’assenza delle due autorità politiche più alte dello Stato Italiano era segno che i tempi erano mutati: la guerra era iniziata oramai da un anno e il Santo Padre – malgrado l’Italia ancora non era entrata nel vivo del conflitto mondiale – in più occasioni aveva manifestato la propria contrarietà sia riguardo l’azione bellica che in riferimento all’alleanza con la Germania nazista. Infatti, anche alla conclusione dell’omelia pronunciata quel 5 maggio 1940 il Pontefice disse: «e quella pace, che il vostro cuore dona all’Italia, quella pace che voi lasciaste ai vostri Apostoli e noi invochiamo per tutti gli uomini, quella pace ritorni in mezzo ai popoli e alle nazioni, che l’oblio del vostro amore separa, che il rancore avvelena, che la vendetta accende. O Gesù, disperdete il turbine di morte che preme sull’umanità da voi redenta: fate un solo ovile pacifico dei vostri agnelli fedeli e randagi; sicché tutti vi ascoltino e seguano la vostra voce».

Alla conclusione del Convegno nella Basilica di Santa Maria sopra Minerva con una breve cerimonia è stato inoltre collocato e benedetto un quadro del Venerabile Pio XII raffigurato nell’atto di benedire i fedeli e tutti coloro che ogni giorno pregano affinché presto sia condotto alla gloria degli altari per il suo esempio di fede, di carità e di coraggio dinanzi alla lunga notte novecentesca. 

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Alessandro Notarnicola

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