Pio XII, il Papa che si oppose a Hitler

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di padre Piero Gheddo*

ROMA, venerdì, 20 novembre 2009 (ZENIT.org).- Ho letto con grande interesse la biografia di Pio XII scritta da uno storico tedesco, Michael Hasemann: “Pio XII. Il Papa che si oppose a Hitler” (Paoline, Milano 2009, pagg. 336). Mentre la Chiesa prepara la beatificazione del grande servo di Dio, questo volume fa giustizia delle molte calunnie e voci, che accusano Eugenio Pacelli: di aver favorito l’ascesa al potere di Hitler e di avere poi taciuto di fronte alla Shoa degli ebrei e ai campi di sterminio nazisti.

Pio XII, come Nunzio in Germania, era contro Hitler fin dagli anni Venti. Da quel pazzo fanatico, che aveva carisma e mobilitava le folle, non sarebbe venuto nulla di buono: i suoi rapporti a Roma e l’azione che svolse in Germania lo dimostrano senza ombra di dubbio.

Poi, come Papa Pio XII (marzo 1939), aveva mobilitato la diplomazia vaticana e la rete europea di diocesi, parrocchie, istituti ed enti religiosi cattolici per portare in salvo gli ebrei e ottenne, già durante la guerra, centinaia di migliaia di visti d’ingresso per i profughi dall’Europa nazista in Argentina, Santo Domingo e altri paesi cattolici dell’America Latina.

“Nel frattempo – scrive Hasemann (pag. 257) – le potenze belligeranti non facevano nulla per impedire la Shoah. Parecchi Stati, fra i quali Svizzera e USA, respinsero i rifugiati ebrei, fino al punto di rimandarli in Germania, dove avrebbero preso la strada delle camere a gas! Per quanto l’Aviazione alleata avesse sorvolato Auschwitz fin dall’agosto 1944, scattando fotografie dettagliate anche dei forni crematori, non si prese la briga di bombardare le linee ferroviarie che venivano utilizzate per i trasporti. Il Papa taceva per poter agire liberamente, il mondo tacque per legittimare la propria inazione”.

Eppure c’è stata una violenta campagna contro “il silenzio” di Pio XII, ma nessuno ha protestato contro il silenzio di Roosevelt, Churchill, Stalin e nemmeno della Croce Rossa, anche lei nella stessa situazione del Papa: impegnata nella salvezza dei profughi dal Nazismo e costretta al silenzio per poter salvarne il più possibile. Impressionante il numero degli ebrei salvati per intervento diretto della Chiesa cattolica nei vari paesi d’Europa occupati dai nazisti, secondo una ricerca archivistica documentata fino allo scrupolo di Pinchas Lapide, storico israeliano: da 847.000 a 882.000, con numeri per i singoli paesi (Romania 250.000, Francia e Ungheria 200.000, Italia 55.000, ecc.).

Hasemann riporta molte citazioni di autorevoli rappresentanti del mondo ebraico, che per più di 15 anni dopo l’ultima guerra mondiale andavano a gara a ringraziare Pio XII per tutto quello che aveva fatto per il popolo ebraico. Chaim Weizmann (futuro primo Presidente dello Stato di Israele), già nel 1943 scriveva: “La Santa Sede presta il suo potente aiuto, ovunque sia possibile, allo scopo di alleviare la sorte dei miei correligionari perseguitati”.

Nel 1944, il rabbino capo degli ebrei in Palestina, dichiarò: “Il popolo d’Israele non dimenticherà mai ciò che ha fatto Sua Santità per i nostri fratelli e sorelle più sfortunati, in questa tragicissima pagina della nostra storia. E’ una testimonianza vivente della Provvidenza divina che agisce nel mondo”. Il 21 settembre 1945 il segretario generale del “Congresso ebraico mondiale”, Leon Kubowitzky, ringraziava Pio XII per “aver salvato gli ebrei dalle persecuzioni fasciste e naziste” e per “tutto il bene che la Chiesa si è sforzata di compiere ed ha effettivamente compiuto a favore del nostro popolo”. Alle parole era unita una donazione di 20.000 dollari al Pontefice.

Al termine della guerra, Moshe Scharett, futuro secondo Presidente di Israele, venne ricevuto in udienza da Pio XII e dichiarò: “Gli dissi che, a nome del popolo ebraico, era mio dovere ringraziare lui, e tramite lui l’intera Chiesa cattolica, per tutto ciò che avevano fatto per salvare gli ebrei nelle varie nazioni”.

Raffaele Cantoni, Presidente dell’UCEI (Unione delle comunità ebraiche in Italia) dichiarava nel dopoguerra: “Sei milioni di miei correligionari sono stati assassinati dai nazisti, ma il numero delle vittime sarebbe stato ancora di molto superiore senza l’efficace intervento di Pio XII”. Per il 17 aprile 1955 gli ebrei italiani proclamarono una “Giornata del ringraziamento” per i soccorsi loro prestati dal Papa. Il 26 maggio di quell’anno l’Orchestra filarmonica di Israele venne appositamente in Vaticano per eseguire brani di Beethoven alla presenza di Pio XII, “in segno di gratitudine dello Stato ebraico per l’opera da lui compiuta a favore dei perseguitati”.

Fino all’inizio degli anni Sessanta, da parte del mondo ebraico non vi sono che voci favorevoli all’azione di Pio XII in aiuto agli ebrei perseguitati dal Nazismo. Perché poi s’è scatenata la campagna contro questo grande Papa, accusandolo di complicità col Nazismo nella persecuzione degli ebrei?

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* Padre Piero Gheddo, già direttore di “Mondo e Missione” e di Italia Missionaria, è il fondatore di AsiaNews. Da Missionario ha viaggiato nelle missioni di ogni continente. Dal 1994 è direttore dell’Ufficio storico del Pime e postulatore di varie cause di canonizzazione. Insegna nel seminario pre-teologico del Pime a Roma. E’ autore di oltre 70 libri. L’ultimo pubblicato è un libro intervista condotto da Roberto Beretta dal titolo “Ho tanta fiducia” (Editrice San Paolo).

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ZENIT Staff

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