Piccole intolleranze crescono

Chi è fuori dal coro non ha diritto alla parola. Il Forum delle Associazioni Familiari commenta il caso Galan-Roccella

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Oggi sul Corriere della Sera Eugenia Roccella risponde a Giancarlo Galan, suo compagno di partito, che l’aveva etichettata come “pasdaran” a proposito di unioni omoaffettive e “voto cattolico”. Per Francesco Belletti, presidente del Forum «non è la prima volta che chi dà voce ai valori antropologici, umani e civili radicati nella storia e nelle radici cristiane del nostro Paese e dell’Europa, venga apostrofato come fondamentalista, tradizionalista, reazionario, sanfedista… Insomma, tutto l’armamentario di un linguaggio laicista e antireligioso, che viene brandito come arma. Non si attaccano le idee, ma le persone: a Carlo Giovanardi, su Canale5, qualche sera fa, Paola Concia non ha detto: “dici cose reazionarie”, ma lo ha attaccato dicendo: “sei reazionario” (o “improponibile”, e via via nella scala dei toni fino ad arrivare agli insulti). 

«È triste vedere che coloro che pretendono di essere i paladini del liberismo e della libertà, dei “diritti civili”, sono i primi ad essere incapaci di vivere la famosa frase di Voltaire: “Non condivido le tue idee, ma darei la vita perché tu potessi liberamente professarle”. Tutto si può dire, in questa marmellata multimediale, di fatto senza conseguenze, ma non si può andare contro il politically correct imperante. Così, ad esempio non si può andare contro “l’ideologia di genere”, rivendicando la diversità sessuale del maschile e femminile come dimensione fondativa dell’esperienza familiare e della costruzione dell’identità: “Taci, intollerante!”. Su questo Voltaire non vale.

«Parole come armi, quindi. L’altro come nemico da abbattere. Libertà di pensiero “ad autonomia limitata”, anche dentro i partiti. Del resto non è molto lontana nel tempo la vicenda di Paola Binetti, di cui si chiedeva a gran voce l’espulsione dal PD perché aveva espresso un giudizio personale su temi eticamente sensibili. Ma parole come armi anche nei “fucili dei leghisti delle valli bergamasche”, ancora qualche anno fa, oppure nel recentissimo e minaccioso “Siete circondati!” del Movimento 5 Stelle, solo apparentemente giocoso. 

«È sotto gli occhi di tutti il progressivo imbarbarimento del linguaggio della politica, ancora più pericoloso quando si maneggiano temi complessi, controversi e decisivi, quali la vita, la morte, la famiglia, l’educazione. E’ troppo chiedere un sussulto di responsabilità e di non violenza nel linguaggio» conclude Belletti «a chi ha responsabilità pubbliche?»

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ZENIT Staff

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