"Perdono, pace, riconciliazione: questo il canto che sgorga dal cuore del popolo armeno!"

Il card. Sandri è intervenuto ieri al concerto offerto dal Patriarcato Armeno Cattolico presso la Chiesa di San Nicola da Tolentino

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“Ci siamo ritrovati insieme ad ascoltare e meditare attraverso i canti della vostra tradizione, al termine di una giornata storica che ha visto raccolti sotto le volte della Basilica Vaticana i rappresentanti dell’intero popolo armeno sparso in tutto il mondo, insieme al Successore dell’Apostolo Pietro, l’amato Papa Francesco”.

Ha esordito cosìil cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, nel suo saluto ai presenti alconcerto offerto dal Patriarcato Armeno Cattolico, svoltosi nella serata di ieri presso la Chiesa di San Nicola da Tolentino (Pontificio Collegio Armeno).

L’evento ha concluso la giornata di preghiera per le vittime del Metz Yeghern e la proclamazione di San Gregorio di Narek come Dottore della Chiesa Universale. Si sono esibiti due cori armeni, il Choeur Notre Dame d’Armenie, proveniente da Gumry, nella Repubblica di Armenia, e la Corale Groung del Patriarcato Cattolico di Cilicia degli Armeni. 

“Le voci si sono elevate anzitutto a far risuonare gli accordi della riconoscenza e della lode – ha detto Sandri – per essere popolo che esprime la propria identità a partire dal Battesimo del 301, per la fedeltà di Dio mostrata in tante vicissitudini della storia, e per quella di tanti figlie e figli della Nazione armena che hanno attraversato la ‘grande tribolazione’ con il nome di Gesù sulle labbra e nel cuore”.  

Il cardinale ha ricordato quindi “l’esperienza umana della persecuzione e dell’atroce sterminio” che cento anni fa, ma anche altre volte nel corso della storia, ha messo il popolo armeno davanti “allo scatenarsi delle forze del mysterium iniquitatis“. Ha esortato, tuttavia, a “essere e rimanere discepoli di Cristo” e “parlare al mondo della Misericordia del Padre”, sull’esempio di Santa Faustina Kowalska. 

Perché, ha sottolineato, “se il peccato e il male dell’uomo creano come delle voragini, dei vuoti – e il martirio del vostro popolo è senz’altro uno di essi -, come credenti in Cristo siamo chiamati a stendere sempre il velo della misericordia, che non è mai senza verità e senza giustizia. Ciò che risana, guarisce, riconcilia è l’amore di Dio che ci ha salvato”.

“Per questo – ha soggiunto il prefetto delle Chiese Orientali – nessuno abbia a temere: quando si seguono questi alti valori, quando si ripristina un ragionevole consenso sulla lettura dei fatti storici, può soltanto accrescersi la dignità e la grandezza di un popolo. Esso può essere grande e divenire riferimento per altri soltanto nella misura in cui si fa carico della propria storia di miseria e nobiltà”.

Miseria – ha spiegato Sandri – “quando ha calpestato o calpesta l’inviolabile dignità della persona umana”, nobiltà “quando la riconosce, la serve e la promuove, entro e fuori dei propri confini, al di là delle differenti visioni culturali e religiose”.  

La fede custodita lungo i secoli ne è la dimostrazione: essa “ci fa pensare che nei momenti della sofferenza e del dolore, nel ‘vuoto’ e nell’apparente silenzio di Dio, dal loro cuore e sulle loro labbra sia sgorgato il canto della supplica, dell’invocazione, e dell’ultimo affidamento”.

“Gesù è stato l’ultima parola sulla loro bocca, come su quella dei ventuno fratelli cristiani copti sgozzati sulla riva del Mediterraneo e come in analoghe odierne situazioni in Africa e in Medio Oriente”, ha rimarcato il porporato. E ha concluso invocando sul “nobile” popolo dell’Armenia l’intercessione della “Tutta Santa Madre di Dio” e dell’”Illuminatore e nuovo Dottore della Chiesa, San Gregorio di Narek”.

“La loro preghiera ottenga la riconciliazione, la pace, e il perdono”, ha detto, e “doni sollievo in particolare ai fratelli di Aleppo, sui quali da ieri sera è iniziata a scendere una pioggia di missili che sta seminando terrore e distruzione.Perdono, pace e riconciliazione: questo è il canto che sgorga stasera dal cuore del popolo armeno!”.

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ZENIT Staff

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