Per tutti coloro che rischiano la vita "solo per avere un Vangelo in casa"

A Santa Marta, Francesco ricorda i martiri moderni vittime, come in passato, di calunnie e persecuzioni. Ma assicura: “Questo è il cammino cristiano: finisce con la Resurrezione, ma passando per la Croce”

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Era intrisa di rammarico l’omelia di Papa Francesco stamane a Santa Marta. Il cuore del Papa si è commosso nel riferire di tutti quei cristiani perseguitati, martiri moderni che forse sono più oggi “che nei primi tempi”. Tutte quelle persone, cioè, che in alcune parti del mondo rischiano “la pena di morte o il carcere per avere il Vangelo a casa, per insegnare il Catechismo”.

“Mi diceva un cattolico di questi Paesi – ha raccontato il Pontefice durante l’omelia – che non possono pregare insieme. È vietato! Soltanto si può pregare soli e nascosti. Ma loro vogliono celebrare l’Eucaristia e come fanno? Fanno una festa di compleanno, fanno finta di celebrare il compleanno e lì fanno l’Eucaristia, prima della festa. E – è successo! – quando vedono che arrivano i poliziotti, subito nascondono tutto e ‘Felicità, felicità. Tanti auguri!’ e continuano con la festa. Poi, quando se ne vanno, finiscono l’Eucaristia. Così devono fare, perché è vietato pregare insieme. Oggi!”.

Situazioni che rasentano l’assurdo e il paradosso. Il fatto è che i cristiani “dicono la verità, annunziano Gesù Cristo”. E questo, ha sottolineato il Santo Padre, dà fastidio “a questa società mondana, a questa società un po’ tranquilla, che non vuole i problemi”. In ogni caso, non c’è da stupirsi più di tanto: questo è il cammino cristiano, una strada che porta alla croce. Quindi, il cristiano che annuncia il Vangelo deve essere consapevole di andare incontro alle persecuzioni.

L’amara riflessione del Pontefice si è sviluppata a partire dalla prima lettura tratta dal Libro della Sapienza, che parla degli “empi” che, allontanatisi da Dio, vogliono impadronirsi della religione. Questi assumono poi un’identità nel Vangelo, impersonando quei nemici che tentano in tutti i modi di tendere insidie a Gesù, di ricoprirlo “di calunnie” per togliergli “la fama”. “È come se preparassero il brodo per distruggere il Giusto”, ha osservato il Papa.

Tutto perché il Messia “rimprovera le colpe contro le leggi”, “rinfaccia le trasgressioni contro l’educazione ricevuta”. Gesù sa a cosa va incontro, “Lui conosceva quale sarebbe stato il suo fine”, perché come ammette Egli stesso ai farisei, sempre “nella storia della salvezza, nel tempo di Israele, anche nella Chiesa i profeti sono stati perseguitati”.

Oppressi, maltrattati, spesso anche uccisi, i profeti hanno subito ogni tipo di persecuzione per aver proclamato la verità e aver detto: “Voi avete sbagliato strada! Tornate alla strada di Dio!”. E questo, ha constatato Bergoglio, “alle persone che hanno il potere di quella strada sbagliata non fa piacere”.

Anche Cristo si aggiunge a tale fila di perseguitati: “Gesù è perseguitato dall’inizio – ha ribadito Papa Francesco – ricordiamo quando all’inizio della sua predicazione torna al suo paese, va alla sinagoga e predica; subito, dopo una grande ammirazione, incominciano: Ma questo noi sappiamo di dove è. Questo è uno di noi. Ma con che autorità viene a insegnarci? Dove ha studiato?’” e via dicendo. I conterranei cercano, insomma, di “squalificare il Signore”, di “squalificare il profeta per togliere l’autorità!”.

Gesù era un personaggio scomodo “perché usciva e faceva uscire da quell’ambiente religioso chiuso, da quella gabbia”, ha proseguito il Papa. Come tutti i profeti, “lotta contro le persone che ingabbiano lo Spirito Santo. E per questo è perseguitato: sempre!”. Egli è dunque “il modello, l’icona” di tutti i martiri, prendendo su di sé “le persecuzioni del suo Popolo”.  

Nella Chiesa il filone di martiri non si è interrotto “con la morte e resurrezione di Gesù”, anzi è cresciuto con tutti questi profeti “perseguitati da fuori e perseguitati da dentro”. Pensiamo ai Santi, ha detto Bergoglio, “quante incomprensioni, quante persecuzioni hanno subito”. O anche i “tanti pensatori nella Chiesa”.

“Io penso ad uno, adesso, in questo momento – ha detto – un uomo di buona volontà, un profeta davvero, che con i suoi libri rimproverava la Chiesa di allontanarsi dalla strada del Signore. Subito è stato chiamato, i suoi libri sono andati all’indice, gli hanno tolto le cattedre e quest’uomo così finisce la sua vita: non tanto tempo fa. È passato il tempo ed oggi è beato!”. “Ma come – ha domandato il Pontefice – ieri era un eretico e oggi è un beato?”. Il fatto è che a dispetto di coloro “che ieri avevano il potere di silenziarlo, perché non piaceva quello che diceva”, oggi la Chiesa, “che grazie a Dio sa pentirsi, dice: No, quest’uomo è buono! Di più, è sulla strada della santità: è un beato!”. Bergoglio ha quindi rivolto un pensiero anche a padre Matteo Ricci, missionario di Macerata che evangelizzò la Cina, e che – ha detto il Papa – “non è stato compreso, non è stato capito. Ma lui ha obbedito come Gesù!”

Il cammino del Signore, dunque, è “una storia di persecuzioni”, che però “finisce, alla fine, come il Signore: con una Resurrezione, ma passando per la Croce!”. Sempre, ha concluso il Papa, “ci saranno le persecuzioni, le incomprensioni! Ma Gesù è il Signore e questa è la sfida e la Croce della nostra fede!”. Che il Signore – è quindi la sua preghiera – “ci dia la grazia di andare per la sua strada e se accade anche con la croce delle persecuzioni”. 

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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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