Per non "uccidere" la Parola di Dio

Il Papa, nella Messa a Santa Marta, indica nell’umiltà e nelle preghiera i due atteggiamenti da seguire per non “impadronirsi” di una Parola che sembra di Dio, ma che in realtà è totalmente alterata

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

Umiltà e preghiera per non diventare ‘assassini’ della Parola di Dio. Nell’omelia della Messa di stamane a Santa Marta, Papa Francesco commenta il Vangelo del giorno e indica i due atteggiamenti per non finire come quei vignaioli omicidi, che uccidono i servi e poi il figlio del padrone della vigna pur di impadronirsi dell’eredità. O come i farisei, gli anziani e i sacerdoti che vogliono uccidere Gesù per difendere le proprie posizioni e teorie.

Cristo, infatti – riporta l’evangelista Luca – aveva raccontato loro poco prima la parabola evangelica dei vignaioli, per dimostrare che quelli “sono caduti” proprio non avere “il cuore aperto alla Parola di Dio”. “Questo è il dramma di questa gente, e anche il dramma nostro! – afferma il Pontefice – Si sono impadroniti della Parola di Dio. E la Parola di Dio diventa parola loro, una parola secondo il loro interesse, le loro ideologie, le loro teologie… ma al loro servizio. E ognuno la interpreta secondo la propria volontà, secondo il proprio interesse”.

La cosa più grave – evidenzia il Papa – è che “per conservare questo, uccidono”, come accadde a Gesù: “I capi dei sacerdoti e dei farisei capirono che parlava di loro, quando avevano sentito questa parabola di Gesù. Cercavano di catturarlo e farlo morire”. Quando si ha un cuore così duro, quando si è così poco “aperti” e “obbedienti” alla Parola di Dio, essa – afferma Bergoglio – “diventa morta, diventa imprigionata, lo Spirito Santo è ingabbiato nei desideri di ognuno di loro”.

Tuttavia, “c’è una frase che ci dà speranza”: la Parola di Dio può anche essere “morta nel cuore di questa gente” o “nel nostro cuore”, ma non finisce tutto qua, perché – spiega Francesco – “è viva nel cuore dei semplici, degli umili, del popolo di Dio”. Nello stesso brano, infatti, farisei e sacerdoti volevano catturare Gesù, “ma ebbero paura della folla del popolo di Dio, perché lo considerava un profeta”. I sapienti ebbero timore di una “folla semplice” che andava dietro al Messia, “perché quello che Gesù diceva faceva loro bene al cuore, riscaldava loro il cuore…”. “Questa gente non aveva sbagliato – rimarca Bergoglio – non usava la Parola di Dio per il proprio interesse, sentiva e cercava di essere un po’ più buona”.

A noi viene chiesto di seguire, dunque, questo esempio. E “per non uccidere la parola di Dio”, per “essere docili” e “non ingabbiare lo Spirito Santo”, bisogna fare “due cose semplici”: essere umili ed essere capaci di pregare. “Questo – sottolinea il Vescovo di Roma – è l’atteggiamento di quello che vuole ascoltare la Parola di Dio: primo, umiltà; secondo, preghiera. Questa gente non pregava. Non aveva bisogno di pregare. Si sentivano sicuri, si sentivano forti, si sentivano dei”. “Con l’umiltà e la preghiera nella Chiesa – assicura il Pontefice – andiamo avanti per ascoltare la Parola di Dio e obbedirle”. E così, “non uccideremo per difendere la Parola di Dio, quella Parola che noi crediamo che è la Parola di Dio, ma è una parola totalmente alterata da noi”.

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione