"Per le menzogne del demonio rischiamo di sprecare i doni di Dio"

Sette milioni di persone oggi al Rizal Park di Manila per la Messa conclusiva del Papa, nella festa del Santo Niño, una delle devozioni più radicate tra i cattolici filippini

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Tra canti solenni, proclamati da un palco maestoso, davanti ad una folla oceanica di circa 6 milioni di persone ferme in preghiera sotto la pioggia, si conclude in bellezza il settimo viaggio apostolico di Papa Francesco nella Filippine.

Nella Messa conclusiva di stamane al Quirino “Grandstan-Rizal Park” di Manila si respira l’aria di una Giornata Mondiale della Gioventù. E la mente torna subito a vent’anni fa quando Giovanni Paolo II vi celebrò appunto la Gmg del 1995, registrando il record di oltre 4 milioni di persone. Così tanti i fedeli presenti da impedire il passaggio del Pontefice in papamobile, costringendolo a raggiungere in elicottero l’altare.

Sembra tuttavia che il popolo filippino abbia voluto battere oggi questo record. Sarà forse che una Messa del Successore di Pietro nella ricorrenza della festa del Santo Niño – uno dei segni più importanti della devozione popolare dei cattolici filippini – era un appuntamento a cui davvero non si poteva mancare.

Quella del Santo Niño è infatti una festa liturgica celebrata nel paese ogni anno, la settimana dopo la festa del Battesimo di Cristo, per venerare la statua di Gesù Bambino custodita a Cebu. Proprio quest’anno ricorrono i 450 anni dal ritrovamento della Statua, donata nel 1521 da Magellano a una regina locale per il suo battesimo. Tutti pensavano fosse bruciata in un incendio durante la rivolta dell’isola di Mactan, che costò la vita all’esploratore portoghese, ma invece fu ritrovata ed è rimasta intatta fino ai giorni nostri.

Proprio su questa immagine del Santo Bambino che “ha accompagnato la diffusione del Vangelo in questo Paese fin dall’inizio”, si concentra l’intera omelia di Papa Francesco. “Vestito con gli abiti regali, coronato e dotato di scettro, globo e croce, Egli ci ricorda continuamente il legame tra il Regno di Dio e il mistero dell’infanzia spirituale”.

Il Santo Niño, poi, – prosegue il Papa – “ci ricorda la nostra più profonda identità”, e cioè che “tutti noi siamo figli di Dio, membri della famiglia di Dio”. Una bellissima espressione di questa figliolanza è stata quando tutti, nelle Filippine, “si sono stretti intorno ai fratelli e alle sorelle colpiti dal tifone”, osserva il Santo Padre.

I filippini, proprio perché popolo cattolico nel primo Paese cattolico in Asia – e questo, dice il Papa, “è già uno speciale dono di Dio, una benedizione” – hanno una missione speciale da compiere: essere “eccellenti missionari della fede” nel Grande continente.

Non solo loro, tutti gli uomini sono stati scelti da Dio “per essere santi e irreprensibili ai suoi occhi”. Tuttavia con il peccato, l’uomo – sottolinea Bergoglio – ha “sfigurato” quella naturale bellezza. E davanti a problemi e ingiustizie come povertà, ignoranza e corruzione, diventa facile cadere nella tentazione di “rinunciare”.

A volta sembra infatti che le promesse del Vangelo “siano irreali”. Ma questa è una “menzogna” e padre della menzogna è il diavolo, spiega il Pontefice. Il demonio, infatti, “nasconde le sue insidie dietro l’apparenza della sofisticazione, il fascino di essere ‘moderni’, di essere ‘come tutti gli altri’”, “ci distrae con il miraggio di piaceri effimeri e di passatempi superficiali”.

È così ci incita a sprecare i doni ricevuti da Dio, “giocherellando con congegni futili; sprecando il nostro denaro nel gioco d’azzardo e nel bere; ripiegandoci su noi stessi”. Insomma per questa menzogna trascuriamo una verità fondamentale: “rimanere interiormente come bambini”, che, come insegna il Signore, “hanno la loro propria saggezza, che non è la saggezza del mondo”.

In tal senso il Santo Niño è un faro che ci illumina e ci ricorda “che questa identità va protetta”. Allo stesso tempo Egli rimarca “l’importanza di proteggere le nostre famiglie e quella più grande famiglia che è la Chiesa, la famiglia di Dio, e il mondo, la nostra famiglia umana”. Oggi più che mai – osserva infatti il Santo Padre – “la famiglia ha bisogno di essere protetta da attacchi insidiosi e da programmi contrari a tutto quanto noi riteniamo vero e sacro, a tutto ciò che nella nostra cultura è più nobile e bello”.

Inoltre, come nel Vangelo Gesù accoglie i bambini, li abbraccia e li benedice, “anche noi abbiamo il compito di proteggere, guidare e incoraggiare i giovani, aiutandoli a costruire una società degna del suo grande patrimonio spirituale e culturale”. Bisogna prendersi cura dei giovani – raccomanda il Vescovo di Roma – “non permettendo che siano derubati della speranza e condannati a vivere sulla strada”.

Soprattutto, aggiunge, “abbiamo bisogno di vedere ogni bambino come un dono da accogliere, da amare e da proteggere”.  Come un dono lo è stato quel fragile bimbo nato in una mangiatoia “che portò la bontà di Dio, la misericordia e la giustizia nel mondo”, che “resistette alla disonestà e alla corruzione”, che “trionfò su di esse con il potere della croce”.

A Lui, Bergoglio affida l’intero popolo delle Filippine, al termine del suo viaggio. “Il Santo Niño – è il suo auspicio finale – continui a benedire le Filippine e a sostenere i cristiani di questa grande nazione nella loro vocazione ad essere testimoni e missionari della gioia del Vangelo, in Asia e nel mondo intero”.

Il testo integrale dell’omelia è disponibile qui.

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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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