Per la GMG Vocazioni in crescita in Brasile

Aiuto alla Chiesa che soffre parla di un incremento del 700%

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ROMA, lunedì, 31 ottobre 2011 (Zenit.org).- Quando migliaia di giovani pellegrini si recheranno in Brasile, nel 2013, per la Giornata mondiale della gioventù, troveranno una Chiesa in pieno rinnovamento, nonostante le grandi difficoltà.

José Correa, direttore dell’ufficio brasiliano dell’organizzazione caritativa internazionale cattolica Aiuto alla Chiesa che soffre, è stato intervistato dal programma televisivo “Where God Weeps”, realizzato da Catholic Radio and Television Network (CRTN), in collaborazione con Aiuto alla Chiesa che soffre, sulla realtà attuale della Chiesa cattolica in Brasile.

Qual è la particolarità del Cattolicesimo in Brasile?

Correa: Effettivamente la fede in Brasile assume una forma particolare. Ciò è dovuto anche alla composizione della popolazione, formata in maggioranza da tre elementi: gli immigrati europei arrivati dal Portogallo e dall’Italia, ovvero dalla parte mediterranea dell’Europa; gli africani, portati in Brasile come schiavi per lavorare nelle piantagioni di caffè e di canna da zucchero; e infine le etnie locali originarie di quei territori. Contrariamente a quanto è avvenuto negli Stati Uniti, in Brasile queste tre componenti si sono mescolate fra loro, formando l’attuale popolazione brasiliana. Bisogna poi aggiungere anche gli immigrati arabi e quelli giapponesi. Il Brasile ha le più grandi comunità libanese e giapponese al di fuori dei rispettivi Paesi d’origine. Il risultato è una popolazione molto variegata.

La gente è generalmente allegra, molto musicale, che esterna i propri sentimenti in modo espansivo. Questo si riflette anche nella nostra liturgia. Le Messe, per esempio, sono molto vivaci, molto musicali, piene di gioia e di melodia. È incredibile vedere, nelle zone più infime delle nostre grandi città, quelle che noi chiamiamo favelas, i bassifondi, dove c’è grande miseria, gente che suona la nostra musica nazionale, la samba, gente felice. È difficile trovare qualcosa di simile nel resto del mondo.

Come vede tutto ciò riflesso sulla crescita delle vocazioni? 

Correa: Le vocazioni sono in aumento in Brasile. La crescita era maggiore qualche anno fa, ma continua ad avere un trend positivo dell’1, 2 o 3 per cento l’anno. Per dare un’idea, 30 anni fa avevamo circa 900 seminaristi in tutto il Paese; oggi ne abbiamo più di 9.000. E in alcune diocesi i seminari sono pieni, nonostante la maggiore selettività dovuta all’accresciuto numero dei canditati. Per esempio, nella città di São Paulo, dove vivo io, quest’anno abbiamo avuto 55 candidati, da cui ne sono stati selezioni 15 da far entrare in seminario.

Il Papa Giovanni Paolo II ha chiesto che la Chiesa in Brasile cerchi nuovi modi di comunicare il Vangelo. Cosa intendeva con questo e che risposta è stata data?

Correa: Sì, il Santo Padre ha chiesto questo alla Chiesa in Brasile, perché gran parte della nostra popolazione non ha avuto un’adeguata evangelizzazione. Il Brasile è ancora un Paese a maggioranza cattolica – anche se i numeri sono in calo, anno dopo anno, soprattutto a causa dell’intenso lavoro delle nuove sette pentecostali – ma gli stessi cattolici non hanno ricevuto un’adeguata evangelizzazione. La maggior parte di loro non va neanche in chiesa e non frequenta i sacramenti. Per questo il Papa ha incoraggiato la Chiesa ad essere più creativa nella predicazione ai cattolici non praticanti.

La Chiesa ha risposto a questa sfida, per esempio, rinnovando le cosiddette missioni popolari: una forma di evangelizzazione che già esisteva in Brasile, ma solo localmente. Oggi viene praticata in tutto il Paese.

In cosa consiste esattamente?

Correa: Predicatori specializzati vanno di città in città preparando esercizi spirituali particolari, con prediche vivaci, processioni, pellegrinaggi e incontri per i giovani. E alla gente piace molto. I risultati sono stati eccellenti. Insieme a questo vi è la distribuzione del catechismo, le lezioni catechistiche, conferenze per le coppie, e ogni sorta di iniziativa che può rientrare in queste missioni popolari.

Un altro modo per arrivare alla popolazione è fare maggior uso dei media…

Correa: Sì. Il Brasile ha oggi quattro emittenti cattoliche nazionali e abbiamo più di 200 stazioni radiofoniche cattoliche. Inoltre è aumentato anche l’uso dei media laici. Per esempio, il programma radiofonico mattutino con il maggiore ascolto è quello guidato dal noto sacerdote padre Marcelo Rossi.

Infine, un altro modo per evangelizzare i giovani è attraverso i movimenti laici della Chiesa. Ci sono molti nuovi movimenti nati in Brasile. Alcuni sono locali, altri sono regionali e nazionali. Alcuni di questi come Shalom, Opera di Maria (Movimento dei Focolari) o l’Alleanza di Misericordia, sono enormi e attirano decine di migliaia di giovani in tutto il Paese.

Esiste un detto brasiliano secondo cui “la fame ha incontrato l’appetito”. Si potrebbe dire che la Chiesa cattolica, attraverso il nuovo fenomeno dei sacerdoti cantanti, ha incontrato questo amore per la musica in Brasile?

Correa: Sì, ci sono diversi preti cantanti che sono molto famosi, soprattutto tra i giovani. Padre Marcelo Rossi di São Paulo è stato il primo a diventare una star nazionale e, in un certo senso, lui ed altri come lui sono diventati una sorta di fenomeno sociale in Brasile. I suoi brani sono spesso ai primi posti nelle classifiche e il suo ultimo libro “Agape” ha già venduto più di 5 milioni di copie in brasile. Padre Fabio Melo è un altro che attira enormi masse di persone alle sue Messe e ai suoi spettacoli musicali cattolici.

Di che ordine di grandezza stiamo parlando?

Correa: Circa 30.000 o 40.000 persone per ogni Messa del fine settimana di padre Marcelo. Circa 60.000 persone frequentano le Messe e le predicazioni del movimento giovanile chiamato Cancao Nova: un movimento di giovani, di vicino São Paulo, dedicato ad evangelizzare attraverso la musica cattolica. Questo movimento ha anche una sua emittente televisiva nazionale e un estesa rete radiofonica.

Nonostante queste cifre da fenomenali e queste storie straordinarie, esiste una sfida per la Chiesa cattolica, una difficoltà derivante dalle nuove Chiese personalistiche. Ci può dire qualcosa di questa sfida?

Correa: Effettivamente è un problema serio. In Brasile abbiamo una maggioranza cattolica: 67% secondo gli ultimi dati. La maggioranza di questi non sono praticanti. Il numero dei cattolici praticanti non è noto, ma è certamente inferiore al 10%. Il numero dei protestanti che appartengono alle confessioni tradizionali (luterani, presbiteriani, ecc.) è molto esiguo e non è in crescita.

Poi esiste una minoranza di evangelici pentecostali, appartenenti alle nuove Chiese fondate in Brasile, che sono in forte crescita. Loro stanno erodendo questo grande bacino di cattolici non praticanti, che non vanno in chiesa. Gli esperti di religione definiscono alcune di queste Chiese come sette personalistiche.

Non sono le Chiese “mainline”, quelle principali?

Correa: Assolutamente no. Non parlo delle Chiese protestanti “mainline”, che sono Chiese serie. Parlo di persone opportuniste che avviano una Chiesa dal nulla, cercando soprattutto di ricavarci dei soldi. Sono gente molto materialista. Peraltro, il Governo ha denunciato alcune di queste dopo dei recenti scandali finanziari.

Vorrei tornare un momento sulla questione delle vocazioni. Come è strutturata la Chiesa cattolica rispetto a questo fiorire della fede?

Correa: La Chiesa sta cercando di rispondere a questa sfida al meglio che può, investendo soprattutto sulla formazione dei nuovi sacerdoti, delle suore e dei laici. Credo che una delle migliori risposte della Chiesa sia stata quella dei nuovi movimenti. Sono particolarmente entusiasta del ruolo di questi nuovi movimenti per il futuro della Chiesa in Brasile. Credo che stiano già esercitando un’influenza molto positiva e credo che la loro
influenza è destinata a crescere nel futuro.

Aiuto alla Chiesa che soffre ha fatto un grande lavoro, soprattutto nella costruzione e ricostruzione dei seminari. Perché è stato dato così grande peso a queste costruzioni?

Correa: Per via dell’aumento nel numero dei seminaristi. Come dicevo prima, la crescita è stata dell’ordine del 700% nel numero dei seminaristi in Brasile, negli ultimi decenni. I vecchi edifici non sono più adatti a contenere il grande numero di giovani che vogliono diventare sacerdoti.

Qual è, secondo lei, il futuro della fede e della Chiesa cattolica in Brasile, di fronte al suo forte ritmo di crescita, ma anche di fronte alle difficoltà?

Correa: Nonostante le considerevoli difficoltà – e non abbiamo parlato delle altre difficoltà come la povertà e l’istruzione – io sono ottimista per il futuro. Sento che la grazia di Dio è all’opera e tocca la nostra gente, e credo che, ancora una volta, come è avvenuto in molti altri Paesi, la grazia di Dio sarà in grado di vincere i mali che troviamo nella società.

* * *

Questa intervista è stata condotta da Mark Riedemann per “Where God Weeps”, un programma televisivo e radiofonico settimanale, prodotto da Catholic Radio and Television Network in collaborazione con l’organizzazione internazionale Aiuto alla Chiesa che soffre.

Aiuto alla Chiesa che soffre: www.acn-intl.org

Where God Weeps: www.wheregodweeps.org

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ZENIT Staff

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