Per la famiglia servono "misure forti" perché "senza figli non c'è futuro"

Dal seminario di Bologna ‘Senza figli non c’è crescita’ un invito ad affrontare l’emergenza denatalità con misure che restituiscano alla famiglia e alla donna la libertà di generare figli

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Importanti ma ancora insufficienti. Così Giovanni Ramonda, responsabile generale della Comunità Papa Giovanni XXIII, a proposito delle misure adottate nei giorni scorsi dal Consiglio dei ministri a sostegno della maternità. Nel corso del seminario che si è tenuto a Bologna sul tema Senza figli non c’è crescita. Diamo uno stipendio ad ogni mamma, Ramonda ha ribadito che “serve una misura forte e precisa” per contrastare la “epidemia della natalità” che sembra inarrestabile.

La proposta della Comunità Papa Giovanni XXIII consiste nel “dare 800 euro al mese alle mamme fino al terzo anno di vita del figlio”. Ramonda ha spiegato: “Non siamo contro il lavoro o gli asili nido, ma siamo convinti che nei primi 3 anni di vita il bambino abbia bisogno della mamma. Perché non dare la possibilità alle mamme che lo scelgono di stare con i loro bambini?”.

Alla conferenza ha partecipato anche l’economista Ettore Gotti Tedeschi, ex presidente dello Ior, il quale ha sottolineato che non si può parlare di crescita economica senza occuparsi della crescita demografica. “Se la popolazione non cresce, il Pil cresce esclusivamente con l’aumento dei consumi individuali – ha detto -. In questi anni ci siamo mangiati i risparmi delle famiglie, ma così abbiamo sacrificato l’indipendenza e l’autonomia della famiglia”. Quella della Papa Giovanni XXIII, Gotti Tedeschi la considera “una provocazione forte”, a cui serve “un appoggio più ampio, soprattutto a livello ecclesiale”. Secondo l’economista, “occorre un cambiamento culturale”, di qui la proposta “che venga dato alla famiglia il Premio Nobel per l’economia, in quanto è la famiglia il motore dell’economia, non solo italiana ma mondiale”.

La proposta ha ricevuto il sostegno di Francesco Belletti, presidente del Forum delle associazioni familiari. “Non vogliamo rinchiudere le donne in casa, vogliamo che sia restituita la libertà di scelta – la riflessione di Belletti. – Occorre restituire la libertà a chi vuole mettere al mondo dei figli: oggi questa scelta uno se la deve pagare”. Il presidente del Forum ha rilevato che oltre a “porre l’attenzione sull’elemento nascita”, occorre anche “sostenere la famiglia in tutto l’arco di tempo”. Le politiche familiari – ha concluso Belletti – “sono politiche di ordinarietà: non vogliamo dare i soldi allo Stato perché poi ci restituisca servizi ma che lo Stato lasci i soldi alle famiglie perché siano libere”.

Dubbi sulla proposta giungono da Giorgio Graziani, segretario del sindacato Cisl per l’Emilia-Romagna, il quale ha affermato che “non dobbiamo porre una donna di fronte alla competizione tra fare la madre e scegliere di lavorare”. Entrando nel merito, ha osservato che “tre anni a casa sono troppi: siamo fuori dal mercato del lavoro”. Ciò che invece propone Graziani è “di incentivare il part-time, che consente di non lasciare ad altri i figli per tutto il giorno e intanto di proseguire il percorso professionale”.

Ne fa invece una questione economica Alessandra Servidori, consigliera nazionale di parità del Ministero del lavoro, la quale ritiene che la proposta della Comunità Giovanni XXIII costa troppo e c’è quindi bisogno di “trovare delle mediazioni”. La Servidori indica come soluzione possibile, ad esempio, gli assegni familiari, “che dal 1996 – osserva – sono stati spostati sulle pensioni, mentre è giusto che quello che si versa in busta paga per gli assegni familiari sia poi restituito alla famiglia”.

Diffidente Mario Sberna, fondatore e già presidente dell’Associazione famiglie numerose. Sulla scorta della sua esperienza di due anni alla Camera dei deputati, Sberna ha detto che “il Parlamento riflette la società e alla società della famiglia non interessa nulla”. Per questo bisogna “ricominciare, per cambiare anzitutto il clima culturale”.

Intervento finale affidato a Ramonda, che ha auspicato che durante i mesi che ci separano dal Sinodo sulla famiglia dell’autunno prossimo, emergano proposte operative a sostegno della famiglia. “Come credenti – ha concluso – dovremmo unirci su questioni di vitale importanza”. Questioni come quella della vita. “Perché – ha domandato Ramonda – non apriamo un corridoio umanitario per far nascere i 100mila bambini che muoiono ogni anno a causa dell’aborto?”.

La più nota misura adottata dal Governo Renzi, che con la Legge di stabilità inizia ad avere contorni ufficiali, consiste in un “bonus bebè” di 80euro destinato alle famiglie o alle singole donne che abbiano la nascita di un figlio nel 2015 e un Isee (Indicatore della Situazione Economica Equivalente) non superiore ai 25mila euro annui. Al contributo economico si aggiunge il “Voucher Maternità 2015”, ossia la possibilità per una madre di richiedere, al termine del congedo di maternità ed entro gli undici mesi successivi, in alternativa al congedo parentale, dei voucher per l’acquisto di servizi legati all’infanzia.

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A sostegno della proposta sullo stipendio alle mamme, la Comunità Papa Giovanni XXIII ha lanciato una petizione on line che sta sfiorando le 20mila firme. Si può aderire attraverso il sito www.apg23.org o direttamente dalla piattaforma Citizengo.

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Federico Cenci

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