Per difendere la famiglia va "risvegliata la maggioranza sana"

Lo afferma Alberto Zelger, firmatario di una mozione approvata mercoledì scorso dal Consiglio comunale di Verona su famiglia e libertà d’educazione

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La Lombardia chiama, Verona risponde. Dopo l’approvazione da parte del Consiglio regionale lombardo di una mozione a sostegno della famiglia, dalla città di Romeo e Giulietta arriva un chiaro segnale del fatto che l’attenzione della politica nei confronti del nucleo fondante della società non si è ancora del tutto estinta.

A tenere alto il vessillo della famiglia naturale, resistono persone come Alberto Zelger, il consigliere del Comune di Verona primo firmatario dell’ordine del giorno approvato mercoledì scorso Famiglia, educazione e libertà d’espressione. Tre concetti strettamente correlati, della cui tutela fanno esplicita menzione la Costituzione italiana (art. 29), la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo (art. 16), la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea (art. 14).

Tra le garanzie scritte e la loro applicazione pratica, tuttavia, può essere che vi siano distanze, talvolta persino abissali. Come quando – spiega a ZENIT Alberto Zelger – nei confronti della famiglia “arrivano aggressioni da ogni parte”. Aggressioni che, secondo Zelger, hanno le sembianze dei tentativi di “omologare il matrimonio a un’unione omosessuale” oppure di “introdurre progetti scolastici orientati in maniera palese all’ideologia gender”. Progetti, questi ultimi, “che confinano con la pornografia, con la sollecitazione di certe sensibilità in maniera morbosa”.

La terza legge della dinamica insegna però che “ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria”. Formula confermata da quanto è accaduto in Italia, dinanzi al tentativo, culturale prima che politico, di scardinare la famiglia. “Migliaia di famiglie, di associazioni sono scese in piazza per riaffermare il diritto a difendere l’istituto familiare e la libertà d’espressione”, commenta Zelger. Per questo, rivestendo un ruolo politico, si è sentito in dovere di farsi interprete di queste istanze.

Lo ha fatto con una mozione che – come lui stesso descrive – “propone di istituire un osservatorio delle segnalazioni di genitori e insegnanti sui progetti di educazione all’affettività proposti nelle scuole” con l’intento di promuovere l’ideologia Lgbt. Tale osservatorio fungerebbe da cassa di risonanza istituzionale alle proteste “di fronte a questi veri e propri abusi”.

E di proteste, già oggi che questo osservatorio ancora non c’è, Zelger ne ascolta tante. Sono quelle di genitori preoccupati dal fatto che un certo clima culturale va diffondendosi anche nelle scuole dei propri figli. Cinquanta di loro hanno assistito al dibattito in Consiglio comunale, hanno sfidato una comprensibile pigrizia e la riluttanza nei confronti dei luoghi della politica istituzionale pur di sostenere la mozione di Zelger.

Si tratta di un “buon segnale”, ritiene il consigliere comunale veronese. Segnale confermato dagli attestati di solidarietà che gli sono stati inviati attraverso posta elettronica e social network. E che lo fanno essere “abbastanza” fiducioso, “nonostante le aggressioni verbali, in piazza, e scritte, sui giornali locali” che ha dovuto subire. “Purtroppo – sospira Zelger – su questi temi vige una specie di censura mediatica, per non dire un vero stravolgimento dei fatti: danno spazio ai pochi consiglieri radicali e mi dipingono come un bieco fondamentalista”.

Per impedire simili stravolgimenti c’è bisogno di una mobilitazione della società civile. Zelger ritiene che “la maggioranza è ancora sana, ma va risvegliata, altrimenti i mass media la sedurranno un po’ alla volta e la scuola completerà il processo di demolizione della famiglia, con la complicità delle istituzioni e con gravi conseguenze sul tessuto sociale”.

A proposito di “complicità istituzionali”, in questi giorni si è tornati a discutere di Unioni civili. Sull’argomento è intervenuto anche il sindaco di Verona Flavio Tosi, manifestando una “apertura”. Zelger non si stupisce delle dichiarazioni del suo primo cittadino, che ha dovuto “tirare per la giacchetta su certi temi” già nel 2010. Quando la Giunta comunale di Verona “promosse, patrocinò e anche parzialmente finanziò una versione rivolta alle scuole dello spettacolo Romeo e Giulietta in versione omosex”. Grazie all’insorgere di Zelger e di molti cittadini veronesi la questione arrivò sino al Ministero della Famiglia, e alla fine lo spettacolo fu “sospeso dalle scuole”. Un esempio di come le coscienze risvegliate ottengono risultati.

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Federico Cenci

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