Per Asia Bibi "intervengano gli Stati Uniti"

Lanciata una petizione ‘on-line’ per chiedere all’ambasciatore statunitense in Pakistan di mobilitarsi in favore della donna cristiana condannata a morte per blasfemia

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Dopo cinque rinvii, giovedì 16 ottobre ha avuto luogo il processo ad Asia Bibi presso la Corte di Appello di Lahore (Pakistan). Come riportato dagli avvocati di Asia Bibi, al momento delle arringhe della difesa e dell’accusa diversi sacerdoti islamici si sono presentati in aula. La famiglia ha dunque annunciato che farà appello alla Corte Suprema, la più alta istanza giudiziaria.

Per la donna cristiana accusata di blasfemia è stata in quella sede confermata la condanna a morte. Gesto forse attendibile, ma che nonostante ciò ha provocato lo sdegno in ambito internazionale.

La piattaforma virtuale Citizen-Go ha pertanto lanciato un appello, partendo da alcune domande: “Può un tribunale di un paese islamico giudicare con indipendenza, neutralità e obiettività alla presenza intimidatoria di 20 mullah? E’ possibile l’indipendenza giudiziaria in un paese che non fa distinzione tra diritto civile e diritto religioso quando i ‘”guardiani della fede” supervisionano un processo?”.

Si legge inoltre sul sito di Citizen-Go che “nel caso di Asia Bibi sono state violate tutte le garanzie. Non ha avuto il diritto a un giusta sentenza, dato che il potere religioso ha ‘supervisionato’ il processo. Non ha nemmeno avuto la possibilità di difendere la propria innocenza davanti ad accuse false. E poi, in terzo luogo, la mera esistenza della legge sulla blasfemia in Pakistan presuppone una grave violazione del diritto fondamentale alla libertà religiosa”.

Di qui l’appello. “E’ arrivata l’ora della diplomazia. E gli Stati Uniti d’America hanno molto da dire”, si legge. “I missionari e le Ong che lavorano in Pakistan sanno che il governo non farebbe mai nulla che possa disturbare gli Stati Uniti – prosegue la nota -. Per questo motivo la cosa più utile da fare in questo momento è scrivere all’ambasciata e chiedere loro di mobilitarsi, di scatenare tutta la strategia diplomatica per liberare Asia Bibi”.

Aderendo alla campagna, che ha raggiunto finora circa 170mila e cinquecento firme, si invia una e-mail all’ambasciatore americano in Pakistan, Richard Olson. “E’ la nostra ultima speranza”, il commento finale sul sito di Citizen-Go.

Si può aderire cliccando qui: http://citizengo.org/it/12626-ultimo-appello-asia-bibi

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ZENIT Staff

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