Pellegrinaggio a Roma dei resti di Santa Francesca Romana

Una donna dedita alla preghiera e al servizio alla famiglia e ai bisognosi

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

di Carmen Elena Villa

ROMA, giovedì, 29 gennaio 2009 (ZENIT.org).- I resti di Santa Francesca Romana quest’anno stanno compiendo un pellegrinaggio per la Città Eterna per la commemorazione dei 400 anni dalla sua canonizzazione.

I resti hanno visitato chiese come Santa Agnese in Agone, a Piazza Navona, dov’è stata battezzata, Santa Cecilia a Trastevere, dove quotidianamente assisteva alla Messa e pregava, la parrocchia di Santa Francesca Romana e la cappella di quella che è stata la sua casa, oggi trasformata in un hotel che porta il suo nome, in Via dei Vascellari, a Trastevere.

“La santa di Roma”, come viene definita, fondò nel 1425 il monastero di Tor de’ Specchi, in Via del Teatro Marcello, nei pressi del Foro Romano.

Lì continuano la sua opera le suore Oblate di Santa Francesca Romana, che quest’anno hanno ricevuto centinaia di pellegrini giunti a Roma per sapere di più su di lei, visitare i luoghi in cui ha vissuto, pregare e imparare le sue virtù eroiche.

“La vita di Santa Francesca si aggiorna in ogni epoca – ha detto a ZENIT Caterina, una delle postulanti della comunità –. Questo ci porta a una riflessione sulla santità e su ciò che la rende santa per poterla imitare nella nostra piccolezza”.</p>

Una vita di preghiera e d’azione

Santa Francesca nacque nel 1384 e volle sempre consacrare la sua vita al Signore. Visto che apparteneva a una famiglia nobile, tuttavia, i suoi genitori la costrinsero a sposare Lorenzo Ponziani, membro di una famiglia romana molto ricca.

In quell’epoca Roma era stata conquistata dalle truppe napoletane, fatto che aveva provocato una profonda crisi economica nelle famiglie, malattie e morte.

Pur dedicandosi al servizio al marito e ai loro tre figli, Santa Francesca sentiva spesso la nostalgia della vita monastica. Fu così che scoprì che doveva vivere intensamente la vita di preghiera e aiutare il prossimo, per le circostanze che doveva affrontare come donna sposata e nella difficile situazione che viveva la sua città.

“Si impegnò come sposa e come madre perché ebbe tre figli, ma non dimenticò i poveri. Ella stessa si fece povera. Il Signore la condusse per una via che non avrebbe mai immaginato”, ha commentato Caterina.

“Altre donne sposate come lei iniziarono a innamorarsi della vita che conduceva, e a poco a poco creò un gruppo di dieci amiche con cui decise di fare oblazione il 15 agosto 1425 e di consacrarsi nella chiesa di Santa Maria Nuova. Venne poi l’ispirazione di riunire le amiche in una nuova comunità”, ha aggiunto.

Nonostante questo, Francesca continuò a vivere con suo marito fino al 1436, assistendolo e curandolo nelle malattie che lo portarono alla morte.

Si trasferì poi nel monastero in cui iniziò ad esercitare come superiora. Entrando a Tor de’ Specchi, Santa Francesca salì in ginocchio una scala conservata tutt’oggi e che viene chiamata dalle consorelle “la scala santa”.

In genere le opere d’arte che ritraggono “la santa di Roma” la mostrano accompagnata dal suo angelo custode, che poteva vedere. Per questo le Oblate di Santa Francesca Romana ne hanno una particolare devozione.

Santa Francesca morì il 9 marzo 1440. Per tre giorni il suo corpo rimase esposto alle folle che andavano a vederla nella chiesa di Santa Maria Nuova, dove venne sepolta. La tradizione afferma che tutta Roma seppe della sua morte e che migliaia di persone ne chiesero l’immediata canonizzazione.

Oggi centinaia di fedeli di tutto il mondo pregano davanti ai suoi resti mortali, posti in un’urna di cristallo, visibili a tutti i pellegrini. Il quarto centenario è stato commemorato con veglie e preghiere nelle varie chiese che ha visitato. L’anno giubilare si concluderà il 29 maggio prossimo con una processione in cui il suo corpo verrà trasferito dal monastero di Tor de’ Specchi alla chiesa di Santa Maria Nuova, dove si trova la sua tomba.

“Ella ci ha trasmesso l’amore, il dovere e la preghiera continua. Desiderava vivere la vita eremitica dei padri del deserto, ma amò molto suo marito e la sua famiglia perché aveva un cuore nobile. In questo consiste la sua grandezza”, ha concluso Caterina.

 

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

ZENIT Staff

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione