«La perdono, padre», Daniel Pittet

«La perdono, padre», Daniel Pittet

Pedofilia: Il Papa scrive la prefazione del libro di una vittima

Il volume è stato scritto dall’ex sacerdote Daniel Pittet, il quale ha perdonato il suo aguzzino, un religioso

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“Necessaria, preziosa e coraggiosa”. Con queste parole Papa Francesco definisce la testimonianza dell’ex prete Daniel Pittet, raccolta nel suo libro “La perdono, padre” (Piemme, pag. 228, 15,50 euro), che parla degli abusi da lui subiti, durante l’infanzia, ad opera di un religioso e del suo percorso di perdono. Bergoglio ha scritto la prefazione del volume.
“Ringrazio Daniel perché le testimonianze come la sua abbattono il muro di silenzio che soffocava gli scandali e le sofferenze, fanno luce su una terribile zona d’ombra nella vita della Chiesa. Aprono la strada a una giusta riparazione e alla grazia della riconciliazione, e aiutano anche i pe­dofili a prendere coscienza delle terribili conse­guenze delle loro azioni”, si legge nella prefazione del Santo Padre.
Daniel Pittet è stato abusato sessualmente tra il 1968 e il 1972, quando aveva un’età compresa tra i 9 e i 13 anni, da un frate cappuccino a Friburgo. Soltanto nel 1990 ha deciso di sporgere denuncia, il suo stupratore ha confessato i crimini, è stato messo sotto processo ed ha ottenuto le dimissioni dallo stato clericale.
Pittet ha affrontato un percorso di guarigione interiore con il sostegno della sua famiglia e della fede, il quale lo ha aiutato a perdonare il suo aguzzino. Oggi è sposato ed è padre di una famiglia di sei persone.
Intervistato da La Repubblica, Pittet ha raccontato di aver incontrato Papa Francesco due anni fa e di avergli detto: “Padre, sono stato violentato da un sacerdote”. Il Papa – racconta ancora – “mi ha guardato in silenzio con le lacrime agli occhi e mi ha abbracciato”.
Il Pontefice, nella prefazione al libro pubblicata per intero dalla Radio Vaticana, sottolinea che “per chi è stato vittima di un pedofilo è difficile raccontare quello che ha subito, descrivere i traumi che ancora persistono a distanza di anni. Per questo motivo la testimonianza di Daniel Pittet è necessaria, preziosa e coraggiosa”.
L’incontro tra Pittet e il Papa avvenne in Vaticano, nel 2015, in occasione dell’Anno della vita consacrate. Bergoglio ricorda così quel momento: “Voleva diffondere su larga scala un libro intitolato ‘Amare è dare tutto’, che raccoglieva le testimonianze di religiosi e religiose, di preti e di consacrati. Non potevo immaginare che quest’uomo entusiasta e appassionato di Cristo fosse stato vittima di abusi da parte di un prete. Eppure questo è ciò che mi ha raccontato, e la sua sofferenza mi ha molto colpito. Ho visto ancora una volta i danni spaventosi causati dagli abusi sessuali e il lungo e doloroso cammino che attende le vittime”.
Francesco dunque si chiede: “Come può un prete, al servizio di Cristo e della sua Chiesa, arrivare a causare tanto male? Come può aver consacrato la sua vita per con­durre i bambini a Dio, e finire invece per divorarli in quello che ho chiamato ‘un sacrificio diabo­lico’, che distrugge sia la vittima sia la vita della Chiesa?”.  “Alcune vittime sono arrivate fino al sui­cidio – riflette il Papa -. Questi morti pesano sul mio cuore, sulla mia coscienza e su quella di tutta la Chiesa. Alle loro famiglie porgo i miei sentimenti di amore e di dolore e, umilmente, chiedo perdono”.
Pittet ha raccontato a La Repubblica di aver rincontrato il suo carnefice un anno fa. “Era vecchio, ho faticato a riconoscere l’orco della mia infanzia – ha spiegato -. Mi ha guardato, ho visto la sua paura. Ma non mi ha chiesto scusa, non mi è sembrato pentito di tutto il male che ha fatto”.
“Sono molto colpito dalle sue parole: ‘Molte persone non ri­escono a capire che io non lo odii. L’ho perdo­nato e ho costruito la mia vita su quel perdono'”, commenta il Papa. Il quale rende omaggio a Pittet anche perché “ci racconta la forza della preghiera che non ha mai abbandonato, e che lo ha confortato nelle ore più cupe”.
Dopo esser tornato a ribadire che “è nostro dovere far prova di severità estrema con i sacerdoti che tradiscono la loro missione, e con la loro gerarchia, vescovi o cardinali, che li proteggesse, come già è suc­cesso in passato”, Papa Francesco conclude così la sua prefazione: “Prego per Daniel e per tutti coloro che, come lui, sono stati feriti nella loro innocenza, perché Dio li risollevi e li guarisca, e dia a noi tutti il suo perdono e la sua misericordia”.
[a cura di Federico Cenci]

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ZENIT Staff

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