"Paushuize", la casa del papa olandese

Alla scoperta della dimora di Adriano VI a Utrecht

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di Paola de Groot-Testoni

ROMA, lunedì, 12 marzo 2012 (ZENIT.org) – “Adriano VI era un grande olandese: un uomo molto pio, molto intelligente, forse troppo olandese per essere papa a Roma in quel tempo. Lui era un uomo di interiorità e a quel tempo la curia romana era propensa all’esteriorità e al lusso. Adriano VI lo potremmo invece definire un calvinista ante litteram!”.

Queste le parole, tra il serio e il faceto, del Cardinale Simonis presente alla riapertura, dopo due anni di lavori di restauro, della Paushuize, la dimora che l’allora vescovo e futuro papa, si fece costruire a Utrecht, nella sua città natale. Il nome Paushuize significa letteralmente “la casa del Papa”, ed è il nome dato a posteriori dal popolo visto che in questa casa il papa non ci venne mai ad abitare.

Adrianus Floriszoon (anche Florenszoon) Boeyens (1459-1523) era sacerdote e professore alla Facoltà di Teologia dell’Università di Lovanio, in Belgio, quando gli fu affidata la cura del futuro imperatore Carlo V che diventerà uno dei suoi studenti e lo vorrà, nel 1515, in Spagna, prima come Vescovo di Tortosa. Elevato alla porpora cardinalizia nel 1517, diventa anche generale delle inquisizioni riunite di Castiglia e Aragona.

Grazie alla stima e all’affetto dell’Imperatore, Boeyens venne dapprima nominato governatore e quindi viceré di Spagna, carica che accettò con una certa riluttanza, non essendo interessato alla politica. “Per la sua tendenza all’interiorità – continua il Cardinale Simonis – aveva molti problemi con la curia romana”.

Lo possiamo definire una figura tragica ma nel suo anno di pontificato fece una cosa molto importante: alla Dieta di Norimberga, nel gennaio 1522, facendosi rappresentare dal suo delegato Francesco Chieregati, riconobbe con franchezza le colpe della curia. Una cosa simile si è ripetuta solamente nel 2000 da parte di Giovanni Paolo II che fu, dopo Adriano VI, il primo papa non italiano.

La Paushuize fu costruita ma non venne mai abitata, infatti il Vescovo di Tortosa e viceré di Spagna non andò mai in pensione e non poté ritornare quindi nella sua amata Utrecht, dove era nato, figlio di un falegname. Dopo la porpora, Adrianus Boeyens viene infatti eletto papa. Sarà un pontificato breve, di circa un anno, e come nella stramaggioranza dei casi, anche le spoglie di Adriano VI restano a Roma, viene sepolto infatti nella Chiesa di Santa Maria dell’Anima.

Ma quale sarà il destino della casa? Lo chiediamo a Ubbo Hylkema ex Direttore dell’Accademia di Architettura di Amsterdam e sovrintendente ai lavori di ristrutturazione dell’edificio. “Con la Riforma Protestante, l’edificio passa nelle mani della città di Utrecht che ne fa la residenza di rappresentanza del suo governatore. La casa, nella sua lunga storia, passa in diverse mani e conosce diverse funzioni tra le altre anche quella di dimora temporanea di Luigi Bonaparte, il fratello di Napoleone, che fu, per un breve periodo, Re dei Paesi Bassi, e che qui abitò insieme alla moglie e al figlioletto: il futuro Napoleone III”.

Esperto della storia di questa dimora, Ubbo Heykema ci racconta che il Papa Adriano VI “per creare questo palazzo acquistò alcune case in legno dei canonici della confraternita di San Pietro risalenti al 1393” e che dapprima progettò di aggiungere due stanze in pietra ma che alla fine decise di ricostruire completamente l’edificio, “in realtà scavando le fondamenta abbiamo trovato resti molto più antichi, addirittura romani”.

Il nome “Paushuize” significa letteralmente “Casa del Papa” ed è un nome dato dal popolo, visto che solamente nel 1985 un pontefice varcò la sua soglia: fu Giovanni Paolo II che, in occasione della sua visita nei Paesi Bassi, fu invitato a visitare l’edificio: erano passati esattamente quattro secoli e mezzo da quando Adriano VI, l’unico papa olandese della storia, l’aveva fatto costruire.

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ZENIT Staff

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