Patriarca di Gerusalemme: la solidarietà contrasta l'esodo

Inaugurando l’incontro annuale del Coordinamento dei Vescovi pro Terra Santa

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GERUSALEMME, martedì, 11 gennaio 2011 (ZENIT.org).- La solidarietà dei cristiani del mondo aiuta le comunità cristiane della Terra Santa a restare nella propria terra.

Lo ha affermato il Patriarca latino di Gerusalemme, monsignor Fouad Twal, questo lunedì, inaugurando a Gerusalemme l’incontro annuale del Coordinamento delle Conferenze Episcopali d’Europa e d’America a Sostegno della Chiesa in Terra Santa, in svolgimento dall’8 al 13 gennaio.

“Vi invitiamo a considerare che con la vostra solidarietà state contribuendo al benessere delle nostre comunità cristiane e ad aiutare a darci una ragione per restare nella terra d’origine e preservare la presenza cristiana a Gerusalemme in concreto e in Terra Santa in generale, attraverso vari settori di servizi pastorali e sociali”, ha detto.

“Spero che gli incontri, le visite e le preghiere di questi giorni ci rivelino la via per il sostegno del corpo mistico di Cristo in questi luoghi, e che questa terra possa avere sempre figli e figlie che siano pietre vive, proclamando che Gesù è vivo e offrendo perdono e speranza a tutti gli abitanti di questa Terra Santa”, ha confessato.

Monsignor Twal ha espresso ai rappresentanti degli episcopati di Spagna, Germania, Inghilterra e Galles, Stati Uniti, Canada, Albania, Paesi Nordici, del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa e dell’Ordine del Santo Sepolcro di Gerusalemme il suo desiderio che “questi giorni ci permettano di scoprire la bellezza della comunione tra noi, e questa bellezza ci rafforzi nel nostro impegno nei confronti della solidarietà”.

Quanto alla situazione attuale dei cristiani in Medio Oriente, il Patriarca ha indicato che la gente “non crede più in discorsi e visite di personalità politiche e religiose”.

“Ha bisogno di vedere passi concreti sul campo per una maggiore giustizia, pace e dignità – ha spiegato –. Ha bisogno di un nostro coinvolgimento maggiore”.

Minacciati da due estremismi

“Siamo ancora preoccupati per i due estremismi – ha confessato monsignor Twal –: quello musulmano, con i suoi attacchi alle nostre chiese e ai nostri fedeli, e l’ala destra israeliana, che invade sempre più Gerusalemme, cercando di trasformarla in una città esclusivamente ebrea, escludendo le altre fedi”.

“Ovviamente non possiamo cambiare la situazione politica”, ha riconosciuto, ma “di fronte a una situazione frustrante possiamo investire il nostro tempo, la nostra energia e le nostre risorse nel fare la differenza nella vita della nostra gente”.

Il Patriarca si è riferito anche alla situazione in Egitto e in Iraq, Paesi in cui le comunità cristiane hanno subito di recente gravi attacchi terroristici.

Ha inoltre ricordato che le proposizioni del Sinodo dei Vescovi per il Medio Oriente hanno sottolineato che “la persecuzione deve aumentare la consapevolezza dei cristiani di tutto il mondo della necessità di una maggiore solidarietà”, e “deve anche risvegliare in noi l’impegno di sostenere e insistere sulla legislazione internazionale e il rispetto di tutte le persone”.

“Dobbiamo ricordare ciò che hanno scritto i Padri sinodali”, per i quali il tipo di solidarietà che hanno vissuto nel Sinodo o nell’incontro di questa settimana “ci dà il coraggio di realizzare questa purificazione e di impegnarci di nuovo nella missione dell’Agnello di Dio, condividendo la croce con Lui e aspettando di condividere la Sua Resurrezione”.

Il Patriarca ha poi ribadito l’importanza di mantenere la presenza dei cristiani in Medio Oriente, che il Papa ha incoraggiato e ha definito durante la sua visita nel 2009 “preziosa agli occhi di Dio”.

Comunione e testimonianza

Quest’anno, l’incontro del Gruppo di Coordinamento prende il tema e le conclusioni dell’Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi celebrata nell’ottobre scorso in Vaticano: la comunione e la testimonianza dei credenti.

I partecipanti stanno riflettendo su questo partendo dall’attività delle comunità locali cattolica, ortodossa e protestante a favore dell’ecumenismo e del bene di tutti i cristiani.

Come ha spiegato alla “Radio Vaticana” il rappresentante della Conferenza Episcopale Spagnola nell’incontro, il Vescovo di Urgel monsignor Joan Enric Vives, “quest’anno la sfida è più ecumenica che in altri anni”.

Un’altra questione che si sta analizzando con attenzione è quella della libertà religiosa.

Il Vescovo Vives ha sottolineato la preoccupazione dei partecipanti all’incontro per i cristiani che sono in minoranza negli Stati del Medio Oriente, segnalando anche lo shock provocato dai gravi attentati in Egitto e in Iraq e affermando che “quando la fede affronta anche il martirio diventa più forte, più grande”.

Dall’altro lato, i Vescovi stanno esaminando lo sviluppo dei lavori della Commissione Bilaterale Permanente tra la Santa Sede e lo Stato di Israele, così come la ripresa dei colloqui tra la Santa Sede e l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina.

L’incontro dedica poi uno spazio al dialogo interreligioso con l’islam e con l’ebraismo.

I presuli stanno ribadendo la ferma volontà dei cattolici di promuovere, insieme ai cittadini musulmani, la costruzione di una società civile basata sulla cittadinanza, la libertà religiosa e la libertà di coscienza.

Allo stesso tempo, esprimono il loro impegno nei confronti di un’autentica pace, giusta e duratura, e dell’ascolto e del compimento della Parola di Dio, che deve esortare a trattare tutti in base ai comandamenti divini.

Si stanno infine portando avanti incontri e spazi dedicati ai temi dell’educazione al dialogo nelle scuole cattoliche di Israele e Palestina, alla missione della vita consacrata in Terra Santa e alla testimonianza della carità, in concreto con i poveri, gli emarginati, i malati e i rifugiati.

L’incontro include visite a Betlemme, Gerico, Nablus, Gerusalemme e altri luoghi, e si chiuderà sabato mattina con una conferenza stampa nella quale verranno diffusi il Messaggio ai cristiani in Terra Santa e il comunicato finale dei lavori.

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ZENIT Staff

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