Udienza generale, 18 ottobre 2017 / © PHOTO.VA - OSSERVATORE ROMANO

Papa: “Vieni, vieni con me, alzati”

Udienza generale di mercoledì 18 ottobre 2017

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“Vieni, vieni con me, alzati.” Queste le parole che Gesù rivolgerà a ciascuno di noi al momento della nostra morte. Lo ha spiegato papa Francesco nella catechesi durante l’udienza generale di oggi, mercoledì 18 ottobre 2017, dedicata al tema “Beati i morti che muoiono nel Signore”.
“Oggi vorrei mettere a confronto la speranza cristiana con la realtà della morte, una realtà che la nostra civiltà moderna tende sempre più a cancellare”, ha osservato il Pontefice all’inizio della sua riflessione.
“Così, quando la morte arriva, per chi ci sta vicino o per noi stessi, ci troviamo impreparati, privi anche di un ‘alfabeto’ adatto per abbozzare parole di senso intorno al suo mistero”, ha osservato.
Citando il salmo 90 (v. 12), Francesco ha proseguito dicendo che “contare i propri giorni fa si che il cuore diventi saggio”, perché ci riporta a “un sano realismo, scacciando il delirio di onnipotenza”.
Infatti, ha sottolineato il Papa, “la morte mette a nudo la nostra vita”, anzi “ci fa scoprire che i nostri atti di orgoglio, di ira e di odio erano vanità: pura vanità”.
Accorgeremo “con rammarico”, ha continuato, “di non aver amato abbastanza e di non aver cercato ciò che era essenziale”.
Ma vedremo anche “quello che di veramente buono abbiamo seminato: gli affetti per i quali ci siamo sacrificati, e che ora ci tengono la mano”.
Il Pontefice si è soffermato poi sull’episodio della risurrezione della figlia di Giairo. “Non c’è figura più commovente di quella di un padre o di una madre con un figlio malato”, ha osservato Francesco.
Di fronte all’ansia, alla disperazione di Giairo, Gesù lo invita a “custodire la piccola fiamma che è accesa nel suo cuore: la fede” e gli raccomanda di “non temere, soltanto abbi fede” (Marco 5,36).
Ricordando poi le parole rivolte da Gesù a Marta, la sorella di Lazzaro, “Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi tu questo?” (Giovanni 11,25-26), il Papa ha rivolto la stessa domanda ai pellegrini in Piazza San Pietro: “noi, che oggi siamo qui in Piazza, crediamo questo?”.
Così sarà al momento del nostro trapasso, ha suggerito Francesco. “Gesù ci prenderà per mano, come prese per mano la figlia di Giairo, e ripeterà ancora una volta: ‘Talità kum’, ‘Fanciulla, alzati!’”, così ha detto, invitando i fedeli “a chiudere gli occhi e a pensare a quel momento: della nostra morte”.
“Pensate bene: Gesù stesso verrà da ognuno di noi e ci prenderà per mano, con la sua tenerezza, la sua mitezza, il suo amore”, ha ribadito il Pontefice, che ha invitato quindi tutti a ripetere nel suo cuore la parola di Gesù: “Alzati, vieni. Alzati, vieni. Alzati, risorgi!”.
Infatti, la morte, “per chi crede, è una porta che si spalanca completamente; per chi dubita è uno spiraglio di luce che filtra da un uscio che non si è chiuso proprio del tutto”, ha spiegato Francesco, che ha concluso: “per tutti noi sarà una grazia, quando questa luce, dell’incontro con Gesù, ci illuminerà”.
Cliccare qui per leggere il testo completo della catechesi.

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Paul De Maeyer

Schoten, Belgio (1958). Laurea in Storia antica / Baccalaureato in Filosofia / Baccalaureato in Storia e Letteratura di Bisanzio e delle Chiese Orientali.

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