Udienza alla Fondazione Centesimus Annus - Foto @ Servizio Fotografico - L'Osservatore Romano

Papa: "Uno scandalo i tassi di disoccupazione giovanile. Sono malattia sociale"

Ai partecipanti alla Conferenza Internazionale della Fondazione ‘Centesimus Annus’, Francesco chiede di proseguire l’impegno per la crisi dei profughi e contro un’economia dell’esclusione

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Povertà, migranti, disoccupazione giovanile, economia di esclusione. Ci sono tutti i temi ‘caldi’ che pesano sul cuore del Papa nel discorso di questa mattina ai partecipanti alla Conferenza Internazionale promossa dalla Fondazione Centesimus Annus – Pro Pontifice, che si conclude domani in Aula Nuova del Sinodo.

Il Papa muove la sua riflessione dal tema della Conferenza: “L’iniziativa imprenditoriale nella lotta contro la povertà. Emergenza profughi, la nostra sfida”, e ringrazia i membri della fondazione “per la prontezza con la quale portate la vostra competenza ed esperienza nella discussione su queste delicate questioni umanitarie e sugli obblighi morali che esse comportano”.

In particolare, lo sguardo del Pontefice si volge alla crisi dei profughi “le cui proporzioni stanno crescendo ogni giorno”. “È una di quelle a cui mi sento particolarmente vicino” afferma, e ricorda la visita a Lesbo dello scorso 16 aprile, durante cui “sono stato testimone di strazianti esperienze di sofferenza umana, specialmente di famiglie e bambini”.

Intenzione del Papa durante la visita lampo nell’isola era di offrire al mondo, insieme ai “fratelli” Bartolomeo e  Geronimo, “una maggiore consapevolezza di queste scene di tragico e davvero disperato bisogno, e di darvi risposta in un modo degno della nostra comune umanità”. “Al di là “dell’immediato e pratico aspetto del fornire aiuto materiale a questi nostri fratelli e sorelle – sottolinea infatti il Santo Padre – la comunità internazionale è chiamata a individuare risposte politiche, sociali ed economiche di lungo periodo a problematiche che superano i confini nazionali e continentali e coinvolgono l’intera famiglia umana”.

Perché “la lotta contro la povertà non è soltanto un problema economico, ma anzitutto un problema morale, che fa appello ad una solidarietà globale e allo sviluppo di un approccio più equo nei confronti dei bisogni e delle aspirazioni degli individui e dei popoli in tutto il mondo”.

In tal senso è “particolarmente tempestiva” l’iniziativa della Fondazione Centesimus Annus che, “traendo ispirazione dal ricco patrimonio della Dottrina sociale della Chiesa”, cerca di “porre le fondamenta per una cultura economica e degli affari che sia più inclusiva e rispettosa della dignità umana”.  “L’attività economica – spiega Bergoglio, citando Giovanni Paolo II – non può essere condotta in un vuoto istituzionale o politico, ma possiede una essenziale componente etica; deve inoltre sempre porsi al servizio della persona umana e del bene comune”.

Di qui un nuovo affondo verso quella “visione economica esclusivamente orientata al profitto e al benessere materiale”, incapace di contribuire in modo positivo “ad una globalizzazione che favorisca lo sviluppo integrale dei popoli nel mondo, una giusta distribuzione delle risorse, la garanzia di lavoro dignitoso e la crescita dell’iniziativa privata e delle imprese locali”.

“Un’economia dell’esclusione e dell’inequità” la definisce il Papa, che “ha portato ad un più grande numero di diseredati e di persone scartate come improduttive e inutili”. Gli effetti sono devastanti e si ripercuotono anche nelle società più sviluppate, dove aumenta in percentuale la povertà rappresentando “una seria minaccia” per famiglie, classe media e, soprattutto, i giovani.

“I tassi di disoccupazione giovanile sono uno scandalo” ribadisce Francesco. Tale problematica richiede di essere affrontata non solo in termini economici, ma anche “come una malattia sociale, dal momento che la nostra gioventù viene derubata della speranza e vengono sperperate le sue grandi risorse di energia, di creatività e di intuizione”.

La speranza del Vescovo di Roma è dunque che la conferenza della Fondazione “possa contribuire a generare nuovi modelli di progresso economico più direttamente orientati al bene comune, all’inclusione e allo sviluppo integrale, all’incremento del lavoro e all’investimento nelle risorse umane”. Sulla scia del Vaticano II che ricordava che ogni cristiano ha “una vocazione al servizio della dignità umana e della costruzione di un mondo di autentica solidarietà”.

“Possa il vostro lavoro – è dunque l’augurio conclusivo del Santo Padre – contribuire sempre alla crescita di quella civiltà dell’amore che abbraccia l’intera famiglia umana nella giustizia e nella pace”.

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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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