Darrin Zammit Lupi - © Jesuit Refugee Service

Rifugiati. Il Papa: "L'ospitalità è la più grande sicurezza contro il terrorismo"

Incontrando gli ex alunni dei Gesuiti partecipanti all’incontro europeo sul fenomeno migratorio, Francesco denuncia: “Il Mediterraneo è diventato un cimitero”

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Non bisogna girarci troppo intorno: quella di migranti e rifugiati “è la crisi umanitaria più grande, dopo la Seconda guerra mondiale” e “il Mediterraneo è diventato un cimitero” a cielo aperto. Si snoda a partire da queste drammatiche constatazioni il discorso che Papa Francesco rivolge ai partecipanti all’Incontro europeo degli ex alunni dei Gesuiti, ricevuti oggi in Sala del Concistoro.  L’evento, promosso dalla Confederazione europea sotto il patrocinio dell’Unione mondiale degli ex alunni dei Gesuiti, è in corso a Roma ed ha per tema “Migrazione globale e crisi dei rifugiati: è tempo di contemplare e agire”.

Contemplare e agire in un mondo dove “più di 65 milioni di persone sono state costrette ad abbandonare i loro luoghi di residenza” afferma il Successore di Pietro, osservando che “questo numero senza precedenti va oltre ogni immaginazione. Il numero complessivo dei profughi è ora più grande dell’intera popolazione dell’Italia!”.

“Siete venuti a Roma come uomini e donne per gli altri” dice poi ai presenti, “per studiare le radici della migrazione forzata” e “considerare la vostra responsabilità in rapporto all’attuale situazione”. Bisogna andare però oltre la “mera statistica” per scoprire che “i rifugiati sono donne e uomini, ragazzi e ragazze che non sono diversi dai membri delle nostre famiglie e dai nostri amici. Ognuno di loro – sottolinea Bergoglio – ha un nome, un volto e una storia, come l’inalienabile diritto di vivere in pace e di aspirare a un futuro migliore per i propri figli”.

Parole, queste del Papa, che fanno rivivere lo spirito che mosse oltre 35 anni fa padre Pedro Arrupe, fondatore del Jesuit Refugee Service, ad agire in risposta alla situazione dei boat people sud-vietnamiti, che si trovavano esposti ad attacchi pirati e tempeste nel Mar Cinese del Sud, mentre sfuggivano disperatamente alle violenze nella loro patria.

Una situazione drammatica, non troppo dissimile da quella del mondo di oggi che “si trova ancora coinvolto in innumerevoli conflitti”. “La terribile guerra in Siria, come le guerre civili nel Sud-Sudan e altrove nel mondo possono sembrare irrisolvibili” annota il Pontefice, “questa è proprio la ragione per cui il vostro incontro ‘per contemplare e agire’ relativamente alla questione dei rifugiati è così importante”.

Più che mai oggi, prosegue il Papa, “mentre la guerra imperversa in diverse parti del mondo, mentre un numero mai raggiunto prima di rifugiati muore tentando di attraversare il Mar Mediterraneo, oppure trascorre anni e anni nei campi, la Chiesa ha bisogno che voi attingiate al coraggio e all’esempio di padre Arrupe”.

In questo frangente della storia, sono necessarie persone “che ascoltino il grido dei poveri e che rispondano con compassione e generosità”, dice Francesco. Voi, “come diplomati in scuole rette dai padri gesuiti, sappiate anche essere coraggiosi nel rispondere alle necessità dei rifugiati del tempo presente”, esorta. “Come alunni dei Padri gesuiti, vi farà bene, nel momento in cui trattate dei problemi sperimentati dai rifugiati, ricordare le vostre radici ignaziane” per “comprendere le cause dell’immigrazione forzata e servire i rifugiati”.

È anche grazie a questo aiuto che “la Chiesa sarà capace di rispondere più pienamente alla tragedia umana dei rifugiati mediante atti di misericordia che promuovano la loro integrazione nel contesto europeo e al di là di esso”. Concretamente, il Pontefice incoraggia “a dare il benvenuto ai rifugiati nelle vostre case e comunità, in modo che la loro prima esperienza d’Europa non sia quella traumatica di dormire al freddo nelle strade, ma quella di un’accoglienza calda e umana”.

“Molte porte – aggiunge – vi sono state aperte grazie alla educazione ricevuta dai Gesuiti, mentre i rifugiati trovano molte porte chiuse. Avete imparato molto dai rifugiati che avete incontrato. Nel lasciare Roma e tornare alle vostre case, vi esorto ad aiutare a trasformare le vostre comunità in luoghi di benvenuto dove tutti i figli di Dio hanno l’opportunità, non semplicemente di sopravvivere, ma di crescere, fiorire e portare frutto”.

“L’autentica ospitalità è un profondo valore evangelico, che alimenta l’amore ed è la nostra più grande sicurezza contro gli odiosi atti di terrorismo”, rammenta infatti il Papa. E, prima di concludere, lancia un appello anche per la cura dell’educazione dei rifugiati nel mondo, considerato i preoccupanti dati che attestano che meno del 50% dei bambini rifugiati ha accesso alla scuola primaria. Numero che si riduce al 22% per gli adolescenti iscritti a scuole secondarie e meno dell’1% per chi può accedere ad un’istruzione universitaria.

“Insieme al Jesuit Refugee Service, mettete in movimento la vostra misericordia ed aiutate a trasformare questa situazione nel campo educativo” insiste Bergoglio; “nel fare questo, costruirete un’Europa più forte e un più luminoso futuro per i rifugiati”, sempre nella certezza “che l’amore di Dio vi accompagna in questo lavoro”. Perché “voi siete occhi, bocca, mani e cuore di Dio in questo mondo”.

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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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