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Papa: "Non andremo in Paradiso 'in carrozza', dobbiamo seguire Gesù e la sua croce"

Nell’Udienza generale di oggi, il Santo Padre ricorda il senso della Quaresima, cammino faticoso ma di “speranza”

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Quaresima tempo di conversione. A noi cristiani è richiesto di metterci sui passi di Gesù ed attraversare insieme a Lui il deserto, per poi raggiungere la Pasqua di resurrezione.
Nell’Udienza generale di stamattina, 1° marzo 2017, mercoledì delle ceneri, Papa Francesco invita i fedeli ad entrare nel periodo di Quaresima con il giusto approccio. La Quaresima – ricorda – “è stata istituita nella Chiesa come tempo di preparazione alla Pasqua, e dunque tutto il senso di questo periodo di quaranta giorni prende luce dal mistero pasquale verso il quale è orientato”.
L’immagine proposta dal Pontefice è quella del “Signore Risorto che ci chiama ad uscire dalle nostre tenebre, e noi ci mettiamo in cammino verso di Lui, che è la Luce”.
Si tratta sì di “un periodo di penitenza, anche di mortificazione”, ma – precisa il Papa – “non fine a se stesso, bensì finalizzato a farci risorgere con Cristo, a rinnovare la nostra identità battesimale, cioè a rinascere nuovamente ‘dall’alto’, dall’amore di Dio”. La Quaresima va dunque considerato un tempo “di speranza”.
A tal proposito il Santo Padre ha ricordato l’episodio biblico dell’Esodo. Ricorda che dura simbolicamente 40 anni, “cioè il tempo di vita di una generazione”.
Una generazione che – commenta – “di fronte alle prove del cammino, è sempre tentata di rimpiangere l’Egitto e di tornare indietro”; anche “tutti noi – commenta – conosciamo la tentazione di tornare indietro, tutti”.
Il Signore rimane però fedele agli israeliti guidati da Mosè e loro arrivano alla Terra promessa. Francesco definisce l’Esodo “un’uscita dalla schiavitù alla libertà”. “E questi 40 giorni – aggiunge, riferendosi alla Quaresima – sono anche per noi un’uscita dal peccato e un cammino verso il Signore. Ogni passo, ogni fatica, ogni prova, ogni caduta e ogni ripresa, tutto ha senso solo all’interno del disegno di salvezza di Dio, che vuole per il suo popolo la vita e non la morte, la gioia e non il dolore”.
Dunque “la Pasqua di Gesù è il suo esodo, con il quale Egli ci ha aperto la via per giungere alla vita piena, eterna e beata”. Il Vescovo di Roma ricorda che Gesù per aprire questa via di salvezza, “ha dovuto spogliarsi della sua gloria, umiliarsi, farsi obbediente fino alla morte e alla morte di croce”. E afferma che “aprirci la strada alla vita eterna gli è costato tutto il suo sangue, e grazie a Lui noi siamo salvati dalla schiavitù del peccato”.
“Ma questo – soggiunge Bergoglio – non vuol dire che Lui ha fatto tutto e noi non dobbiamo fare nulla, che Lui è passato attraverso la croce e noi ‘andiamo in paradiso in carrozza’. No, non vuol dire questo. Non è così. La nostra salvezza è certamente dono suo, ma, poiché è una storia d’amore, richiede amore, richiede il nostro “sì” e la nostra partecipazione, come ci dimostra la nostra Madre Maria e dopo di lei tutti i santi”.
Pertanto la Quaresima “vive di questa dinamica”, per cui “Cristo ci precede con il suo esodo, e noi attraversiamo il deserto grazie a Lui e dietro di Lui”. Il Papa ricorda che “Lui è tentato per noi, e ha vinto il Tentatore per noi, ma anche noi dobbiamo con Lui affrontare le tentazioni e superarle. Lui ci dona l’acqua viva del suo Spirito, e a noi spetta attingere alla sua fonte e bere, nei Sacramenti, nella preghiera, nell’adorazione; Lui è la luce che vince le tenebre, e a noi è chiesto di alimentare la piccola fiamma che ci è stata affidata nel giorno del nostro Battesimo”.
È un strada “impegnativa”, ma è giusto che sia così – ammonisce il Pontefice – perché “l’amore è impegnativo”, ma “un cammino pieno di speranza”. E aggiunge: “La fatica di attraversare il deserto – tutte le prove, le tentazioni, leillusioni, i miraggi… –, tutto questo vale a forgiare una speranza forte, salda, sul modello di quella della Vergine Maria, che in mezzo alle tenebre della passione e della morte del suo Figlio continuò a credere e a sperare nella sua risurrezione, nella vittoria dell’amore di Dio”.

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Federico Cenci

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