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Papa: "L'Europa non è chiamata a difendere spazi, ma ad offrire speranze di vita"

Messaggio di Francesco ai partecipanti all’incontro Ccee sulle Opere di Misericordia, avviato ieri a Sarajevo

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“Continuo a sognare un nuovo umanesimo europeo, cui servono memoria, coraggio, sana e umana utopia. In questo cammino di umanizzazione, l’Europa, culla dei diritti e delle civiltà, è chiamata non tanto a difendere degli spazi, ma ad essere una madre generatrice di processi, quindi feconda, perché rispetta la vita e offre speranze di vita”.
È il desiderio espresso da Papa Francesco nel messaggio inviato ai partecipanti dell’incontro Ccee sulle Opere di Misericordia avviato ieri a Sarajevo fino al 18 settembre. Rivolgendosi al cardinale Péter Erdő, presidente del Ccee, il Santo Padre plaude alla “importante assise” che “ricorda a tutti i credenti la sollecitudine verso quanti si trovano nel bisogno: poveri migranti, rifugiati, carcerati, disoccupati, malati nel corpo e nello spirito”.
Poi ricorda il contributo della Chiesa, “madre premurosa” per la “rinascita dell’Europa”. Essa, scrive, “si sforza di andare incontro con amore alle ferite dell’umanità per risanarle col balsamo della misericordia divina”. Pertanto, il Papa incoraggia i rappresentanti dell’episcopato europeo “a coinvolgere sempre più le vostre comunità e le diverse realtà caritative e assistenziali nell’impegno ad annunciare il Vangelo a quanti hanno smarrito per varie cause l’orientamento della loro vita”.
Di qui anche l’esortazione “ad individuare strade e percorsi nuovi per garantire a quanti vivono o giungono in Europa le capacità di integrazione, dialogo e rinascita per diventare un’unica famiglia di popoli”. Affinché “si costruiscano ponti e si abbattano muri di separazione”.
                              

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ZENIT Staff

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