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Papa: "La Chiesa non esclude nessuno. È per tutti, anche per i cattivi"

Nell’Udienza generale, Francesco ricorda la vicenda dei due ladroni al fianco di Gesù sulla croce e afferma: “Il Giubileo è un tempo di grazia e misericordia per chiunque”

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Buoni o cattivi, non importa: “La Chiesa è per tutti, non esclude nessuno”. Nella catechesi dell’udienza generale di oggi, in piazza San Pietro, Francesco torna su uno dei temi a lui più cari: il perdono di Dio. Un perdono che investe come un fiume di grazia e misericordia chiunque, senza distinzioni di virtù o di peccato.

“La Chiesa non è soltanto per i buoni o per quelli che sembrano che o si credono buoni, la Chiesa è per tutti, anche preferibilmente per i cattivi”, afferma il Pontefice a braccio. Ricordando che soprattutto questo Giubileo, ormai agli sgoccioli, è “un tempo di grazia e di misericordia per tutti, buoni e cattivi, quelli che sono in salute e quelli che soffrono”.

Proprio questo tempo di grazia per la Chiesa ci ricorda che “nulla ci può separare dall’amore di Cristo!”, afferma il Papa richiamando San Paolo. Si rivolge quindi “a chi è inchiodato su un letto di ospedale, a chi vive chiuso in una prigione, a quanti sono intrappolati dalle guerre” e dice loro: “Guardate il Crocifisso; Dio è con voi, rimane con voi sulla croce e a tutti si offre come Salvatore. Lui ci accompagna, tutti noi, a voi che soffrite tanto, crocifisso per voi, per noi, per tutti. Lasciate che la forza del Vangelo penetri nel vostro cuore e vi consoli, vi dia speranza e l’intima certezza che nessuno è escluso dal suo perdono”.

Quel perdono che ha avuto la sua massima espressione nella Croce, da dove il Figlio di Dio grida durante la Passione: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”. “Non sono soltanto parole, perché diventano un atto concreto nel perdono offerto al ‘buon ladrone’”, spiega il Pontefice.

La sua attenzione si sposta infatti sulle figure dei due malfattori inchiodati alla destra e alla sinistra del Messia, al quale si rivolgono “con due atteggiamenti opposti”, come racconta San Luca. “Il primo lo insulta, come fanno i capi del popolo, ma spinto dalla disperazione: ‘Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!’”.

È un grido che testimonia “l’angoscia dell’uomo di fronte al mistero della morte e la tragica consapevolezza che solo Dio può essere la risposta liberatrice”, sottolinea il Papa; perciò “è impensabile che il Messia, l’inviato di Dio, possa stare sulla croce senza far nulla per salvarsi”.

Nessuno capiva che è proprio da quel legno che è scaturita la salvezza: “Gesù ci ha salvati rimanendo sulla croce. E tutti noi sappiamo che non è facile rimanere sulla croce, sulle piccole croci di ogni giorno”, afferma il Pontefice a braccio. “Lui, in questa grande croce, in questa grande sofferenza, è rimasto così. E lì ci ha salvato, lì ci ha salvato la sua onnipotenza. E lì ci ha perdonato. Lì si compie la sua donazione d’amore e scaturisce per sempre la nostra salvezza”.

Morendo in croce, innocente tra due criminali, “Egli attesta che la salvezza di Dio può raggiungere qualunque uomo in qualunque condizione, anche la più negativa e dolorosa”. “Ma voi – aggiunge il Papa a braccio – potete domandarmi: ‘Ma mi dica, Padre, quello che ha fatto le cose più brutte nella vita, ha possibilità di essere perdonato?’. ‘Sì! Sì: nessuno è escluso dal perdono di Dio. Soltanto che si avvicini a Gesù, pentito e con la voglia di essere abbracciato’”.

Esattamente come ha fatto il cosiddetto “buon ladrone”, le cui parole “sono un meraviglioso modello di pentimento”, osserva il Papa, “una catechesi concentrata per imparare a chiedere perdono a Gesù” a partire da un elemento fondamentale: “il timore di Dio”. Che non è “la paura di Dio”, precisa Bergoglio, “ma quel rispetto filiale che si deve a Dio perché è Dio”.

“Il buon ladrone richiama l’atteggiamento fondamentale che apre alla fiducia in Dio: la consapevolezza della sua onnipotenza e della sua infinita bontà”, evidenzia Francesco. “È questo rispetto fiducioso che aiuta a fare spazio a Dio e ad affidarsi alla sua misericordia, anche nel buio più fitto”.

Dunque Gesù “è lì sulla croce per stare con i colpevoli: attraverso questa vicinanza, Egli offre loro la salvezza. Ciò che è scandalo per i capi e per il primo ladrone, per questo invece è fondamento della sua fede”. E così l’impensabile accade: “Il buon ladrone diventa testimone della Grazia”; “i suoi occhi contemplano nel Crocifisso l’amore di Dio per lui”, un “povero peccatore” che invoca aiuto e chiama Gesù per nome, “con confidenza”, certo che “il Signore salva”.

“Quell’uomo chiede a Gesù di ricordarsi di lui. Quanta tenerezza in questa espressione, quanta umanità!”, osserva Papa Francesco. E a braccio: “È vero, era un ladro. Aveva rubato tutta la vita. Ma alla fine, pentito di quello che aveva fatto, guardando Gesù così buono e misericordioso è riuscito a rubarsi il cielo: è un bravo ladro, questo!”.

Egli esemplifica “il bisogno dell’essere umano di non essere abbandonato, che Dio gli sia sempre vicino. In questo modo un condannato a morte diventa modello del cristiano che si affida a Gesù; e anche modello della Chiesa che nella liturgia tante volte invoca il Signore dicendo: ‘Ricordati… Ricordati del tuo amore…’”.

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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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