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Papa: "I 'forti' hanno il dovere di aiutare i deboli"

Nell’Udienza generale di oggi, Francesco ha sottolineato che “la speranza cristiana si traduce in servizio per gli altri”

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Perseveranza e consolazione. È intorno a questi due concetti presenti nella Lettera ai Romani di San Paolo, che si è snodata la catechesi di Papa Francesco pronunciata oggi, 22 marzo 2017, nel corso dell’Udienza generale in Piazza San Pietro.
Il Pontefice sottolinea che l’Apostolo di Tarso parla di un Dio di “perseveranza e consolazione”, il quale “rimane sempre fedele al suo amore per noi e che si prende cura di noi, ricoprendo le nostre ferite con la carezza della sua bontà e della sua misericordia”.
In tale prospettiva – rileva il Vescovo di Roma – si comprende anche l’affermazione iniziale di San Paolo: “Noi, che siamo i forti, abbiamo il dovere di portare le infermità dei deboli, senza compiacere noi stessi”.
Nella logica del Vangelo – sottolinea Bergoglio – questa affermazione è tutt’altro che “presuntuosa”. Essa testimonia che “chi sperimenta nella propria vita l’amore fedele di Dio e la sua consolazione è in grado, anzi, in dovere di stare vicino ai fratelli più deboli e farsi carico delle loro fragilità”. Ecco allora che “se noi siamo vicini al Signore avremo quella fortezza per essere vicini a chi ha bisogno”, senza “autocompiacimento”, ma “sentendosi semplicemente come un ‘canale’ che trasmette i doni del Signore”.
Così si diventa “seminatori di speranza”. Il Santo Padre vede in questo atteggiamento di solidarietà l’antidoto a una comunità “in cui alcuni sono di ‘serie A’, cioè i forti, e altri di ‘serie B’, cioè i deboli”. Infatti “la Parola di Dio alimenta una speranza che si traduce concretamente in condivisione, in servizio reciproco”.
Del resto – ha continuato – “anche chi è ‘forte’ si trova prima o poi a sperimentare la fragilità e ad avere bisogno del conforto degli altri; e viceversa nella debolezza si può sempre offrire un sorriso o una mano al fratello in difficoltà”.
Questa comunità basata sull’assistenza reciproca è possibile però – ha aggiunto il Papa – “se si mette al centro Cristo e la sua Parola” perché “Lui è il forte, è colui che ci da la fortezza, la speranza, la consolazione”. “È Lui, solo Lui – ha ribadito – il ‘fratello forte’ che si prende cura di ognuno di noi: tutti infatti abbiamo bisogno di essere caricati sulle spalle dal Buon Pastore e di sentirci avvolti dal suo sguardo tenero e premuroso”.
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Qui il testo integrale della catechesi di Papa Francesco.

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Federico Cenci

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