Santa Marta, 9 maggio 2017 / © PHOTO.VA - OSSERVATORE ROMANO

Papa Francesco: memoria, preghiera e missione

Omelia nella Casa Santa Marta, venerdì 26 maggio 2017

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Nella sua omelia nella cappella di Santa Marta, riportata dalla Radio Vaticana, papa Francesco si è soffermato venerdì 26 maggio 2017 su tre parole, che costituiscono altrettanti punti di riferimento sul cammino del battezzato: memoria, preghiera e missione. Sono — ha detto il Pontefice — “la topografia dello spirito cristiano”.
Alla prima parola, “memoria”, Francesco ha collegato subito il termine “Galilea”, vale a dire il luogo dove è avvenuto il primo incontro tra Gesù e i suoi discepoli.
“Ognuno di noi ha la propria Galilea”, cioè quel luogo dove il Signore si è manifestato per la prima volta nella nostra vita, ha spiegato il Papa, che ha ricordato ai presenti che “per essere un buon cristiano è necessario sempre avere la memoria del primo incontro con Gesù o dei successivi incontri”.
La parola numero due è “preghiera”, alla quale il Papa unisce il termine “Cielo”. Infatti, quando Gesù è salito in Cielo, così ha spiegato Francesco, si è separato “fisicamente da noi”, rimanendo però “sempre collegato con noi per intercedere per noi”.
Occorre perciò “chiedere la grazia di contemplare il Cielo, la grazia della preghiera, il rapporto con Gesù nella preghiera che in questo momento ci ascolta, è con noi”, ha sottolineato papa Francesco.
Poi la terza e ultima parola: “missione”, o meglio il binomio “missione-mondo”. Infatti, prima di ascendere al cielo, Gesù affida ai suoi un compito, una missione precisa: “Andate nel mondo e fate discepoli”.
Secondo queste tre coordinate il battezzato si deve muovere, ha spiegato il Papa, ovvero deve “chiedere la grazia della memoria”, poi “guardare il Cielo” e infine “andare in missione”.
Facendo questo, la nostra vita da battezzato sarà bella e gioiosa, ha suggerito il Pontefice, ricordando le ultime parole del Vangelo di oggi (Giovanni 16,20-23), ovvero che nessuno potrà toglierci la nostra gioia. “Nessuno”, ha ribadito il Papa, perché “ho la memoria dell’incontro con Gesù, ho la certezza che Gesù è in Cielo in questo momento e intercede per me, è con me, e io prego e ho il coraggio di dire, di uscire da me e dire agli altri e dare testimonianza con la mia vita che il Signore è risorto, è vivo”.

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Paul De Maeyer

Schoten, Belgio (1958). Laurea in Storia antica / Baccalaureato in Filosofia / Baccalaureato in Storia e Letteratura di Bisanzio e delle Chiese Orientali.

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