Papa Francesco dona 150.000 dollari alle popolazioni filippine colpite dal tifone

Circa 10.000 i morti nell’isola di Leyte, e 300 nell’isola di Samar. Numerosi gli aiuti internazionali alle popolazioni dei paesi devastati. In prima fila, la CEI e la Caritas locale e internazionale

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150.000 dollari. È quanto stanziato da Papa Francesco, attraverso il Pontificio Consiglio Cor Unum, per i bisogni di prima emergenza della popolazione filippina, colpita nei giorni scorsi dal devastante tifone Haiyan. Lo ha comunicato oggi la Sala Stampa vaticana, informando che tale somma “verrà ripartita attraverso la Chiesa locale nelle regioni maggiormente toccate dalla calamità” e “sarà impiegata a sostegno delle opere di assistenza svolte in favore degli sfollati e degli alluvionati”. Il primo contributo del Santo Padre – aggiunge la nota – “vuole essere una prima e immediata espressione concreta dei sentimenti di spirituale vicinanza e paterno incoraggiamento del Sommo Pontefice nei confronti delle persone e dei territori devastati dalle inondazioni”.

Già ieri Bergoglio, dopo l’Angelus in piazza San Pietro, aveva esortato i numerosi fedeli presenti a pregare in silenzio per i fratelli e le sorelle colpite dal tremendo tifone, dicendo anche di far giungere loro “il nostro aiuto concreto”. Sempre ieri, ha inviato poi espresso il suo cordoglio al presidente filippino Benigno Aquino, in un telegramma a firma del segretario di Stato, mons. Pietro Parolin. Nel testo, il Pontefice si è detto “profondamente addolorato per la distruzione e la perdita di vite umane”. Ha poi assicurato la sua vicinanza a “tutte le persone colpite dal tifone” e a “coloro che piangono la perdita dei loro cari” o “che hanno perso le loro case”. Inoltre, il Santo Padre ha incoraggiato le autorità civili e i soccorritori a fare tutto il possibile per il Paese e invocato la benedizione di Dio affinché dia “forza e consolazione alla Nazione”. 

Da parte sua, la CEI non ha esitato a mettere mano ai fondi derivanti dall’otto per mille, donando tre milioni di euro. E’ fondamentale, infatti, fornire ora “un aiuto concreto e immediato”, come ha sottolineato don Francesco Soddu, direttore di Caritas italiana, la quale ha donato centomila euro. L’associazione sta inoltre promuovendo una colletta di solidarietà per sostenere gli interventi di emergenza e il percorso di ricostruzione che sta svolgendo la Chiesa locale attraverso le parrocchie, le scuole, le associazioni e le altre istituzioni cattoliche. 

Il direttore di Caritas Filippine – Nassa, Padre Edwin Gariguez, in contatto con le équipes delle Caritas Diocesane, ha riferito alla rete internazionale Caritas che “Haiyan è il più forte e devastante tifone che abbia mai colpito il Paese”. “Caritas Filippine – ha aggiunto – sta inviando localmente ulteriori aiuti umanitari e operatori specializzati, oltre a quelli già attivi, per raggiungere le zone più gravemente colpite e più remote”. Migliaia di persone sono, quindi, già ospitate presso Istituti, Parrocchie e strutture Caritas, e ad altre 8.000 persone verranno forniti brevemente generi di prima necessità.

Secondo le ultime stime, quasi 4 milioni di bambini potrebbero essere stati colpiti dal disastro. L’Unicef quindi sta accelerando l’invio di aiuti d’emergenza e ha approntato una raccolta fondi. Anche Medici Senza Frontiere è attivo: a Cebu è giunta già una prima equipe, mentre 200 tonnellate di materiali medico-logistici saranno spediti nei prossimi giorni.

Nella tragica classifica delle zone colpite dal tifone, al primo posto c’è l’isola di Leyte che conta finora 10mila morti, su 200mila abitanti. Sono 300, invece, i decessi stimati nell’isola di Samar, e circa 2000 i dispersi. Tuttavia appare ora impossibile effettuare una conta anche approssimativa delle vittime, come pure un bilancio dei danni, secondo quanto dichiarato dal sindaco di Leyte durante la sua visita a Tacloban, città simbolo della catastrofe, che ha dichiarato lo stato d’emergenza. Solo ieri sono stati rinvenuti 500 cadaveri raccolti negli hangar semidistrutti dell’aeroporto dell’isola.

Alcuni centri abitati sono stati completamente rasi al suolo, così come le piccole comunità sparse sulla costa o all’interno della regione centrale filippina: il gruppo di grandi isole “Visayas”, già recentemente colpita da un grave terremoto nell’isola di Bohol. Quest’ultima è infatti la zona più a rischio sia dal punto di vista della vulnerabilità alle frequenti tempeste tropicali, sia per la scarsa qualità delle abitazioni.Secondo le previsioni, il tifone Haiyan minaccia ora di colpire altri paesi, come il Vietnam e il Laos, ma sembra nelle ultime ore aver fortunatamente esaurito la sua forza.

Alla tragedia – riferisce la Radio Vaticana – si è inoltre aggiunta la preoccupazione per i continui saccheggi da parte di profittatori o da alcuni abitanti del luogo esasperati dalla mancanza di cibo, acqua potabile, elettricità e addirittura medicinali essenziali. La devastazione – informa ancora l’emittente – ha distrutto poi le infrastrutture della regione, già precarie, rendendo inagibili gli scali aerei e i porti. Il che rende ancora più complicato far filtrare i soccorsi verso l’interno. Tanto che gli ampi aiuti internazionali – come dichiarato da Unione Europea, Stati Uniti, Gran Bretagna, Australia, Canada, Giappone – e un gran numero di organizzazioni internazionali rischiano di accumularsi nei magazzini degli aeroporti di Manila o Cebu.

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ZENIT Staff

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