Papa Francesco: dal pranzo della concordia alla cena dell'Agnello

Il cibarsi di Eucarestia ci fa essere come Cristo

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E’ oramai noto a tutti che il film preferito di Papa Francesco è Il Pranzo di Babette.

Non tutti sanno, invece, che nel conclave del 2005 il card. Bergoglio, nel corso di un pranzo che di certo non si sarà dimenticato, chiese ai confratelli porporati di votare per colui che sarebbe diventato nel giro di poche ore Benedetto XVI. Bergoglio avrebbe potuto diventare Papa già allora. Un lungo testa a testa tra il card. Ratzinger ed il cardinale argentino, sul quale convergevano i voti di coloro che non avrebbero voluto un “curiale”, rischiava di generare un’impasse. Forse il card. Bergoglio si sarà ricordato a quel punto del buon cuore della protagonista “Babette” che grazie a un pranzo fa superare le discordie che dividevano gli invitati.

Dopo otto anni da allora, nessuno poteva lontanamente immaginare che proprio Benedetto XVI avrebbe “ricambiato il favore” col suo atto di rinuncia.

La magnanimità, la generosità di cuore, paga sempre. E’ questa un’ulteriore lezione offertaci da un conclave dal quale tutta le chiesa ne esce arricchita.

«Un artista non è mai povero» è una delle ultime battute di Babette nella trama del film.

Se artista è sinonimo di creativo in un’arte figurativa e performativa, la carrellata di segni che accompagnano i primi passi del pontificato di Francesco sono eloquenti tessere di un mosaico che progressivamente sveleranno l’opera d’arte che il nuovo pontefice vuole realizzare nella Chiesa con l’aiuto dello Spirito Santo che ha insistentemente invocato ed evocato nel discorso di ringraziamento e di congedo con tutti i cardinali il 15 marzo scorso.

Chissà quante volte Jorge Mario Bergoglio avrà pensato al suo nome che veniva pronunciato più volte, a voce alta, per un secondo Conclave, nella Cappella Sistina. 

Quello spazio sacro è diventato più volte come il “Cenacolo di Gerusalemme”, dove lo Spirito Santo discese sulla Vergine Maria e gli apostoli riuniti in preghiera il giorno della Pentecoste.

Gli incontri dei cardinali per l’elezione del successore di S. Pietro ricordano il famoso pranzo dell’incontro, quello delle nozze di Cana che sancì nella vita pubblica di Gesù il suo primo miracolo.

“Come il buon vino, che con gli anni diventa più buono, doniamo ai giovani la sapienza della vita” ha detto Francesco nel suo discorso ai cardinali.

Dal pranzo alla cena la Bibbia ci ricorda attraverso Giovanni e Luca la “Lavanda dei piedi” e “L’Istituzione dell’Eucarestia”.

Forse la cena di sera, nel preludio della Passione, si può considerare il momento buio del pessimismo e dello scoraggiamento che il Papa ha invitato a mettere al bando –  sempre in questo discorso ai cardinali – “con la ferma certezza che lo Spirito Santo dona alla Chiesa, con il suo soffio possente, il coraggio di perseverare e anche di cercare nuovi metodi di evangelizzazione – cioè di Buona Novella, di ottimismo –  per portare il Vangelo fino agli estremi confini della terra (cfr At 1,8)”.

Se Feuerbach proclamava che l’uomo è ciò che mangia per sostenere un materialismo radicale e anti-idealistico, noi cristiani, per la sua buona pace, sosteniamo che il cibarsi di Eucarestia ci fa essere come Cristo.

L’ultimo libro della Bibbia, l’Apocalisse, ci parla di un banchetto escatologico.

“Beati gli invitati al banchetto delle nozze dell’ Agnello!” (Ap 19,9)

E’ sicuramente a questo convivio finale che, tra pranzi e cene che decidono o festeggiano un papa, avrà pensato Francesco quando ha detto ai signori cardinali arricchiti dall’esperienza di questi giorni, così carichi di fede e di comunione ecclesiale, che tutto questo “è un riverbero del fulgore di Cristo Risorto: un giorno guarderemo quel volto bellissimo del Cristo Risorto!”

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Alfonso Maria Bruno

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