Cartagena, angelus, 10 settembre 2017 / © PHOTO.VA - OSSERVATORE ROMANO

Papa Francesco: Chiamare Dio come garante dei propri peccati e crimini è bestemmia

Udienza ai partecipanti alla Conferenza “Tackling violence committed in the name of religion”

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Alle ore 9.30 di questa mattina, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza i partecipanti alla Conferenza “Tackling violence committed in the name of religion”.
Riportiamo di seguito il discorso che il Santo Padre Francesco ha rivolto ai presenti all’incontro:
Cari amici, vi do il benvenuto e vi ringrazio per la vostra presenza. È molto significativo che i responsabili politici e i capi religiosi si incontrino e discutano tra loro su come contrastare la violenza commessa in nome della religione. Vorrei qui richiamare quanto ho avuto modo di dire in diverse circostanze, particolarmente in occasione del mio viaggio in Egitto: «Dio, amante della vita, non cessa di amare l’uomo e per questo lo esorta a contrastare la via della violenza. Ad attuare questo imperativo sono chiamate, anzitutto e oggi in particolare, le religioni, perché, mentre ci troviamo nell’urgente bisogno dell’Assoluto, è imprescindibile escludere qualsiasi assolutizzazione che giustifichi forme di violenza. La violenza, infatti, è la negazione di ogni autentica religiosità. Siamo tenuti a denunciare le violazioni contro la dignità umana e contro i diritti umani, a portare alla luce i tentativi di giustificare ogni forma di odio in nome della religione e a condannarli come falsificazione idolatrica di Dio» (Discorso alla Conferenza Internazionale per la Pace, Al-Azhar Conference Centre, Il Cairo, 28 aprile 2017). La violenza propagandata e attuata in nome della religione non può che attirare discredito verso la religione stessa; come tale, dovrebbe essere condannata da tutti e, con speciale convinzione, dall’uomo autenticamente religioso, il quale sa che Dio è soltanto bontà, amore, compassione, e che in Lui non può esserci spazio per l’odio, il rancore e la vendetta. La persona religiosa sa che una delle più grandi bestemmie è chiamare Dio come garante dei propri peccati e crimini, di chiamarlo a giustificare l’omicidio, la strage, la riduzione in schiavitù, lo sfruttamento in ogni sua forma, l’oppressione e la persecuzione di persone e di intere popolazioni. La persona religiosa sa che Dio è il Santo e che nessuno può pretendere di appellarsi al suo nome per compiere il male. Ogni leader religioso è chiamato a smascherare qualsiasi tentativo di manipolare Dio per scopi che nulla hanno a che vedere con Lui e la sua gloria. Bisogna mostrare, senza stancarsi, che ogni vita umana ha in sé stessa carattere sacro, merita rispetto, considerazione, compassione, solidarietà, a prescindere dall’etnia, dalla religione, dalla cultura, dall’orientamento ideologico o politico. L’appartenenza a una determinata religione non dà nessuna dignità o diritti supplementari a chi vi aderisce, così come la non appartenenza non ne toglie né diminuisce. Occorre perciò impegnarsi insieme, leader politici e responsabili religiosi, insegnanti e operatori dell’educazione, della formazione e dell’informazione, per avvertire chiunque venisse tentato da forme perverse di religiosità traviata, che esse nulla hanno a che vedere con la testimonianza di una religione degna di questo nome. Questo aiuterà quanti con buona volontà cercano Dio ad incontrarlo veramente, ad incontrare Colui che libera dalla paura, dall’odio e dalla violenza, che desidera servirsi della creatività e delle energie di ciascuno per diffondere il suo disegno d’amore e di pace rivolto a tutti.
Gentili Signore e Signori, esprimo nuovamente il mio apprezzamento per la vostra volontà di riflessione e di dialogo su un tema così drammaticamente importante, e per aver dato così un qualificato contributo alla crescita della cultura della pace fondata sempre sulla verità e sull’amore. Dio benedica voi e il vostro lavoro. Grazie.

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ZENIT Staff

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