Udienza ai Membri della Commissione mista Internazionale per il dialogo teologico tra la Chiesa Cattolica e le Chiese Ortodosse Orientali @ Servizio Fotografico - L'Osservatore Romano

Papa: "Basta persecuzioni! Prego per le vittime di rapimenti crudeli"

Francesco riceve le Chiese Ortodosse orientali della commissione mista: “L’estremismo fondamentalista si radica nell’ingiustizia”

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«Se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme». Papa Francesco cita San Paolo per esprimere il suo dolore per le Chiese nel mondo quotidianamente costrette ad assistere “all’imperversare della violenza e ad atti terribili, perpetrati dall’estremismo fondamentalista”. “Queste vostre sofferenze sono le nostre sofferenze”, assicura Bergoglio ai membri della Commissione mista Internazionale per il dialogo teologico tra Chiesa Cattolica e Chiese Ortodosse Orientali, ricevuti stamattina in udienza.

Si unisce quindi alla loro preghiera per invocare “la fine dei conflitti e la vicinanza di Dio per le popolazioni provate, specialmente per i bambini, i malati e gli anziani”. In modo particolare, il Papa rivolge un pensiero ai vescovi, sacerdoti, consacrati e fedeli, “vittime di rapimenti crudeli”, e tutti coloro “che sono stati presi in ostaggio o ridotti in schiavitù”. Un riferimento chiaro, per quanto implicito, al sequestro del gesuita Paolo Dall’Oglio, sparito in Siria a fine luglio 2013, o a quello dell’arcivescovo greco-ortodosso di Aleppo, Paul Yazigi, e l’arcivescovo siriaco ortodosso Yohanna Ibrahim, rapiti fra il 22 e il 23 aprile dello stesso anno.

Situazioni di così “tragica sofferenza” – denuncia il Papa – si radicano più facilmente “in contesti di povertà, ingiustizia ed esclusione sociale, dovute anche all’instabilità generata da interessi di parte, spesso esterni, e da conflitti precedenti, che hanno prodotto condizioni di vita miserevoli, deserti culturali e spirituali nei quali è facile manipolare e istigare all’odio”. “Ogni giorno le vostre Chiese sono vicine alla sofferenza, chiamate a seminare concordia e a ricostruire pazientemente la speranza, confortando con la pace che viene dal Signore, una pace che insieme siamo tenuti a offrire a un mondo ferito e lacerato”, afferma il Papa.

“Insieme”, Francesco auspica anche che si possa proseguire “il cammino verso quel giorno tanto atteso in cui avremo la grazia di celebrare il Sacrificio del Signore allo stesso altare, come segno della comunione ecclesiale pienamente ristabilita”. In tal senso, incoraggia il lavoro della Commissione, sorta nel 2003, nella speranza “che la vostra opera possa indicare vie preziose al nostro percorso”. A monte c’è sempre una certezza che è quella che proclamava l’Apostolo Paolo: cattolici e ortodossi orientali “siamo stati battezzati mediante un solo Spirito e apparteniamo a un solo corpo”.

Bergoglio indica dunque l’esempio di “tanti nostri martiri e santi, che hanno dato coraggiosa testimonianza a Cristo” affinché possano essere “di forte sostegno alle comunità”. Essi, sottolinea, “ci rivelano il cuore della nostra fede, che non consiste in un generico messaggio di pace e di riconciliazione, ma in Gesù stesso, crocifisso e risorto”.

Come suoi discepoli “siamo chiamati a testimoniare ovunque, con fortezza cristiana, il suo amore umile che riconcilia l’uomo di ogni tempo”. Specie “laddove violenza chiama violenza e violenza semina morte”, la risposta “è il puro fermento del Vangelo, che, senza prestarsi alle logiche della forza, fa sorgere frutti di vita anche dalla terra arida e albe di speranza dopo le notti del terrore”.

I martiri, evidenzia ancora Papa Francesco, sono anche il punto di riferimento per il cammino verso la piena unità. “E noi cosa aspettiamo?”, ha aggiunto a braccio. Essi “ci indicano la via: quante volte il sacrificio della vita ha portato i cristiani, altrimenti divisi in molte cose, ad essere uniti. Martiri e santi di tutte le tradizioni ecclesiali sono già in Cristo una sola cosa”.

E la loro vita, sacrificata “per amore in terra”, chiama alla comunione e “a camminare più speditamente sulla strada verso la piena unità”. “Come nella Chiesa primitiva il sangue dei martiri fu seme di nuovi cristiani – assicura il Papa – così oggi il sangue di tanti martiri sia seme di unità fra i credenti, segno e strumento di un avvenire in comunione e in pace”.

Francesco ha ringraziato la commissione, guidata dal metropolita Nicola Bishoy, per il dono ricevuto: un’icona di Maria che ha definito “significativa, per essere grembo del sangue di Cristo”. Poi ha concluso il suo discorso dicendo ai capi delle Chiese ortodosse orientali: “Se a voi sembra bene, ognuno nella propria lingua, possiamo pregare il Padre Nostro insieme”.

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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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