Gendarmi vaticani / ZENIT - HSM, CC BY-NC-SA

Papa ai gendarmi: "Promuovete l'onestà. Non fatevi tentare da chi vuole comprarvi"

Nella Messa per i 200 anni della Gendarmeria vaticana, Francesco denuncia i truffatori di oggi che “calpestano i poveri con grandi industrie del lavoro schiavo”

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Lo sfruttatore, il truffatore, l’uomo fedele. Intorno a queste tre figure, presentate nelle Letture bibliche di questa domenica, Papa Francesco muove la sua omelia della Messa celebrata in Basilica vaticana, in occasione del 200° anniversario del Corpo della Gendarmeria. È questo il corpo di polizia, dipendente dalla Direzione dei servizi di sicurezza e protezione civile, preposto a garantire la pubblica sicurezza e l’ordine pubblico, nonché a svolgere le funzioni di intelligence, di polizia di frontiera, giudiziaria e della circolazione stradale nel territorio dello Stato della Città del Vaticano e nelle sue pertinenze extraterritoriali.
Riconosciuti come gli “angeli del Papa”, oggi sono riuniti tutti in Basilica con le loro inconfondibili divise, guidati dal comandate Gian Domenico Giani. Ringraziandoli per il loro servizio lungo due secoli, il Papa li esorta a “difendere e promuovere l’onestà” per “evitare che si facciano le cose brutte” che fanno gli sfruttatori e i truffatori, i quali possiedono oggi le grandi industrie del lavoro schiavo e, senza alcun interesse se non quello della ricchezza, arrivano a “calpestare i poveri”.
“A me colpisce come la corruzione è pervasa dappertutto” osserva Bergoglio parlando a braccio; ancora una volta riverbera la sua vigorosa condanna contro ogni stile di vita che pone al centro il dio denaro, a scapito della persona umana.  Il truffatore è un “uomo che non ha fedeltà”, sottolinea il Papa. Ce ne parla il Vangelo con la parabola dell’amministratore disonesto: “Come è arrivato questo amministratore al punto di truffare, di rubare al suo padrone?” domanda, “da un giorno all’altro? No. A poco a poco. Magari elargendo un giorno una mancia qui, l’altro giorno una tangente là, e così a poco a poco si arriva alla corruzione”.
Il truffatore è infatti un uomo che “ama le tangenti, gli accordi bui, quegli che si fanno nel buio, e il peggio di tutto è che lui crede di essere onesto”. Per lui “i soldi, le ricchezze sono un idolo”, non gli importa come dice il profeta di “calpestare i poveri”. Queste figure bibliche Francesco le identifica con quelle più moderne dei proprietari delle grandi “industrie del lavoro schiavo”, visto che “oggi nel mondo il lavoro schiavo è uno stile di gestire”, osserva.
Nella parabola, commenta poi il Papa, il padrone loda l’amministratore disonesto per la sua furbizia. “Ma questa – evidenzia – è una furbizia tutta mondana e fortemente peccatrice”. Esiste invece “una furbizia cristiana, di fare le cose con scaltrezza, ma non con lo spirito del mondo, onestamente”. Che, in sostanza, è quello che dice Gesù quando invita ad essere astuti come i serpenti e semplici come le colombe. “Mettere insieme queste due dimensioni è una grazia dello Spirito Santo, una grazia che dobbiamo chiedere”, sottolinea Papa Francesco.
Passa quindi in rassegna l’altra figura, quella dello sfruttatore descritta nella prima lettura del profeta Amos. Egli è “una persona presa da una forma maniacale di guadagno, fino al punto di provare fastidio e insofferenza verso i giorni liturgici di riposo, perché spezzano il ritmo frenetico del commercio. La sua unica divinità è il denaro, e il suo agire è dominato dalla frode e dallo sfruttamento. A farne le spese sono soprattutto i poveri e gli indigenti, ridotti in schiavitù e il cui prezzo è uguale a quello di un paio di sandali. Purtroppo – osserva il Santo Padre – è un tipo umano che si ritrova in ogni epoca, anche oggi”.
Oggi, però, esiste fortunatamente anche un altro tipo di uomo, l’uomo fedele. Colui che, spiega la seconda lettura, “segue Gesù, il quale ha dato sé stesso in riscatto per tutti”; è “un uomo di preghiera, nel duplice senso che prega per gli altri e confida nella preghiera degli altri per lui, per poter condurre una vita calma e tranquilla, dignitosa e dedicata a Dio”. E, come afferma anche il Vangelo, è “uno che sa essere fedele sia nelle cose piccole sia in quelle grandi”.
Dinanzi a queste due tipologie così diverse di uomini, la Parola di Dio “ci conduce a una scelta finale”, rammenta Francesco: “Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro”.
Ma, “qual è dunque, cari fratelli, il vostro compito?”, domanda il Pontefice. La risposta è nelle parole di San Paolo: “Che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità”. “Si tratta di evitare che si facciano le cose brutte come lo sfruttatore e il truffatore, e di difendere e promuovere l’onestà e tante volte malpagati”, afferma il Santo Padre.
Che si dice “orgoglioso” del fatto che i gendarmi celebrino oggi “200 anni di servizio contro la truffa”. “Io – aggiunge – vi ringrazio per la vostra vocazione, ringrazio per il lavoro che fate, so che tante volte dovete lottare contro tentazioni di quelli che vogliono comprarvi e mi sento orgoglioso di sapere che il vostro stile è dire: ‘No, in questo non c’entro’. Vi ringrazio per questo servizio di due secoli e mi auguro per tutti voi che la società, lo Stato della Città del vaticano, che la Santa Sede, dall’ultimo fino al massimo, riconoscano il vostro servizio”.
Un servizio “che custodisce, che cerca non solo di fare che le cose vadano giuste ma anche farlo con carità, tenerezza e anche rischiando la propria vita”. Che il Signore, è la preghiera conclusiva del Papa, “vi sostenga in questo servizio, e la Madonna, Vergine Fedele, vi accompagni”.

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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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