Pakistan: rinviato il giudizio per la bambina accusata di blasfemia

Un gruppo di leader religiosi islamici hanno contestato il referto medico sulle sue condizioni mentali

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di José Antonio Varela Vidal

ROMA, venerdì, 31 agosto 2012 (ZENIT.org) – La piccola Rimsha Masih, accusata di blasfemia in Pakistan, sta già sperimentando la propria via crucis come cristiana. Non solo lei, ma anche la sua famiglia, la sua comunità (in fuga dopo i fatti), e il mondo intero che osserva spaventato come una minore possa venire sottomessa a un giudizio di tipo religioso – che potrebbe portarla addirittura all’ergastolo – per aver strappato le pagine di un libro in cui si insegna a leggere il Corano.

Il calvario di Rimsha prosegue: la Corte di Islamabad ha annunciato che pronuncerà il verdetto domani, 1 settembre, per analizzare un ricorso presentato all’ultimo momento da un Fronte Islamista, sebbene le indagini si protrarranno per altri 15 giorni.

Il Fronte ha contestato – in quanto “troppo clemente” – il referto medico che fissa tra i 13 e i 14 anni l’età della bambina, e nel quale è stato confermato il suo ritardo mentale, sebbene non sia stato precisato se si tratti di vera e propria disabilità. Secondo i leader religiosi, indipendentemente da come si concluderà il processo, la bambina ha commesso un atto blasfemo e va condannata con la massima pena.

Che futuro attende la piccola Rimsha? Se sarà scarcerata e tornerà nel suo quartiere di Mehrabad, potrebbe non passare molto tempo prima che qualcuno faccia “giustizia” con le proprie mani, uccidendola, come è successo in passato con altri casi simili. Se la porteranno in un’altra parte del paese o all’estero, dovranno trasferire anche l’intera famiglia, estremamente povera. Se invece la bambina rimarrà in carcere, la reclusione sarà tutt’altro che sicura e ci sarà sempre qualcuno che si sentirà ispirato ad ucciderla.

È proprio per questo che, in una recente dichiarazione ad Asia News, il vescovo di Islamabad-Rawalpindi, monsignor Rufin Anthony, ha assicurato la sua “preghiera per Rimsha e la sua famiglia”, nella speranza che questo caso serva da esempio perché il governo assuma i mezzi necessari per garantire la sicurezza per le minoranze religiose”.

Nel frattempo, ancora nessuna novità riguardo alla commissione interreligiosa convocata dalla presidenza della Repubblica all’inizio di agosto, per la revisione della “legge anti-blasfemia”, all’origine di questo imbroglio.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Luca Marcolivio]

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ZENIT Staff

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