Pakistan: raso al suolo un complesso della Caritas

Il governo della provincia del Punjab accusato di “ingiustizia brutale”

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ROMA, giovedì, 12 gennaio 2012 (ZENIT.org) – In Pakistan, il governo del Punjab è accusato di “ingiustizia brutale” per aver inviato le ruspe a buttare giù un complesso di proprietà della Chiesa, demolendo case per poveri, anziani e senza tetto, una scuola per ragazze povere e una chiesa.

Come riferito da Aiuto alla Chiesa che Soffre, le famiglie povere che vivono sul lotto di due acri di terreno a Lahore sono state svegliate la mattina di martedì alle ore 6.30 con l’ordine di sgomberare le loro case. Tutti gli edifici situati sul terreno sono stati demoliti: fra questi anche una piccola chiesa e almeno sette case, con tutti gli effetti personali ancora dentro.

Senza alcun posto dove andare, un gruppo di famiglie e persone che lavorano nella scuola hanno passato la notte sul sito demolito, situato nella Allama Iqbal Road, nel distretto di Garhi Shahu, a Lahore. La mattina successiva, mercoledì 11 gennaio, hanno organizzato una marcia di protesta.

Affermando che il complesso è proprietà della Chiesa dal 1887, il vescovo cattolico di Lahore, monsignor Sebastian Shaw, ha condannato il governo dello Stato del Punjab, accusandolo di aver  “condotto un atto criminale di land grabbing”, ovvero accaparramento della terra.

Parlando da Lahore, il presule ha detto in un’intervista con Aiuto alla Chiesa che Soffre di aver convocato una riunione di crisi per fare un ricorso all’Alta Corte per recuperare il sito. Condannando la demolizione, mons. Shaw ha detto: “Ciò che il governo del Punjab ha fatto è un atto molto, molto brutale ingiustizia”.

“Come possono fare una cosa simile, cioè entrare, distruggere un istituto caritatevole e rovinare la vita delle persone che vi abitano? Non danno retta a nessuno”. Ha poi aggiunto monsignor Shaw: “Questo è un atto criminale di land grabbing da parte di funzionari del governo”.

Mettendo in allerta per altre azioni del governo per sequestrare proprietà della Chiesa, il vescovo ha detto: “Siamo tutti preoccupati adesso che il governo regionale e in particolare il partito al governo nello Stato del Punjab [la Lega musulmana ‘N’] stanno prendendo di mira i nostri edifici e i terreni”.

Una delle persone che hanno perso le loro case era Zoniba Richard, 62 anni che ha raccontato che i suoi effetti personali sono stati distrutti, di non aver casa e parenti dove andare. La signora Richard ha detto di aver passato la prima notte dopo la demolizione fuori al freddo. Alla domanda circa i suoi progetti per il futuro, ha detto: “Non lo so. Posso solo avere fiducia in Dio”.

La donna è stata intervistata sul posto da Joris van Voorst tot Voorst, direttore di Aiuto alla Chiesa che Soffre nei Paesi Bassi. Van Voorst tot Voorst, che al momento dei fatti era a Lahore, dove ha incontrato fra l’altro il ministro delle Finanze e delle Minoranze del Punjab, ha visitato il sito dopo la demolizione, assieme con Pieter Omtzigt, membro della Camera bassa de L’Aja, il quale ha dichiarato che “i diritti delle minoranze sono stati calpestati”.

Anche il vescovo anglicano di Lahore, Alexander John Malik, ha condannato la demolizione e ha chiesto al governo del Punjab di ricostruire ciò che è stato distrutto. Secondo Malik, bisogna avviare una vertenza in base alla legge sulla blasfemia per l’avvenuta profanazione di Bibbie, croci e una chiesa senza previa autorizzazione ecclesiastica.

In un messaggio della Chiesa anglicana del Pakistan, il vescovo ha affermato che la demolizione “manifesta un potere inconsiderato e spiega le gravi ingiustizie e la crudeltà nei confronti delle minoranze religiose non-musulmane in Pakistan”.

Affermando che la Chiesa non ha ricevuto alcun preavviso per la demolizione, il direttore nazionale della Commissione Nazionale “Giustizia e la Pace” (NCJP) del Pakistan, padre Emmanuel Yousaf Mani, ha parlato da Lahore con ACN News. “La gente è molto triste – ha detto -. È molto arrabbiata. Stanno ancora sul posto che chiamano casa”.

“Abbiamo i documenti per dimostrare chi sono i legittimi proprietari del terreno – ha aggiunto il sacerdote -. Il governo deve aver fatto qualcosa di non corretto per cambiare gli estremi del caso”. Padre Yousaf ha affermato che il sito è ancora registrato a nome della Lahore Charitable Association, un trust costituito da membri del clero e laici di diverse confessioni cristiane e presieduto dal vescovo cattolico di Lahore. Ha raccontato che la controversia sulla proprietà è nata qualche anno fa, quando l’edificio principale del complesso è stato usato come ostello per donne povere gestita da suore.

Una delle donne, dopo essersi convertita all’Islam, ha cominciato a molestare le suore e ha rivendicato il diritto di proprietà sulle due stanze che aveva occupato. Mentre una vertenza legale è ancora pendente presso l’Alta Corte, secondo i giornali locali, i funzionari del governo del Punjab sostengono che il terreno sia stato dichiarato proprietà dello Stato nel 2007. Da allora, il governo avrebbe notificato già più volte ai proprietari del centro. Si tratta di un terreno di grande valore, che fa gola alle autorità del Punjab.

I critici hanno registrato un drammatico cambiamento nella politica verso le minoranze dopo la morte del governatore del Punjab, Salman Taseer, ucciso il 4 gennaio 2011, dopo aver denunciato apertamente l’oppressione delle minoranze.

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ZENIT Staff

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