Pakistan: graduale deterioramento del rispetto della libertà religiosa

Il dato emerge dal nuovo rapporto dell’USCIRF, la Commissione “bipartisan” del Congresso americano

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Negli ultimi 18 mesi si è assistito a un graduale deterioramento del rispetto della libertà religiosa in Pakistan. A soffrirne sono state, in particolare, le minoranze religiose come musulmani sciiti, cristiani, indù, sikh, ahmadi, tutti vittime di violenze. Lo afferma un nuovo rapporto inviato all’Agenzia Fides dalla Commissione USA sulla Libertà religiosa internazionale (USCIRF), organo bipartisan del Congresso americano. Il rapporto, intitolato “Pakistan: una storia di violenza”, presenta i risultati del “Pakistan Religious Violence Project” un progetto specifico avviato dalla Commissione. Il Rapporto ha censito, nel periodo da gennaio 2012 fino a giugno 2013, 203 incidenti di violenza settaria che hanno causato oltre 1.800 vittime, fra i quali oltre 700 morti.

Secondo le cifre contenute nel documento inviato a Fides, la comunità sciita musulmana ha subito 77 attacchi gravi da attacchi suicidi di militanti e da organizzazioni terroristiche, alcuni in luoghi sacri. Il rapporto osserva che tra gennaio 2012 e giugno 2013 ci sono stati 16 attacchi contro indù e 3 gli attacchi contro i sikh, che hanno causa la morte di un sikh e due indù. Questi ultimi registrano anche sette casi di stupri contro donne indù. I cristiani, prosegue il testo, hanno subito 37 attacchi mirati, per un totale di 11 morti e 36 feriti, oltre a 5 casi di stupro. Tra i casi di violenza a danno dei cristiani, vi sono, fra gli altri, l’attacco alla “Joseph Colony” di Lahore nel marzo 2013 (180 case e due chiese distrutte) e gli attacchi alla Chiesa di San Francesco a Karachi o alla Chiesa presbiteriana di Faisalabad. Diversi incidenti sono legati ad accuse di presunta blasfemia. Le città più violente risultano Peshawar, Karachi e Quetta, ma figurano anche diverse località del Punjab, come Faisalabad.

Notando che i risultati del progetto “tracciano un quadro a tinte fosche per il nuovo governo del primo ministro Nawaz Sharif”, il Rapporto afferma che “per arginare la crescente ondata di estremismo religioso violento, è necessaria un’azione concreta e risoluta per garantire che gli autori delle violenze siano arrestati, processati e incarcerati”. Se molti degli attacchi contro le minoranze religiose sono condotti da privati e o gruppi estremisti “gli attori governativi non sono innocenti”, nota il Rapporto, suggerendo che spesso “gli agenti di polizia hanno chiuso un occhio di fronte agli attacchi di massa o si sono rifiutati di presentare rapporti di polizia, se le vittime appartengono alle minoranze religiose”. “Il clima di impunità che minaccia tutti i pakistani, a prescindere dalla loro fede – conclude il testo – è anche aggravato dalla legge sulla blasfemia, tanto abusata”.

(Fonte: Agenzia Fides 19/7/2013) 

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ZENIT Staff

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