Pakistan: famiglie "spezzate" dalla legge sulla blasfemia

Mons. Coutts, vescovo di Karachi, parla degli effetti negativi causati dall’uso strumentale della legge. Intanto domani, 16 ottobre, udienza del processo ad Asia Bibi

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Si fa un gran parlare al Sinodo in corso in Vaticano di “famiglie sofferenti”. Ebbene, il loro “prototipo” lo si può trovare in Pakistan, dove sono “spezzate” a causa “dell’ingiustizia e dell’intolleranza”. A discuterne a Vatican Insider è chi la realtà pachistana la conosce bene, ossia mons. Joseph Coutts, vescovo di Karachi, impegnato in questi giorni nell’assemblea sinodale.

Egli rivolge il suo pensiero “a tutte le famiglie pachistane segnate dalla sofferenza e dal dramma della divisione: come quelle di tutte le persone, cristiane e musulmane, accusate ingiustamente di blasfemia”. Vittima nota dell’uso strumentale che si fa i Pakistan di quella legge è Asia Bibi. Proprio domani, 16 ottobre, l’Alta Corte di Lahore ha fissato l’udienza, dopo una serie interminabile di rinvii.

“Sono convinto che, se la Corte si pronuncerà basandosi sui principi stabiliti dalla giustizia penale e se non si farà influenzare da pressioni di gruppi settari ed estremisti, otterremo l’assoluzione”, ha rimarcato giorni fa l’avvocato Naeem Shakir all’agenzia Fides.

“A tutte le famiglie che vivono in Pakistan un tempo di prova, colpite ingiustamente, va il supporto delle Chiese e di numerose Ong. Esprimiamo la nostra solidarietà, cerchiamo di aiutarle, provvedendo all’assistenza legale e sostenendole con tutti i mezzi possibili”, rimarca il vescovo.

Facendo un’analisi storica e sociale del suo Paese, mons. Coutts osserva che l’intolleranza è cresciuta costantemente. “Negli ultimi vent’anni in Pakistan si è alimentata una mentalità di odio e pregiudizio verso l’Occidente cristiano, che si riverbera sui cristiani pachistani – spiega -. Tale visione ha influenzato i musulmani ed è tuttora nutrita dalla predicazione di molte moschee, che è benzina per gli estremisti”.

Un buon segnale è costituito tuttavia dalle persone, cristiane e non solo, impegnate presso la società civile per difendere “diritti umani e armonia”. In questo settore si colloca Malala Yousafzai, la giovane musulmana che si oppose ai musulmani e che ha recentemente ricevuto il premio Nobel per la Pace. Un evento che “stimolerà la coscienza”, secondo mons. Coutts, il quale aggiunge che “se bambini e giovani sono educati secondo valori di rispetto, dialogo, amicizia, convivenza il Paese migliorerà”.

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ZENIT Staff

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