Pakistan: condanna a morte per Sawan Masih, 26enne cristiano accusato di blasfemia

In questi giorni il ricorso in appello contro il verdetto all’Alta Corte di Lahore. Il giovane condannato per false accuse avanzate da un amico musulmano

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Era stato accusato da un suo amico musulmano, l’8 marzo 2013, di aver insultato il profeta Maometto. Una falsa accusa che però al giovane 26enne cristiano Sawan Masih è costata una condanna a morte da parte del governo pakistano con l’accusa di blasfemia.

La condanna è stata pronunciata lo scorso 27 marzo. In questi giorni, invece, verrà depositata all’Alta Corte di Lahore la domanda di ricorso in appello contro il verdetto. Come riferito all’agenzia Fides, il collegio difensivo ha sette giorni dal verdetto di primo grado per inoltrare l’appello, e lo sta redigendo per presentarlo. 

Il caso di Sawan Masih ha suscitato numerose reazioni e polemiche all’interno della politica e della società civile in Pakistan. Sempre Fides riporta una nota della “Commissione diritti umani del Pakistan” (HRCP), in cui la celebre Ong, diffusa capillarmente nel Paese, ha lanciato l’allarme per “la nuova ondata di intolleranza”. La Commissione, oltre alla condanna del 26enne, cita anche altri episodi come l’aggressione al giornalista Raza Rumi a Lahore e gli attacchi a templi indù in Sindh.

Inoltre, ricorda che “mentre Sawan è stato condannato a morte un anno dopo il presunto incidente, gli autori dell’attacco di massa alla Joseph Colony – il sobborgo cristiano di Lahore colpito dopo l’episodio di presunta blasfemia – sono tuttora impuniti”. “Per eliminare l’intolleranza, occorre negare ogni forma di impunità per i responsabili”, afferma la HRCP. 

Ancora più dura la critica del Partito Popolare del Pakistan, che ha definito la condanna a morte di Masih “un aborto della giustizia, che servirà a emarginare ulteriormente le minoranze”. Nafisa Shah, coordinatrice centrale del partito, ha poi aggiunto che “un questo caso, oltre al danno c’è la beffa”, perché “invece di punire chi sta dietro alla distruzione della Joseph Colony, i giudici hanno punito un uomo accusato in modo falso e strumentale”. Secondo la coordinatrice, inoltre, “occorre elaborare una legislazione per fermare l’abuso della legge sulla blasfemia”.

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ZENIT Staff

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