Padre Pizzaballa: Gerusalemme deve mantenere un carattere universale

La Terra Santa non si riduce solo al conflitto israelo-palestinese

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

di Chiara Santomiero

ROMA, mercoledì, 13 ottobre 2010 (ZENIT.org).- “Al di là del conflitto israelo- palestinese, che è l’unico motivo per il quale ci si occupa della regione, la Terra Santa ha molto da offrire”. Lo ha dichiarato martedì fra Pierbattista Pizzaballa, Custode di Terra Santa, intervistato dal direttore di “Famiglia Cristiana” don Antonio Sciortino nella terza giornata della rassegna di incontri “Sguardi sui cristiani del Medio Oriente”, che si sta svolgendo a Roma.

Tale spazio culturale, promosso da Custodia di Terra Santa, Edizioni Terra Santa, Azione cattolica italiana e Forum internazionale di Azione cattolica accompagnerà tutto lo svolgimento del Sinodo sul Medio Oriente (10-24 ottobre).

Alla domanda di Sciortino su quali siano le aspettative della Chiesa di Terra Santa nei confronti delle comunità del resto del mondo: “Sarebbe un’ingiustizia dire che fanno poco – ha risposto Pizzaballa -; ciò che siamo lo dobbiamo alle Chiese del mondo: ai pellegrinaggi, alla colletta del Venerdì Santo e ad altre iniziative”. Tuttavia “occorre creare più relazioni, più incontri”.

Oggi, secondo Pizzaballa, “ si guarda alla Terra Santa in modo un po’ sentimentale, commuovendosi magari alle sofferenze della popolazione o emoziandosi al pensiero che quelli sono i luoghi di Gesù”. “Invece – ha proseguito il Custode – dobbiamo sentire questa terra come una realtà concreta che ci appartiene: se non ci fosse la Terra Santa come segno tangibile della Rivelazione, anche le Chiese locali sparse nel mondo non avrebbero riferimenti”.

Riguardo alle prospettive di pace “cosa si deve fare si sa – ha affermato Pizzaballa – ma dobbiamo fare i conti con il fatto che qualsiasi soluzione non sarà facile da attuare”. In particolare per lo status di Gerusalemme, che “dovrà mantenere, nel chilometro quadrato dove si concentrano i luoghi santi delle tre religioni, un carattere universale, che permetta a tutti di accedervi”. E’ impensabile, secondo il Custode, che “la città venga divisa fisicamente separando le diverse comunità: le persone dovranno essere lasciate libere di spostarsi”.

Una battuta, Pizzaballa l’ha dedicata anche ai rapporti non sempre facili tra le diverse Chiese cristiane in Terra Santa: “Ogni tanto si parla di questo per via di qualche scazzottata, una cosa sbagliata, certo, che scandalizza, ma che possiamo quasi leggere come un segno di vitalità. In ogni caso, i rapporti sono più positivi di come sembrano”.

Tra le sfide che la Chiesa di Terra Santa dovrà affrontare nel prossimo futuro, il Padre Custode ha evidenziato quella della seconda generazione di immigrati, in particolare russi, “diverse migliaia di loro, che parleranno ebraico e avranno studiato nelle scuole israeliane, potranno scegliere di essere cristiani ma non vorranno esserlo allo stesso modo dei cristiani palestinesi”. Si realizzerà “un modo nuovo di essere cristiani in Israele e in questo hanno miglior gioco le sette mentre la Chiesa cattolica si trova impreparata”.

L’11 ottobre, sempre a “Sguardi sui cristiani del Medio Oriente”, è stata la volta di alcune associazioni giovanili che hanno raccontato i loro progetti di impegno e di presenza in Terra Santa: una realtà spesso invisibile che però porta ogni anno centinaia di giovani italiani a fare un’esperienza di servizio nelle comunità cristiane di Israele e dei Territori palestinesi.

Il segretario generale del Centro sportivo italiano, Daniele Pasquini, ha parlato dell’ormai quasi decennale maratona della pace Betlemme-Gerusalemme intitolata a Giovanni Paolo II, mentre Chiara Finocchietti dell’Azione cattolica ha evidenziato come siano tanti i fronti sui quali il laicato giovanile italiano è schierato in Terra Santa: non solo servizio caritativo ma anche formazione educativa e biblica, tema quest’ultimo sul quale proprio l’Ac ha avviato da poco un progetto che coinvolge i giovani cristiani del Patriarcato latino di Gerusalemme.

Presente anche l’Agesci, con l’esperienza della Pattuglia Terra Santa, grazie alla quale gli scout vivono una “route” sui Luoghi santi. “Il Sinodo è sempre per i giovani, anche quando non lo dice esplicitamente, perché è per il futuro della Chiesa”, ha detto il vescovo ausiliare latino di Gerusalemme mons. Giacinto Boutros Marcuzzo.

“La pastorale giovanile – ha spiegato – è proprio uno dei settori in cui si vive di più la comunione fra le Chiese. Facciamo tanti sforzi affinché i giovani della Chiesa universale abbiano un contatto diretto con i giovani della Terra Santa e per questo lavoriamo moltissimo sull’accoglienza da parte di famiglie arabe israeliane di giovani di tutto il mondo interessati a passare qualche giorno con dei loro coetanei”.

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

ZENIT Staff

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione