Padre Fabio Baggio, C.S.: “Non è questo il tempo dell’indifferenza”

Alle ore 11.30 di questa mattina, in diretta streaming dalla Sala Marconi di Palazzo Pio, ha luogo una Conferenza Stampa di presentazione del volume “Pastoral Orientations on Internally Displaced People” – “Orientamenti Pastorali sugli sfollati interni” a cura della Sezione Migranti e […]

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Alle ore 11.30 di questa mattina, in diretta streaming dalla Sala Marconi di Palazzo Pio, ha luogo una Conferenza Stampa di presentazione del volume “Pastoral Orientations on Internally Displaced People” – “Orientamenti Pastorali sugli sfollati interni” a cura della Sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale. Intervengono l’Em.mo Card. Michael Czerny, S.I., Sotto-Segretario della Sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale; il Padre Fabio Baggio, C.S., Sotto-Segretario della Sezione Migranti e Rifugiati del medesimo Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale; la Dott.ssa Amaya Valcárcel, Coordinatrice Internazionale di advocacy, Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati (JRS), Ufficio Internazionale di Roma. Ne riportiamo di seguito l’intervento del Padre Fabio Baggio, C.S.

Gli Orientamenti Pastorali sugli Sfollati Interni adottano la definizione fornita dai “Principi Guida sugli Sfollati” (1998) delle Nazioni Unite: «quelle persone o gruppi di persone che sono stati forzati o obbligati a fuggire o a lasciare le loro abitazioni o i luoghi abituali di residenza, in particolare come conseguenza di un conflitto armato o per evitarne gli effetti, di situazioni di violenza generalizzata, di violazioni dei diritti umani o di disastri naturali o provocati dall’uomo, e che non hanno valicato un confine di Stato internazionalmente riconosciuto.»

Secondo gli ultimi dati prodotti dall’Internal Displacement Monitoring Centre (IDMC, 2020), durante il 2019 si sono registrati in tutto il mondo 33,4 milioni di nuovi sfollati interni. 8,5 milioni sono stati costretti a lasciare la propria casa a causa di conflitti di vario genere, mentre 24,9 milioni lo hanno fatto a causa di disastri1 . L’ingente portata di questa migrazione forzata, assieme alla sua frequente invisibilità e alle vulnerabilità che essa provoca, giustifica ampiamente la preoccupazione del Santo Padre e l’interesse particolare della Sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, che hanno portato alla elaborazione del documento che oggi stiamo presentando.

Gli Orientamenti Pastorali sugli Sfollati Interni si nutrono della ricchezza del magistero universale e locale e della lunga tradizione pastorale costituita dalle azioni che la Chiesa, in diverse parti del mondo, ha avviato a beneficio di questi abitanti delle periferie esistenziali. Gli Orientamenti si raggruppano intorno ai quattro verbi con i quali il Santo Padre ha voluto sintetizzare la pastorale migratoria: accogliere, proteggere, promuovere e integrare. La struttura seguita per ogni punto evidenzia da una parte le sfide e dall’altra le risposte che dovrebbe essere rafforzate e/o messe in atto dalla Chiesa.

Al primo verbo, accogliere, è stata associata una prima sfida costituita dalla frequente invisibilità degli sfollati interni, che, assieme alla carenza di dati e alla mancanza di un loro riconoscimento formale, ne aumentano la vulnerabilità. È stata quindi evidenziata la precarietà in cui si trovano a vivere molte delle comunità ospitanti e la responsabilità delle istituzioni sia in caso di emergenza, sia in caso di situazioni di sfollamento prolungato.

Al secondo verbo, proteggere, è stata ascritta una seconda sfida posta dalla mancanza di strumenti internazionali di tutela. Nello specifico, è stato considerato l’incremento di vulnerabilità per le persone già fragili, la proliferazione della tratta e le condizioni rischiose nelle aree urbane e nei campi profughi. Gli Orientamenti evidenziano anche gli imperativi di protezione degli operatori umanitari e la necessità di risolvere conflitti etnici che stanno alla base di molta violenza.

Sotto il terzo verbo, promuovere, il documento introduce la sfida dell’inclusione socioeconomica, che passa necessariamente attraverso il riconoscimento e l’identificazione personale. Viene, quindi evidenziato il bisogno di una amministrazione sana e trasparente dei fondi destinati agli sfollati, considerando che anche i programmi delle Chiese locali hanno bisogno di finanziamento. In linea con l’idea di sviluppo umano integrale, gli Orientamenti ricordano l’essenzialità della crescita spirituale, assieme a quella materiale, e dell’empowerment dei destinatari.

La trattazione dell’ultimo verbo, integrare, comincia dalla sfida dell’elaborazione di soluzioni durature, che prevedano tanto l’integrazione degli sfollati presso le comunità ospitanti, quanto, se possibile, il loro ritorno a casa. In questo contesto, viene ricordata la responsabilità delle Chiese locali nella cura pastorale degli sfollati cattolici.

Gli Orientamenti concludono con un punto dedicato all’importanza della cooperazione tra tutti gli attori, fomentando il lavoro congiunto tra tutte le realtà cattoliche, la collaborazione interconfessionale e interreligiosa, e la disponibilità a coordinare gli sforzi con le istituzioni preposte, le agenzie internazionali e altre entità della società civile. Vorrei concludere questo mio intervento citando le parole che il Santo Padre ci ha rivolto nel suo Messaggio Urbi et Orbi solo qualche giorno fa, parole che ben possono essere intese anche a favore degli sfollati interni. Non è questo il tempo dell’indifferenza, perché tutto il mondo sta soffrendo e deve ritrovarsi unito nell’affrontare la pandemia. Gesù risorto doni speranza a tutti i poveri, a quanti vivono nelle periferie, ai profughi e ai senza tetto. Non siano lasciati soli questi fratelli e sorelle più deboli, che popolano le città e le periferie di ogni parte del mondo. (Messaggio Urbi et Orbi, 12 aprile 2020)
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Cfr. https://www.internal-displacement.org/global-report/grid2020/

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Britta Dörre

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