Rifugiati producono mascherine - Messaggio del Santo Padre per la 106ª Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato 27 settembre 2020 - Foto © JesuitRefugee

Padre Fabio Baggio, C.S.: “Nessuno si salva da solo”

Conferenza Stampa di presentazione del Messaggio del Santo Padre Francesco per la 106a Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato (27 settembre 2020)

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Alle ore 11.30 di questa mattina, in diretta streaming dall’Aula “Giovanni Paolo II” della Sala Stampa della Santa Sede, ha luogo una Conferenza Stampa di presentazione del Messaggio del Santo Padre Francesco per la 106a Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, che sarà celebrata domenica 27 settembre 2020 sul tema: “Come Gesù Cristo, costretti a fuggire. Accogliere, proteggere, promuovere e integrare gli sfollati interni”. Nel corso della Conferenza Stampa verrà presentato il primo video della campagna di preparazione alla Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato. Intervengono l’Em.mo Card. Michael Czerny, S.I., Sotto-Segretario della Sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale; il Padre Fabio Baggio, C.S., Sotto-Segretario della Sezione Migranti e Rifugiati del medesimo Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale; la Dott.ssa Amaya Valcárcel, Coordinatrice Internazionale di advocacy, Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati (JRS), Ufficio Internazionale di Roma, e Fr. Joseph Cassar S.I., Direttore del JRS Iraq, in collegamento da Erbil. . Riportiamo di seguito l‘interventio di Padre Fabio Baggio, C.S:

Intervento di Padre Fabio Baggio, C.S


Il Messaggio della 106a Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato ha come titolo “Come Gesù Cristo, costretti a fuggire” e come sottotitolo “Accogliere, proteggere, promuovere e integrare gli sfollati interni”. Papa Francesco ha voluto così manifestare la sua particolare preoccupazione per il dramma degli sfollati interni. Il Messaggio parte dall’esperienza di Gesù Cristo sfollato e profugo assieme ai suoi genitori, un’icona spesso utilizzata nel magistero universale per ribadire l’importanza della ragione cristologica dell’accoglienza cristiana. La riflessione del Santo Padre continua poi con una nuova articolazione dei 4 verbi con i quali Papa Francesco ha voluto sintetizzare la pastorale migratoria: accogliere, proteggere, promuovere e integrare. Tale articolazione è strutturata in sei coppie di verbi vincolate da una relazione di causalità: conoscere per comprendere, farsi prossimi per servire, ascoltare per riconciliarsi, condividere per crescere, coinvolgere per promuovere e collaborare per costruire.

Facendo riferimento all’esperienza dei discepoli di Emmaus (cfr. Lc 24,15-16), il Santo Padre introduce la prima coppia – conoscere per comprendere – , chiarendo che gli sfollarti interni non sono numeri, ma persone. Solo conoscendo le loro storie riusciremo a comprendere il loro dramma e i loro bisogni. Sull’esempio del Buon Samaritano (cfr. Lc 24,15-16), Papa Francesco ci invita a farci prossimi per servire, superando le paure e i pregiudizi che distanziano dagli sfollati interni impedendoci di “farci prossimi” di ciascuno di loro. Guardando all’esempio di Dio Padre che risponde al gemito dell’umanità donando il suo Figlio per la salvezza del mondo (cfr. Gv 3,16-17), il Santo Padre invita tutti ad assumere un atteggiamento di ascolto umile. È necessario questo ascolto per giungere a una vera riconciliazione, capace di sanare i conflitti che hanno causato la migrazione forzata di tanti sfollati interni.

Circa la coppia condividere per crescere, Papa Francesco richiama l’esempio della prima comunità cristiana (cfr. At 4,32), che metteva tutto in comune. Le risorse del mondo sono un patrimonio di tutti gli esseri umani e dobbiamo imparare a condividerle in modo più equo, in modo che nessuno – profugo o sfollato, migrante o rifugiato – rimanga escluso. L’episodio del dialogo di Gesù con la Samaritana (cfr. Gv 4,1-30) ispira il Santo Padre a spiegare la quinta coppia di verbi: coinvolgere per promuovere. La vera promozione umana passa per l’empowerment e il coinvolgimento diretto degli sfollati nel loro riscatto.

Collaborare per costruire il Regno di Dio è un impegno comune a tutti i cristiani, e dobbiamo farlo «in perfetta unione di pensiero e di sentire» (1 Cor 1,10), come raccomandava San Paolo alla comunità di Corinto. Anche per l’azione a favore degli sfollati interni è necessario collaborare per costruire un futuro migliore per tutti. Nel suo Messaggio Il Santo Padre ha voluto offrirci diversi spunti di riflessione per aiutarci a contestualizzare le sue raccomandazioni nello scenario di crisi in cui ci troviamo a vivere a causa della pandemia COVID-19.

Papa Francesco ci invita a comprendere la nostra precarietà di questi giorni come una condizione costante della vita degli sfollati. Ci incoraggia a lasciarci ispirare dai dottori e dagli infermieri che negli ultimi mesi hanno corso rischi per salvarci. Il Santo Padre ci raccomanda di approfittare del silenzio delle nostre strade per ascoltare meglio il grido dei più vulnerabili e del nostro pianeta. Ci sprona a condividere di più, ricordandoci che nessuno si salva da solo. Papa Francesco ci rammenta che solo con il contributo di tutto, anche dei più piccoli, è possibile superare la crisi. Il Santo Padre ribadisce che questo oggi non possiamo permetterci di essere egoisti, perché stiamo affrontando una sfida comune, che non conosce differenze.

Vorrei concludere questo mio contributo con un estratto della bellissima preghiera finale che il Santo Padre, guardando all’icona della Sacra Famiglia esule, ha voluto regalarci:
Padre, Tu hai affidato a San Giuseppe ciò che avevi di più prezioso: il Bambino Gesù e sua madre, per proteggerli dai pericoli e dalle minacce dei malvagi. […] Dona a chi li accoglie un po’ della tenerezza di questo padre giusto e saggio, che ha amato Gesù come un vero figlio e ha sorretto Maria lungo il cammino.

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ZENIT Staff

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