Pace e vita: un binomio possibile?

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di Angela Maria Cosentino*

ROMA, domenica, 11 gennaio 2009 (ZENIT.org).- Benedetto XVI, in occasione del Messaggio per il 40° anniversario della Giornata Mondiale della Pace, inaugurata da Paolo VI nel ’68, ha richiamato l’attenzione sulla povertà, una delle maggiori minacce per la pace. In particolare, il passaggio dedicato a “Povertà e implicazioni morali” segnala come “la povertà venga spesso correlata, come a propria causa , allo sviluppo demografico”.

“In conseguenza di ciò – osserva -, sono in atto campagne di riduzione delle nascite, condotte a livello internazionale, anche con metodi non rispettosi né della dignità della donna né del diritto dei coniugi a scegliere responsabilmente il numero dei figli e spesso, cosa anche più grave, non rispettosi neppure del diritto alla vita. Lo sterminio di milioni di bambini non nati, in nome della lotta alla povertà, costituisce in realtà l’eliminazione dei più poveri tra gli esseri umani”.

Erroneamente interpretato come causa di povertà, l’aumento della popolazione rappresenta una condizione che può essere rimossa con interventi rispettosi dei valori in gioco. Con il pretesto di promuovere lo sviluppo, invece, sono state imposte rigide politiche di controllo demografico. Tra le conseguenze, non solo irrazionali squilibri demografici nel bilancio uomini/donne, come ad esempio in Cina, per l’aborto obbligatorio al secondo figlio, soprattutto se femmina, ma anche un profondo disagio esistenziale per l’imposizione di proposte distanti o contrastanti con l’identità culturale e religiosa degli stessi Paesi.

La mentalità antivita che accomuna, pur con gravità diversa, contraccezione, aborto, sterilizzazione, diagnosi selettiva del sesso, contribuisce alla crescita di un disagio immateriale, segno di una nuova e preoccupante povertà, anche per i diritti negati, primo fra tutti il diritto alla vita. Amare la vita è anche richiamare la verità, per riconoscerla e promuoverla.

Nel 60° anniversario della Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e nel 40° dell’Enciclica Humanae vitae, un Documento della Federazione Internazionale Medici Cattolici segnala, tra l’altro, che i mezzi contraccettivi violano almeno cinque importanti diritti: il diritto alla vita, il diritto alla salute, il diritto all’educazione, il diritto all’informazione (la loro diffusione avviene a discapito dell’informazione sui metodi naturali) e il diritto all’uguaglianza fra i sessi (il peso dei contraccettivi ricade quasi sempre sulla donna).

Popolazioni caratterizzate da un notevole incremento demografico uscite dalla povertà confermano non solo che le risorse esistenti, se meglio distribuite, possono risolvere il problema, ma anche che “il capitale umano”, come evidenziato dal premio Nobel per l’economia Gary Becker, rappresenta una ricchezza e non un fattore di povertà.

Appare sempre più attuale il Magistero sociale dell’Humanae vitae di Paolo VI, il quale, avviando le Giornate mondiali, ha come profetizzato l’inscindibile legame tra la vita e la pace, due temi troppo spesso separati che invece i dati e i testimoni (come Madre Teresa) dimostrano essere inscindibilmente legati. Incoraggiare uno stile di vita sobrio e solidale e globalizzare i valori, secondo l’invito del Messaggio, sembra essere un buon obiettivo di inizio anno per tutti, anche nel rispetto dell’ecologia umana e ambientale.

* Docente di Tutela della vita e della salute procreativa all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, di Morale speciale al Mater Ecclesiae, Angelicum e delegata della Confederazione Italiana Centri per la Regolazione Naturale della Fertilità al Forum delle Associazioni Familiari.

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ZENIT Staff

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