Ospiti musulmani che prendono la parola al posto dell'omelia

Gesù è solo un profeta o in Lui si sono adempiute tutte le profezie?

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Nella sua consueta rubrica di liturgia, padre McNamara risponde oggi ad una domanda posta da un lettore negli USA.

Nella messa celebrata la scorsa domenica di Pentecoste, al posto dell’omelia due esponenti della moschea locale sono stati invitati ad “unirsi a noi nella preghiera, alla luce dell’esempio dato dal nostro Santo Padre”. Il primo leader musulmano ha condiviso le sue idee su Dio, su come siamo tutti alla ricerca della pace e come essa possa essere trovata solo in Dio. Ha spiegato che i seguaci dell’Islam credono nello stesso Dio dei cristiani e che anche i musulmani credono che “Gesù era un profeta, come il grande Maometto”. Il secondo esponente musulmano ha proseguito leggendo alcuni brani del Corano in inglese e poi ha cantato questi stessi brani in arabo. Ha letto anche alcuni versetti su Maria. Alla fine della loro “preghiere per la pace”, la donna che li ha introdotti ha affermato testualmente che “i nostri fratelli musulmani stavano per lasciare la Liturgia della Parola, mentre ci prepariamo a recitare il Credo, il quale ci isola ulteriormente da loro”. Non mi turba che musulmani vengano invitati come osservatori alla nostra Messa, ma mi chiedo: non è un grave errore permettere a loro di parlare al posto dell’omelia, leggere il Corano e affermare varie volte che anche loro “credono che Gesù era un grande profeta”? Personalmente mi sono sentito imprigionato in casa propria e mi sono vergognato di non aver avuto il coraggio dei primi martiri di testimoniare: “Gesù non era SOLO un profeta, ma il Figlio di DIO”. Inoltre sono rimasto sbigottito quando ho sentito definire il nostro Credo un elemento di “isolamento”. Per me è la verità della quale non dobbiamo vergognarci, neppure quando abbiamo visitatori di un’altra fede. Esagero? — H.C., Orlando, Florida (USA)

Ecco la risposta formulata da padre McNamara:

Papa Francesco ha fatto tantissimo per promuovere la reciproca comprensione e accettazione tra persone di fedi diverse. Allo stesso tempo, il Pontefice, come i suoi predecessori, ha fatto di tutto per evitare ogni sincretismo religioso e personalmente io non mi ricordo casi in cui preghiere non cristiane siano state introdotte in un atto liturgico cristiano, tanto meno in una Messa.

Pertanto, prima di tutto penso che voler richiamarsi all’esempio di papa Francesco per questo atto sia semplicemente fuori luogo.

In secondo luogo, non penso che i leader musulmani coinvolti in questo episodio abbiano mai pensato di invitare un ministro cristiano alla preghiera del venerdì per dire ai fratelli di fede musulmana che i cristiani credono che Gesù sia il Figlio di Dio e la rivelazione definitiva di Dio all’umanità. Dico questo non per criticare i musulmani per la mancanza di reciprocità, ma voglio semplicemente segnalare che questo sarebbe perfettamente coerente da un punto di vista musulmano, poiché consentire ad un cristiano di affermare questo, sarebbe come negare il principio centrale dell’Islam stesso.

Credo che dovrebbe essere altrettanto ovvio per un ministro cattolico che non possa esserci posto per una spiegazione di una religione non cristiana nel contesto di una celebrazione cristiana.

Ci sono certamente momenti e luoghi in cui si può spiegare una religione non cristiana con reciproco beneficio ma mai all’interno di un atto liturgico cristiano. Ogni liturgia cristiana è infatti una proclamazione di fede e spiegare al suo interno un’altra religione significa negare il motivo stesso per cui si partecipa all’atto di culto. In questo senso noi non siamo “isolati” dai musulmani soltanto dal Credo, ma già dal momento in cui facciamo il segno della croce e proclamiamo la Trinità all’inizio stesso della Messa.

Per dirla chiaramente, anche se può e deve esserci il rispetto reciproco e la pace tra di loro, dal punto di vista delle credenze religiose, l’islam e il cristianesimo sono religioni incompatibili. Ci sono infatti alcuni valori condivisi ed elementi comuni di pratica religiosa, ma allo stesso tempo entrambe le religioni proclamano concetti dottrinali assoluti che si escludono a vicenda. Cioè possiamo essere d’accordo nell’essere in disaccordo in modo amichevole, ma dobbiamo accettare che non ci può essere un terreno comune per quanto riguarda i contenuti dottrinali centrali. Solo allora si potrà avere un dialogo fecondo.

In questo senso possiamo ora affrontare le affermazioni fatte dai leader musulmani durante la Messa. Nella misura in cui entrambe le fedi credono che ci sia un solo Dio, allora è certo che adoriamo lo stesso Dio. Da un punto di vista più speculativo, tuttavia, alcuni studiosi sostengono che i concetti sottostanti riguarda la natura e gli attributi della divinità non sono sempre compatibili in entrambe le religioni.

Allo stesso modo, l’affermazione che i musulmani considerano Gesù un grande profeta come Maometto è sostanzialmente priva di significato per i cristiani.

Per capire, faccio un altro esempio. Un cristiano potrebbe dire ad un ebreo che i cristiani considerano Isaia un grande profeta, il che sarebbe una dichiarazione veritiera. Tuttavia, questo non significa che un ebreo possa accettare l’esegesi cristiana secondo la quale alcuni testi di Isaia profetizzano la vita e la morte di Gesù. Se lo facesse, negherebbe la propria fede ebraica.

Per i cristiani, Cristo è il Figlio di Dio e la rivelazione definitiva di Dio all’umanità. Un cristiano non può accettare che Maometto sia un profeta in senso cristiano, dal momento che tutte le profezie si sono adempiute in Cristo. Né può il cristianesimo dare alcun credito al Corano come Rivelazione divina, perché non ci può essere Rivelazione pubblica dopo gli apostoli. Affermare diversamente equivale negare la dottrina centrale della nostra fede.

Infine, anche se può sembrare un argomento legalistico, l’omelia non può essere omessa nelle domeniche e nelle feste di precetto. Inoltre, solo un ministro ordinato può tenere l’omelia, la quale deve incentrarsi strettamente sul mistero salvifico della fede.

Infatti, l’istruzione Redemptionis Sacramentum, emessa il 25 marzo 2004 dalla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, dice nei n° 64-67:

“[64.] L’omelia, che si tiene nel corso della celebrazione della santa Messa ed è parte della stessa Liturgia, «di solito è tenuta dallo stesso Sacerdote celebrante o da lui affidata a un Sacerdote concelebrante, o talvolta, secondo l’opportunità, anche al Diacono, mai però a un laico. In casi particolari e per un giusto motivo l’omelia può essere tenuta anche da un Vescovo o da un Presbitero che partecipa alla celebrazione anche se non può concelebrare».

“[65.] Va ricordato che, in base a quanto prescritto dal canone 767, § 1, si ritiene abrogata ogni precedente norma che abbia consentito a fedeli non ordinati di tenere l’omelia durante la celebrazione eucaristica. Tale prassi è, di fatto, riprovata e non può, pertanto, essere accordata in virtù di alcuna consuetudine.

“[66.] Il divieto di ammissione dei laici alla predicazione durante la celebrazione della Messa vale anche per i seminaristi, per gli studenti di discipline teologiche, per quanti abbiano ricevuto l’incarico di «assistenti pastorali», e per qualsiasi altro genere, gruppo, comunità o associazione di laici.

“[67.] Soprattutto, si deve prestare piena attenzione affinché l’omelia si incentri strettamente sul mistero della salvezza, esponendo nel corso dell’anno liturgico sulla base delle letture bibliche e dei testi liturgici i misteri della fede e le regole della vita cristiana e offrendo un commento ai testi dell’Ordinario o del Proprio della Messa o di qualche altro rito della Chiesa. Va da sé che tutte le interpretazioni della sacra Scrittura debbano essere ricondotte a Cristo come supremo cardine dell’economia della salvezza, ma ciò avvenga tenendo anche conto dello specifico contesto della celebrazione liturgica. Nel tenere l’omelia si abbia cura di irra
diare la luce di Cristo sugli eventi della vita. Ciò però avvenga in modo da non svuotare il senso autentico e genuino della parola di Dio, trattando, per esempio, solo di politica o di argomenti profani o attingendo come da fonte a nozioni provenienti da movimenti pseudo-religiosi diffusi nella nostra epoca.”

 [Traduzione dall’inglese a cura di Paul De Maeyer]

***

I lettori possono inviare domande all’indirizzo liturgia.zenit@zenit.org. Si chiede gentilmente di menzionare la parola “Liturgia” nel campo dell’oggetto. Il testo dovrebbe includere le iniziali, il nome della città e stato, provincia o nazione. Padre McNamara potrà rispondere solo ad una piccola selezione delle numerosissime domande che ci pervengono. 

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Fr. Edward McNamara

Padre Edward McNamara, L.C., è professore di Teologia e direttore spirituale

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