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Orrore a Mosul. Isis brucia vive 19 ragazze yazide

L’esecuzione in piazza dinanzi a centinaia di persone. Le giovani donne avevano rifiutato di divenire schiave sessuali dei miliziani

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Non si placa la violenza omicida dello Stato Islamico. Dall’Iraq giunge la notizia di un altro crimine dei jihadisti che si aggiunge agli orrori compiuti in questi anni: a Mosul, roccaforte dell’Isis, 19 ragazze sono state chiuse in una gabbia di ferro e bruciate vive in piazza pubblica Le giovani donne di religione yazida avevano rifiutato di divenire schiave sessuali dei miliziani.
A riferirlo è l’agenzia di notizie Ara (Kurdish News Agency), ripresa da diversi media internazionali. Le giovani donne facevano parte di un gruppo più ampio di yazide rapite da Isis nell’agosto del 2014 vicino a Mosul e rientrano tra le 3.500 donne che secondo l’Onu sono in mano agli aguzzini del califfo al Baghdadi.
Chiuse in gabbie di ferro – come già accaduto al pilota giordano Muad Kasasbeah, ucciso a Raqqa nel 2015 – le ragazze sono state portate in una piazza e date alle fiamme davanti a centinaia di persone. “Nessuno ha potuto fare niente per salvarle” ha detto un testimone ancora terrorizzato.
Lo stesso terrore che vivono gli oltre 50mila civili rimasti intrappolati a Falluja, città irachena sotto l’assedio delle forze regolari supportate dalla coalizione internazionale a guida Usa, che cercano invano di fuggire dalle violenze o vengono usati dall’Isis come scudi umani. A Falluja, inoltre, mancano attualmente generi alimentari e igienici e la maggior parte di scuole e ospedali sono stati distrutti dai bombardamenti. Episodi di violenza e sciacallaggio sono all’ordine del giorno.

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ZENIT Staff

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