Oriente e Occidente uniti nella Chiesa dalla bellezza dell'arte

Il messaggio del Papa al Coro Sinodale del Patriarcato di Mosca e al Coro della Cappella Sistina, esibitisi ieri in Santa Maria Maggiore per il XII Festival Internazionale di Musica e Arte Sacra

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Il Coro Sinodale del Patriarcato di Mosca, insieme al Coro Pontificio della Cappella Sistina, sono stati i protagonisti del grande concerto che si è svolto ieri, domenica 3 novembre, nel suggestivo scenario della basilica di Santa Maria Maggiore. La serata – che ha posto in luce le antiche tradizioni che legano la musica sacra russa alla polifonia della scuola romana – rientrava nella XII edizione del Festival Internazionale di Musica e Arte Sacra.

A dare il benvenuto a cantori, musicisti e ospiti della basilica, è stato il cardinale Leonardo Sandri, prefetto delle Congregazione delle Chiese orientali, che ha detto: “Sono venuto per richiesta della Segreteria di Stato a rappresentare la Santa Sede in questo concerto. Ho accettato volentieri”.

Il porporato ha letto poi il messaggio inviato da Papa Francesco per l’occasione. “Vivere un momento di elevazione spirituale nella basilica di Santa Maria Maggiore attraverso l’arte musicale della Chiesa latina e della Chiesa ortodossa russa è una esperienza interessante e profonda” ha scritto il Pontefice. Questa basilica, prosegue, “nacque, infatti, con lo scopo di celebrare in Occidente il Concilio Ecumenico di Efeso che aveva riconosciuto Maria Theotókos, Madre di Dio”. Essa, dunque, “unisce in Maria due tradizioni ecclesiali che si riconoscono della stessa fede arricchendola con la loro diversità culturale”.

“Valutando la storia del cristianesimo nella sua portata millenaria – ha poi osservato il Papa – possiamo notare che quando esso è stato separato per vicende storiche, imposto dai diversi modi di comprendere la rivelazione, ha mantenuto una profonda unità nell’arte”. Oggi, secondo Bergoglio, “questa unità artistica può continuamente trovare punti di incontro fecondi nell’intelligente frequentazione, studio e riflessione delle fonti comuni. Ciò significa vera e muta comprensione, rispetto e arricchimento vicendevole”.

Nella Chiesa, ha sottolineato Papa Francesco nel messaggio, “l’arte in tutte le sue forme non esiste solo per una semplice fruizione estetica, ma perché attraverso di essa la Chiesa in ogni momento storico e in ogni cultura spiega ed interpreta la rivelazione per il popolo di Dio”. Pertanto, “l’arte esiste nella Chiesa fondamentalmente per evangelizzare”. E in questa prospettiva, trovano nuovo vigore le parole di Dostoevskij, secondo cui: “La bellezza salverà il mondo”.

“Oggi – ha scritto ancora il Santo Padre – la Chiesa può e deve respirare con i suoi due polmoni: quello dell’oriente e quello dell’occidente. Dove non riusciamo ancora a farlo interamente, secondo la misura di unità richiesta da Gesù nella sua preghiera al Padre, possiamo farlo in tanti altri modi, come per esempio attraverso il grande patrimonio di arte e di cultura che le diverse tradizioni hanno prodotto per la vita in abbondanza del popolo di Dio”.

“Musica, pittura, scultura, architettura, in una sola parola la bellezza – ha concluso – si unisce per crescere nella fede celebrata, nella speranza profetica, e nella carità testimoniata”, nella speranza di “anticipare nella storia quella desiderata unità che tutti cerchiamo, per grazia e dono di Dio”.

Durante il concerto, nelle navate di uno dei templi mariani più belli del mondo sono dunque risuonate le voci maschili e femminili dei 48 membri del coro russo diretto dal maestro Alexsej Puzakov, e degli altrettanti bambini e adulti del coro della Sistina guidati dal maestro mons. Massimo Palombella.

Il primo brano eseguito è stato il Te Deum di Dmitri Bortnjanskij, seguito poi da canti gregoriani e della polifonia classica romana – il Puer Natus, il Gloria, il Kyrie ecc – passando per l’Angelo annunzió di Pavel Grigorevic Cesnokov e Nel tuo Regno del Metropolita Hilarion Alfeyev. Eseguite anche una serie di rarissime composizioni polifoniche russe dell’800 e del 900, alcune scritte da Èajkovskij e Rachmaninov. Da segnalare, infine, lo Stabat Mater sotto la direzione del salesiano Palombella, e il Popule Meus, diretto da entrambi i maestri, con la parte del testo latino interpretato dai membri del coro della Sistina e l’altra in greco cantata dal coro del Patriarcato.

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ZENIT Staff

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