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Onu e Santa Sede: insieme contro il razzismo

Le Nazioni Unite sottolineano in particolare l’impegno del Papa contro la povertà. Mons. Tomasi: “Sul gender abbiamo però principi incompatibili”

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L’Onu accoglie l’impegno della Santa Sede contro il razzismo. Le Osservazioni conclusive del Comitato Onu per l’eliminazione della discriminazione razziale, rese note oggi a Ginevra, sottolineano in particolare l’“enfasi” data da Papa Francesco all’“importanza della lotta alla povertà”, evidenziando come “i poveri siano spesso persone emarginate provenienti da gruppi razziali o etnici nella società”. Lo riferisce la Radio Vaticana, che sul tema ha intervistato mons. Silvano Maria Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede agli uffici Onu di Ginevra, che nelle scorse settimane ha incontrato i rappresentanti delle Nazioni Unite.
 
Il presule si dice “colpito” dall’importanza che è stata data all’impegno del Pontefice. “Questa dimensione di universalità del suo insegnamento è stata sottolineata con molta forza, in particolare per quanto riguarda la tolleranza, la riconciliazione e il rispetto delle persone di razza diversa, ricordando gli appelli che il Pontefice ha levato per l’accoglienza dei rifugiati che vengono da regioni martoriate di questo globo, specialmente dal Medio Oriente verso l’Europa e dall’America Centrale e dall’America Latina verso gli Stati Uniti”.
 
Le Nazioni Unite hanno poi rivolto delle raccomandazioni alla Santa Sede. “Viene proposto, per esempio, che le persone che soffrono discriminazione a causa della loro razza o del loro credo religioso, ma soprattutto per questioni di razza, vengano compensate – spiega mons. Tomasi – E poi, un aspetto abbastanza curioso ma anche interessante, è la domanda da parte della Commissione di avere dei dati più specifici di come le strutture organizzative di leadership nella Chiesa rappresentino anche minoranze razziali e gruppi”.
 
Mons. Tomasi ha infine parlato del gender. Ha detto che Onu e Santa Sede sono d’accordo nel fare in modo “che la discriminazione non si applichi a nuove situazioni che mano a mano evolvono nella società”. Tuttavia – ha precisato – bisogna tener conto “che abbiamo tradizioni e principi che a volte non sono compatibili con quelli promossi dalla comunità internazionale”.
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ZENIT Staff

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