Oltre mille sacerdoti polacchi rischiarono e persero la vita per salvare gli ebrei

Il dato emerge da recenti ricerche svolte allo Yad Vashem. Pur di salvare gli ebrei dalla persecuzione durante la Seconda Guerra mondiale, circa 30 preti furono trucidati dai nazisti

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Sono oltre 1.000 i sacerdoti cattolici che in Polonia hanno rischiato la vita per salvare gli ebrei, durante la Seconda Guerra mondiale. Tra questi 30 sono stati uccisi dai nazisti. Sono i dati che emergono da una ricerca condotta negli archivi dello Yad Vashem, concentrata sul periodo 1939-1945.

Ovvero i sei tragici anni durante i quali si consumò una delle più grandi tragedie dell’umanità, l’Olocausto, che registrò la morte per mano dei nazisti dicirca 6 milioni di ebrei, tra cui quasi un milione di bambini. Secondo il regime nazista, infatti, all’epoca essere di origine ebraica era una ragione sufficiente per essere uccisi senza processo.

L’avvocato nazista Hans Michael Frank, governatore generale della Polonia durante l’occupazione tedesca nella seconda guerra mondiale, emise un decreto il 15 ottobre 1941, in cui si stabiliva che tutti coloro che avrebbero aiutato gli ebrei a fuggire alla cattura, sarebbero stati puniti con la morte.

Nonostante la minaccia della pena capitale ci furono migliaia di polacchi, tra cui un folto gruppo di sacerdoti, che rischiarono la vita pur di salvare gli ebrei dai campi di sterminio di Auschwitz, Treblinka e i numeros altri presenti in Polonia.

Durante la Seconda Guerra mondiale il clero cattolico era in grande difficoltà. Le statistiche riportano che su 16mila sacerdoti circa 4mila vennero imprigionati nei campi di concentramento e 2mila uccisi nelle camere a gas. In alcune diocesi come Włocławek, Gniezno, e Chelmno, quasi il 50% dei sacerdoti vennero uccisi. Nonostante il terrore e i rischi, molti di loro continuarono a portare aiuto ai bisognosi, in particolare agli ebrei.

In base alle ricerche condotte su circa 18mila interviste, migliaia di pagine di documenti provenienti da archivi, biblioteche e musei, risulta che circa furono mille i sacerdoti cattolici in Polonia coinvolti nelle operazioni di assistenza agli ebrei.30 sono stati uccisi per il loro coraggio.

L’azione di assistenza e cura degli ebrei da parte della Chiesa cattolica non fu sporadica e improvvisata, ma cosciente e responsabile. Faceva parte di un programma di assistenza e carità con particolare attenzione alle vittime della discriminazione. I sacerdoti agirono con grande cautela, operando in segreto, al fine di evitare che i nazisti uccidessero loro e gli ospiti ebrei.

Prima della Seconda Guerra mondiale, in Polonia era presente la più grande comunità ebraica nel mondo. Secondo l’United States Holocaust Museum di Washington, nel 1933 erano 9,5 milioni gli ebrei che vivevano in Europa. Rappresentavano l’1,7% della popolazione europea e il 60% della popolazione ebraica del mondo. La popolazione ebraica nel mondo era stimata sui 15,3 milioni. Di questi circa tre milioni erano in Polonia e due milioni e mezzo vivevano nella parte europea dell’allora Unione Sovietica.

Prima del conflitto mondiale, le comunità ebraiche erano fiorenti e vitali soprattutto in Polonia e in Europa orientale. Tra il 1940 ed il 1942 i nazisti cominciarono a catturare e sterminare gli ebrei, secondo un programma crudele  conosciuto come “Aktion Reinhard”, ideato dall’ufficiale nazista Reinhard Heydrich. Il risultato fu che nel corso della guerra tre milioni di ebrei e tre milioni di polacchi cattolici vennero uccisi.

Nella Polonia occupata dai nazisti l’aiuto agli ebrei veniva punito con la morte non solo per la persona che aveva prestato aiuto ma anche per i membri della sya famiglia. Nella zona di Treblinka, cinque persone vennero uccise solo perché avevano passato un pezzo di pane agli ebrei. Altre 40 persone vennero inviate nei campi di sterminio per aver offerto rifugio ai giudei. Drammi simili si sono verificati in diverse parti della Polonia: storie agghiaccianti che fanno pensare ancora all’inferno sulla terra.

In una situazione così difficile e pericolosa, tuttavia, tante persone hanno sfidato il male, eroi sconosciuti che hanno rischiato la vita propria e delle loro famiglie per salvare gente che in alcuni casi neanche conoscevano.

Il prof. Anthony Polonsky, uno dei più rilevanti storici del nostro tempo, nell’introduzione al libro“I Will Give Them an Everlasting Name”: Poles Saving Jews in the Area of Treblinka” (Darò loro un nome eterno che non sarà mai cancellato”: I polacchi che salvarono gli ebrei nella zona di Treblinka), sostiene che tra i 40mila e i 60mila ebrei vennero salvati grazie all’aiuto e all’assistenza dei polacchi.

“La rete di assistenza dei polacchi contava tra i 160 ed i 360mila individui – dice Polonsky -. Tutte queste persone misero a rischio la loro vita e quella delle loro famiglie per aiutare e salvare gli ebrei”. Tra le persone che hanno rischiato la vita per salvare il popolo ebraico molti erano sacerdoti, che nel 1939 in Polonia erano circa 16mila.

4mila di loro vennero imprigionati nei vari campi di sterminio.  Una delle domande che emerge è: Quanti di questi erano coinvolti nella rete di assistenza ai giudei? Come e perché i sacerdoti cattolici rischiarono la vita per salvare le vite degli ebrei, nonostante i rischi e la differenza di religione e di nazionalità?

Alcune risposte a queste domande le troverete in un articolo che verrà pubblicato domani.

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ZENIT Staff

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