Oltre 88 milioni di euro raccolti da Aiuto alla Chiesa che Soffre

L’Africa detiene il record delle donazioni (32%), mentre l’Asia è il continente che ha beneficiato di più borse di studio per sacerdoti e religiosi

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È la seconda raccolta più importante nella storia di Aiuto alla Chiesa che Soffre. Nel 2013 i benefattori della fondazione pontificia hanno donato 88.396.513 euro.

«Un vero miracolo considerando il difficile momento economico – commenta la responsabile internazionale del dipartimento progetti di ACS, Regina Lynch – Grazie alla generosità di tanti abbiamo potuto dire sì a ben 5420 richieste di aiuto giunte da tutto il mondo». I progetti sono stati realizzati in 140 diversi paesi, soprattutto laddove la «Chiesa subisce persecuzione o evidenti discriminazioni». Oltre un terzo delle offerte è stato devoluto al Medio Oriente e a nazioni quali Cina, Pakistan, Cuba e Sudan. «Vi sono molti luoghi in cui i cristiani sono costretti a nascondersi, in cui ogni loro mossa è monitorata, in cui la Chiesa non può ricevere supporto economico dall’estero o non può affatto essere presente», afferma la Lynch.

A livello internazionale i contributi sono stati così suddivisi: aiuti all’edilizia 37,4%, intenzioni di Sante Messe 17,6%, sostegno alla formazione teologica 12,5% e alla catechesi 10,3%, motorizzazione 6,9%, apostolato biblico 5%, aiuti d’emergenza 4,5%, sostentamento 3,7% e apostolato mediatico 2,1%.

Rispetto al 2012 gli aiuti d’emergenza sono più che raddoppiati a causa del conflitto in Siria. «La nostra priorità nell’area mediorientale sono gli oltre 2,5 milioni di rifugiati siriani e i più di 7 milioni di sfollati interni», spiega padre Andrzej Halemba, responsabile ACS per il Medio Oriente. La maggior parte delle richieste giunte alla fondazione pontificia riguarda infatti progetti in favore dei rifugiati, un ambito in cui l’opera della Chiesa è essenziale. In molti, e in particolar modo i cristiani, si rifiutano di registrarsi come rifugiati presso le Nazioni unite perché temono che i loro dati possano essere diffusi. «La Chiesa è l’unica di cui si fidano ed il loro unico punto di riferimento». Dall’inizio della crisi siriana ACS ha donato oltre 3,5 milioni di euro per progetti in favore degli sfollati interni in Siria e dei rifugiati siriani in Giordania, Libano e Turchia.

Il 2013 è stato un anno difficile anche per l’Egitto, dove nell’agosto scorso decine di chiese e di edifici religiosi sono stati attaccati da simpatizzanti dell’ex presidente Mohammed Morsi, convinti della connivenza dei cristiani con l’esercito. ACS ha sostenuto le vittime delle violenze anticristiane con un contributo speciale di 30mila euro e sta finanziando la ricostruzione di numerosi edifici e chiese distrutte.

Lo scorso anno, il continente che ha maggiormente beneficiato del supporto di ACS è stato ancora una volta l’Africa, dove è giunto circa il 32% delle donazioni, prevalentemente destinate a progetti edilizi. Tra questi la costruzione del seminario maggiore di Juba, in Sud Sudan, finanziata in parte da ACS con un contributo di 500mila euro. Particolare supporto ha ovviamente ricevuto la Chiesa della Repubblica Centrafricana, cui sono stati devoluti quasi 500mila euro. «Abbiamo inviato numerosi aiuti di emergenza – ha detto la responsabile della prima sezione Africa di ACS, Christine du Coudray – per sostenere i profughi e l’opera coraggiosa di tanti sacerdoti, religiosi e religiose che nonostante il grave pericolo hanno continuato a prendersi cura della popolazione».

Il continente da cui giungono maggiori richieste per le borse di studio per sacerdoti, religiosi e religiose è anche quest’anno l’Asia (40%), seguita da Africa (25%), America Latina (21%) e Europa dell’Est (14%).

Sempre in Asia si trova il paese la cui Chiesa ha beneficiato di maggiori donazioni: l’India (4.261.204 euro). «La situazione politica in India è molto preoccupante – racconta la responsabile della seconda sezione Asia di ACS, di Véronique Vogel – ed i cristiani temono fortemente l’ascesa del partito ultranazionalista indù Bharatiya Janata Party (Bjp)».

La fondazione pontificia ha continuato a sostenere la Chiesa perseguitata in Cina con un contributo di quasi 600mila euro. «Subiamo ogni tipo di pressione e non possiamo celebrare la messa ogni giorno – ha scritto un fedele cinese ad ACS – ma Gesù è sempre nei nostri cuori e grazie alla generosità dei vostri benefattori potremo avere finalmente una nuova chiesa».

Dopo l’India, i paesi che hanno ricevuto più aiuti sono l’Ucraina (4.187.838 euro) – grande è stato il sostegno di ACS alla Chiesa locale in questi ultimi mesi drammatici – il Brasile (3.077.027 euro), la Repubblica Democratica del Congo (2.591.628 euro) e la Russia, dove le donazioni di ACS si dividono tra la Chiesa cattolica (1.047.613 euro), quella ortodossa (487.982 euro) ed i progetti interconfessionali (323.575 euro), ovvero il finanziamento a realtà culturali e media cristiani «che – spiega Petr Humeniuk, responsabile  ACS per la Federazione Russa – contribuiscono fattivamente al dialogo ecumenico».

Da notare anche il sostegno alla Bosnia ed Erzegovina (1.314.300 euro) «una nazione – fa notare la responsabile Magda Kaczmarek – in cui vi è grande apprensione per il futuro dei cattolici».

Nei paesi più poveri, un enorme contributo all’opera della Chiesa è rappresentato dalle intenzioni di Sante Messe: spesso l’unica entrata economica di cui i sacerdoti dispongono. Nel 2013 i benefattori di ACS hanno donato ben 1.229.993 intenzioni di Sante Messe a circa 43mila sacerdoti (un sacerdote ogni 10 nel mondo), che si traducono in circa 3.206 messe celebrate ogni giorno (una messa ogni 25 secondi) per le intenzioni dei benefattori di ACS in Africa (40,15%), Asia (15,86%), America Latina (15,86%), Europa orientale (16,65%) e occidentale (2,39%).

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ZENIT Staff

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