Ogni anno è sempre un nuovo Natale

La concezione della Natività nelle parole di un grande della poesia: David Maria Turoldo

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Il 22 dicembre scorso è uscito un significativo articolo su Avvenire, a firma di Pasquale Maffeo, poeta, scrittore e critico letterario che ricordiamo, tra l’altro, quale curatore dell’antologia Poeti cristiani del Novecento, pubblicata nel 2006 dalle Edizioni Ares.
Nell’articolo, intitolato Turoldo. Il Natale e l’infinito della poesia, sono riportati alcuni brani da una lettera inedita che padre Turoldo scrisse a Maffeo nel 1986. Il tema di questa lettera era il significato del Natale, o meglio come veniva avvertito tale significato dall’uomo contemporaneo. “In queste città impazzite per commerci e traffici, e scialo di luminarie, e ostentazioni di ricchezze – scriveva David Maria Turoldo – c’è da domandarci sul serio cosa significhi per noi Natale: se si può ancora pensare che da noi Cristo continui realmente a nascere, a prendere corpo in una società come la nostra…”.
Sono domande che in molti si ponevano già allora. Nel pieno boom della società edonista, votata all’esibizione di una sterile apparenza, molti pensatori – sia di area laica che di area religiosa – paventavano il vuoto indotto dall’assenza di valori. Nella convinzione che quel modello inconsistente di vita avesse basi fragili non solo sotto il profilo etico e culturale, ma anche dal punto di vista della tenuta degli assetti sociali.
A tale proposito, ci piace ricordare le parole che Giovanni Paolo II pronunciò, nel 1998, nel corso del suo viaggio apostolico a Cuba: “La storia insegna che senza fede la virtù scompare, i valori morali si oscurano, la verità non risplende, la vita perde il suo significato trascendente, e anche il servizio alla nazione smette di essere animato dalle motivazioni più profonde. La Chiesa è chiamata a dare la sua testimonianza a Cristo assumendo posizioni coraggiose e profetiche di fronte alla corruzione del potere politico ed economico; non cercando essa stessa gloria e beni materiali; usando dei suoi beni per il servizio dei più poveri ed imitando la semplicità di vita di Cristo”.
Oggi, a pochi lustri di distanza, l’esaltazione consumistica degli anni Ottanta ha lasciato il posto a una realtà molto diversa. La perdurante crisi economica – che sta cancellando, in area occidentale, molte delle conquiste del secondo dopoguerra, e sta scavando, nelle zone povere del mondo, aree di instabilità sempre più profonde – apre nuovi scenari di pericolo.
Ancora una volta, la “scuola della vita” contiene un messaggio fin troppo evidente: il “libero arbitrio”, di cui possiamo disporre nell’esercizio della nostra capacità di autodeterminazione, ci permette di violare le leggi dell’esistenza, ma dobbiamo poi pagarne le conseguenze. Esistono norme non scritte – a livello collettivo e individuale – dalle quali non possiamo impunemente prescindere. Leggi che, anche nella apparente “materialità” quotidiana, costituiscono la conferma della sfera trascendente nella quale siamo immersi.
E quindi “non lasciamoci rubare la speranza”, secondo la celebre esortazione di Papa Francesco. “La speranza – per tornare alle parole di padre Turoldo – che sia sempre un nuovo Natale: che finalmente la Parola prenda carne, e cioè si realizzi nella vita quotidiana. Perché Natale o è incarnazione del verbo di Dio nella nostra realtà individuale e storica, o non è Natale”.
Sull’onda dei “pensieri lunghi” evocati da queste riflessioni, dedichiamo ai nostri lettori tre belle poesie natalizie come espressione di fraterna amicizia e di fervido voto augurale.
 
***
 
TEMPO DEL PRIMO AVVENTO
 
di David Maria Turoldo
 
Tempo del primo avvento
tempo del secondo avvento
sempre tempo d’avvento:
esistenza, condizione
d’esilio e di rimpianto.
Anche il grano attende
anche l’albero attende
attendono anche le pietre
tutta la creazione attende.
Tempo del Concepimento
di un Dio che ha sempre da nascere.
 
***
 
PREGHIERA DI NATALE
 
di Giancarlo Castagna
 
Ancor scende la nebbia fredda e scura
sulla lombarda dolcissima pianura
sfuman le case, gli alberi son ombre
senza contorni e senza vita alcuna.
Tace ogni cosa: né tu puoi sentire
voci di bimbi ai loro giochi intenti
né d’alberi le fronde odi stormire,
non di un cane il latrar, non canti o grida
che dicano la vita che trascorre.
Ma non è pace: è antica la paura
che quando manca il sole ancor ghermisce
il cuore dell’uomo e sol vive il sospiro
che l’anima rattrista nell’angoscia.
Altra nebbia purtroppo il mondo invade
la nebbia dell’orrore e della guerra
che in tanti parti ancora
insanguina la terra.
Null’altro posso far se non pregarTi
in questi giorni che Tu torni a noi
nel Tuo Natale ch’è grido di pace,
grido d’amor che tutti ci consola.
Ti prego mio Gesù: stendi la mano
e tocca il cuor dell’uomo sofferente:
che si converta a Te che sei l’Amore
che tutto abbraccia e tutti ne ristora,
che sei Bellezza e Cantico di pace,
che sei la Vita e la Speranza al cuore
dell’uomo afflitto e schiavo del peccato.
Libera noi che a Te ci rivolgiamo
con umile preghiera e cuor contrito:
non sia vana speranza!
E Tu che tutto puoi ciò che tu vuoli:
ascolta la preghiera!
O Sole di giustizia!
O Sol d’amore!
Senza di Te si strugge questo cuore!
 
***
 
NATALE DI SERENITÀ
 
di Fantino Mincone
 
Nella notte dell’anno più bella
nel cielo compare sfavillante stella:
i pastori s’inchinano al mistero
di salvezza per il mondo intero.
Dalla culla si sparge la lieta novella
mentre un angelo fa da sentinella
nella grotta del gracile Bambino
che tra la paglia piange poverino!
Al freddo trema in una capanna
geme e non riesce a fare la nanna:
i genitori lo consolano con amore
stringendolo teneramente al cuore.
A Betlemme si è incarnato un Dio
disceso in terra per amore mio.
Ora che sei venuto tra noi quaggiù
ti prego intensamente, caro Gesù,
concedi la salute, la gioia e il lavoro
per vivere serenamente con decoro
a mamma e papà oggi preoccupati
perché del futuro siano rasserenati.
Regala vigore e amore ai nonni
e riscalda le loro notti insonni…!
Consola i poveri e gli ammalati
porta giochi a bimbi abbandonati.
Ti chiedo con candore e semplicità
dona a tutti un Natale di serenità!
Persino l’asino che al bue non piace
augura – sbuffando – letizia e pace!!
 
***
 
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Massimo Nardi

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