OGM e dottrina sociale della Chiesa (parte II)

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di padre Gonzalo Miranda, L.C.*

ROMA, giovedì, 23 aprile 2009 (ZENIT.org).- Nella complessa realtà della ricerca, la produzione, la commercializzazione e la distribuzione degli OGM, potremmo individuare alcune raccomandazioni basate e principi e criteri di giudizio che sono alla base della dottrina sociale della Chiesa.

a. Valutazione e gestione dei rischi

Come per ogni attività umana, si rende necessario un atteggiamento di responsabilità e prudenza, valutando l’eventuale tossicità di alcuni prodotti OGM (come anche di altri prodotti dell’agricoltura tradizionale o risultato di tecnologie genetiche classiche). Ugualmente, si impone la valutazione della gestione dei rischi che possono derivare dalla diffusione di questi organismi in relazione ai delicati equilibri dell’ambiente e dell’ecosistema. Logicamente, conviene non dimenticare che sono poche le attività umane che non comportano nessun rischio, e che la valutazione e gestione del rischio non può essere realizzata in termini generici e tanto meno aprioristici; è necessario piuttosto una valutazione e una gestione caso per caso. Ugualmente, nel valutare l’importanza di un determinato rischio si deve stabilire una comparazione con gli eventuali previsti benefici.

b. Giustizia ed equità

La dottrina sociale della Chiesa pone come fondamento dei comportamenti umani (individuali o collettivi) il rispetto della giustizia ed equità (non a caso il dicastero che accoglie questo incontro ha come nome Iustitia et Pax, e il motto del giornale pubblicato dalla Santa sede, l’Osservatore Romano recita: “uniquique suum”). La Chiesa riconosce la giusta funzione del profitto nella vita delle aziende[18]. Il Concilio Vaticano II, inoltre, ha ricordato che “[…] giustamente si tende ad incrementare la produzione di beni nell’agricoltura e nell’industria e la prestazione dei servizi” e perciò è da favorire “tutto ciò che possa contribuire a questo sviluppo”[19]. Ma aggiunge che “il fine ultimo e fondamentale di tale sviluppo non consiste nel solo aumento dei beni prodotti, né nella sola ricerca del profitto o del predominio economico, bensì nel servizio dell’uomo, […] di ogni uomo […] e di ogni gruppo umano, di qualsiasi razza o continente”[20]. Da questa considerazione si evvince come sia doveroso promuovere criteri di giustizia ed equilibrio tra i diritti dei ricercatori e produttori e quelli dei consumatori ed agricoltori. Sono necessarie anche misure tendenti ad evitare eventuali abusi di monopolio ed eccessiva concentrazione di potere. Un’adeguata integrazione tra settore pubblico e settore privato può senz’altro aiutare in questo senso. È importante anche favorire un’ampia corretta informazione che promuova una consapevole partecipazione da parte dei cittadini nelle decisioni riguardanti i OGM, le cui conseguenze riguardano tutti. L’etichettatura e la tracciabilità di questi prodotti possono contribuire alla necessaria trasparenza in questo settore importante per tutti (forse l’accentuata sensibilizzazione in questo senso potrebbe aiutare a migliorare la trasparenza e il controllo anche nei riguardi di altri alimenti non geneticamente modificati).

c. Solidarietà

La Chiesa invita ad andare al di là della mera giustizia ed equità e intraprendere e rinnovare sempre la strada della solidarietà, anche internazionale (si veda l’espressione di Giovanni Paolo II quando invita a “promuovere la globalizzazione della solidarietà”). Si deve evitare di cadere nell’inganno che la sola diffusione dei benefici legati agli OGM possa risolvere tutti gli urgenti problemi di povertà e sottosviluppo che assillano tanti parti del nostro mondo. Tante altre vie devono essere intraprese, mantenute o rinnovate, per promuovere il vero e duraturo sviluppo dei paesi più arretrati. Se, d’altra parte però, gli OGM rappresentano una vera opportunità per favorire lo sviluppo di tutti paesi, soprattutto dei più disagiati, sarebbe un vero dovere morale di solidarietà favorire la loro diffusione adeguata ad ognuna delle realtà locali. Bloccarli a priori in funzione di posizioni meramente ideologiche o di inconfessati interessi economici sarebbe non solo mancanza di solidarietà ma anche una grave ingiustizia. La solidarietà dovrebbe portare a facilitare l’interscambio non solo di sementi potenziati dalla genetica, ma soprattutto la comunicazione delle necessarie tecnologie per sviluppare in loco i prodotti più convenienti per ogni luogo e situazione. Interscambio di conoscenze scientifiche e tecnologiche, trasferimento di tecnologie verso i paesi di sviluppo, educazione e preparazione di agenti che rendano autosufficienti questi paesi… sono tutte espressioni di vera solidarietà internazionale. Finalmente, come ha sempre ricordato la dottrina sociale della Chiesa, la solidarietà da parte dei paesi ricchi deve essere corrisposta con la responsabilità da parte dei membri dei paesi in via di sviluppo, a cominciare dai loro governanti. Sono loro i primi a dover valutare rischi e benefici degli OGM; e se considerati benefici per le loro popolazioni, sono loro i primi a dover promuovere la ricerca, il controllo, la corretta diffusione di questi potenziali benefici per i loro paesi.

Conclusione

In questi giorni abbiamo constatato ancora una volta la complessità della problematica che ci ha radunati. La Chiesa non pretende di insegnare biologia ai biologi, economia agli economisti, politica ai politici… La Chiesa fa un grande sforzo per capire e per poter vagliare criticamente i dati complessi offerti dagli esperti. In forza della sua millenaria tradizione, della sua forte vocazione a favore dell’uomo, di ogni uomo, e illuminata da quella parola che i cristiani crediamo sia parola di Dio, la Chiesa cerca di comprendere, di illuminare i problemi alla luce di una comprensione antropologica che vede l’uomo al centro della creazione, come responsabile della sua custodia e coltivazione.

La Chiesa crede profondamente nella grandezza dell’uomo, creato a immagine e somiglianza di Dio. E un’espressione di questa sua grandezza e il fatto che l’uomo, diversamente da tutti gli altri viventi, si pone con angoscia la domanda sulla moralità dei suoi comportamente, per esempio del ricorso agli OGM, chiedendosi se tratti di una minaccia o di una speranza. E già il fatto che non siamo differenti a questa domanda, come dimostra la nostra riunione, costituisce di per sé un importante speranza. in via di sviluppo, a cominciare dai loro governanti. Sono loro i primi a dover valutare rischi e benefici degli OGM; e se considerati benefici per le loro popolazioni, sono loro i primi a dover promuovere la ricerca, il controllo, la corretta diffusione di questi potenziali benefici per i loro paesi.

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*Docente della Facoltà di Bioetica dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum

Note

18) GIOVANNI PAOLO II, Pace con Dio creatore, pace con tutto il creato. Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 1990, in IDEM, Insegnamenti di Giovanni Paolo II, Editrice Vaticana, Roma 1989, p. 1465. Sottolineatura mia.

19) Cfr. Giovanni Paolo II, Lett. Enc. Centesimus annus, n.35.

20) Concilio Vaticano II, Cost. Past. Gaudium et spes, n. 64.

21) Ibidem. Cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, nn. 2424 e 2426.

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ZENIT Staff

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