Obiezione di Coscienza e diritti fondamentali

L’Obamacare scatena il dibattito sulla libertà religiosa e sulle ingerenza dello stato nella libertà dei cittadini

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di Robert Royal
presidente del Faith and Reason Institute di Washington

ROMA, giovedì, 8 marzo 2012 (ZENIT.org).- La difesa del diritto all’obiezione di coscienza è un argomento di grande rilevanza che sta cominciando a entrare nel dibattito pubblico in tutti i paesi sviluppati, dagli Stati Uniti all’Europa, dall’Australia al Canada.

Credo davvero che stiamo cominciando a vedere l’emergere di una diversa concezione non soltanto dei diritti fondamentali, ma del rapporto tra cittadini e governo.

C’è molta confusione su ciò che sta alla base del diritto all’obiezione di coscienza, per quanto riguarda gli Stati Uniti ci sono implicazioni in merito al diritto fondamentale che è la liberta religiosa.

Nello Stato di Washington negli Stati Uniti, è stata intentata una causa contro diversi farmacisti che, per motivi di coscienza, si sono rifiutati di dispensare i farmaci Plan-B e Ella One, che sono in certi casi, abortivi.

Una larga maggioranza dell’associazione dei farmacisti ha sostenuto il diritto all’obiezione di coscienza, ma le autorità dello stato di Washington, in particolare il Governatore Chris Gregoire, seppure si dica cattolica, ha esercitato enormi pressioni affinché i farmacisti vendessero i farmaci abortivi.

Il caso è finito in tribunale, un tribunale dello stato, non federale. La Corte ha ritenuto che nel passato i farmacisti sono stati autorizzati per motivi diversi a non vendere diversi tipi di farmaci. Quindi perché dovrebbe costringerli a vendere farmaci abortivi quando questo solleva gravi questioni morali?

I farmacisti hanno vinto, anche in uno stato molto liberale come quello di Washington.

La vicenda ha fatto emergere un tentativo di eliminare diritti fondamentali come quelli di libertà di coscienza o di religione.

In questo caso, il giudice ha fatto la cosa giusta. Ma quanto durerà questo senso di coscienza e giustizia nell’élite culturale del Paese?

Un altro caso ci può fornire la risposta. In America, come qui in Europa, il movimento che chiede il matrimonio gay sembra esercitare sempre maggiori pressioni.

Ci sono molte persone – io sono tra quelli – che credono nei diritti civili delle persone omosessuali, ma il matrimonio deve essere considerato come qualcosa di unico, un istituto che pre-esiste allo Stato.

Nei dibattiti pubblici, il matrimonio gay e presentato come un diritto fondamentale, anche se non appare nella Costituzione Americana. Al contrario, chi si oppone viene presentato come un negazionista dei diritti civili degli afro-americani prima del 1960.

Chi esprime critiche al matrimonio gay viene accusato di omofobia. In altre parole, le chiese cristiane, le sinagoghe, le moschee, le cappellanerie, i gruppi, le persone ecc. che vedono il matrimonio come unico, tra un uomo e una donna, vengono considerati allo stesso livello del Ku Klux Klan durante la lotta per i diritti civili.

In questo modo la fede e la morale della maggior parte dei cittadini sono diventati un reato contro i diritti umani fondamentali.

Di questo passo, quanto tempo passerà prima che lo Stato cercherà di rendere “fuori legge” la fede e la morale?

Può sembrare improbabile ora, ma la logica di indicare il matrimonio gay come un diritto fondamentale non può che puntare in quella direzione.

Circa la recente decisione di Obama di costringere le religioni a pagare l’assicurazione sanitaria anche per interruzioni di gravidanza e contraccettivi abortivi, devo dire: non so esattamente perchè ha provocato questa crisi, che non riguarda solo il rapporto con i cattolici ma anche con gli evangelici, con gli ebrei ortodossi, con i musulmani. Sembra quasi che Obama non capisca l’importanza circa il rispetto dei diritti fondamentali.

I vescovi cattolici e gli altri che si oppongono alle imposizioni di Obama hanno buone ragioni per farlo. La libertà religiosa è un diritto fondamentale garantito dal primo emendamento della Costituzione Statunitense. Bisogna capire che i primi dieci emendamenti non sono cambiamenti ma un’enfasi sui diritti fondamentali che i padri fondatori degli Stati Uniti volevano sottolineare.

Il primo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti è motivo di orgoglio per gli americani perché garantisce il rispetto del culto e il suo libero esercizio, nonché la libertà di parola e di stampa; il diritto di riunirsi pacificamente; e il diritto di appellarsi al governo per correggere i torti.

Obama invece ha affermato che la sterilizzazione e l’accesso alla contraccezione abortiva per le donne è un “diritto fondamentale”

In questo modo Obama sembra dire che c’è qualche diritto ancora più importante del primo emendamento che protegge la libertà religiosa nella Costituzione.In questa nuova prospettiva, chiunque voglia interferisce con i nuovi diritti fondamentali, è un ‘settario’ da mettere ai margini.

Diversi commentatori hanno spiegato che il signor Obama si sente troppo stretto nella gestione di una nazione moderna, da un documento del XVIII secolo. Il New York Times lo ha ripetuto alcuni giorni fa, sostenendo che la Costituzione e gli emendamenti non garantiscono i ‘diritti moderni’.

Eppure il Presidente, quando ha iniziato il suo mandato, ha giurato di “preservare, proteggere e difendere la Costituzione”.

Nel sistema americano i veri diritti fondamentali, sono “il diritto alla vita, alla liberta, e alla proprietà”. Il governo non può toglierci la vita, la libertà o la proprietà. Si tratta di diritti fondamentali che non sono un dono da parte del governo, ma che il nostro sistema riconosce come diritti naturali che provengono dal Creatore.

Non importa se a un presidente o a un gruppo non piace questo modo di intendere i diritti fondamentali. E’ e rimane il fondamento del nostro Paese.

In passato, sarebbe stato impensabile che un presidente degli Stati Uniti avesse costretto i cittadini a pagare assicurazioni sanitarie per servizi come l’interruzione di gravidanza e la contraccezione abortiva.

E’ proprio per questo motivo che le istituzioni religiose non si limitano solo a rivendicare l’obiezione di coscienza ma chiedono il rispetto della libertà religiosa.

E c’è una buona probabilità che la Corte Suprema riconosca i loro diritti.

E non si tratta solo di una richiesta sollevata da parte dei vescovi cattolici. Un gruppo di evangelici ed ebrei si sono espressi a favore della libertà religiosa. Nella stessa direzione c’è una dichiarazione congiunta di cattolici ed evangelici.

E’ incoraggiante vedere che questa controversia ci sta conducendo ad una riflessione più approfondita sul rispetto del diritto all’obiezione di coscienza, sulla libertà religiosa. ma anche su quanto le attività dello Stato interferiscono sulla libertà e sulla coscienza delle persone.

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ZENIT Staff

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